Vranken Pommery


Vranken Pommery – risultati 2014

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Anche per Vranken Pommery il 2014 non è stato un anno generoso. Il business, più diversificato di quello di Lanson, ha subito una minore pressione sui margini ma il tema della debolezza della Francia ricorre anche in questo caso. Vranken ha ristrutturato la sua attività nei vini fermi, apportandola a una JV, con un’operazione neutra sul fatturato ma leggermente negativa sui margini. Senza quella, i numeri sarebbero stati stabili. Il 2014 è stato dunque un anno di “riordino” dell’attività e di leggero calo del debito, che resta una priorità anche per il 2015, quando i numeri saranno diversi (meno fatturato e meno margini) per via del trasferimento di parte dell’attività alla joint venture. Nei primi 3 mesi dle 2015 le vendite infatti calano da 54 a 46 milioni, ma sarebbero cresciute del 3% a perimetro comparabile, mentre le vendite dei vini della società Listel, apportata nella joint venture, sono cresciute del 9%. Andiamo ad analizzare qualche numero insieme.

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La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2014

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La valutazione borsistica delle aziende vinicole assume quest’anno una valenza piuttosto strategica per l’Italia, dato che abbiamo appena assistito alla quotazione in borsa di IWB, veicolo di quotazione che consolida Giordano e Provinco (tra qualche giorno vi posterò un’analisi al riguardo), ma anche in vista dei recenti articoli di giornale relativi alla possibile quotazione di Masi Agricola, azienda leader del distretto dell’Amarone. Ebbene, seguendo un po’ il rafforzamento generale dei mercati borsistici, drogati dalle iniezioni di liquidità, possiamo certamente dire che anche nel 2015, come lo scorso anno si è assistito a un ulteriore apprezzamento delle valutazioni di mercato delle aziende vinicole, soprattutto per di taglia significativa. Dall’ultimo rilevamento, il leader mondiale Constellation Brands, che ormai genera una parte di utili grazie alla birra Corona, ha un valore di mercato di 16 miliardi di euro (aiutato anche dal recente apprezzamento del dollaro). La sua valutazione è pari a 22 volte gli utili attesi per l’anno corrente (2015), 4 volte le vendite (includendo il debito), 13 volte il MOL e 17 volte l’utile operativo. Questa è ben inteso la punta dell’iceberg, il leader. Anche le altre grandi, comunque, stanno a multipli più elevati dello scorso anno, mentre lo stesso non vale come accennavo sopra per le aziende della Champagne, che “soffrono” un andamento economico non esaltante, e per le quel paio di piccole aziende che abbiamo nel campione (per ora!). Andiamo a leggere insieme i numeri.

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Vranken Pommery – risultati primo semestre 2014

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Nemmeno i primi 6 mesi del 2014 hanno portato buone notizie per Vranken Pommery, che resta tra le piccole aziende della Champagne quella con i risultati meno convincenti (vedremo la prossima settimana Laurent Perrier, che appare in forte recupero). Come ricorderà chi ha letto il post sui risultati 2013, che trovate qui, l’azienda aveva annunciato al mercato una strategia di focalizzazione sui prodotti ad alto valore aggiunto per far crescere i margini. Come già nel 2013, anche nel primo semestre 2014 questo risultato non si vede. Il secondo obiettivo era ridurre il debito e qualche risultato qui lo hanno raggiunto, analizzando i dati di giugno 2014 con giugno 2013. I dati che vedete pubblicati sono “aggiustati” per considerare lo scorporo di Listel, che ha portato a un forte contributo (15 milioni di euro) non monetario che giustifica l’elevato utile netto. Guardiamo insieme i numeri.

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Vranken Pommery – risultati 2013

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La strategia di focalizzazione di Vranken Pommery sui vini ad alto valore aggiunto sta facendo scendere il fatturato ma, come vediamo dai risultati 2013, non sta facendo aumentare di molto i margini e gli utili, o perlomeno non ancora. Sono queste le considerazioni più importanti dei conti 2013, che per dirla tutta sono veramente poco convincenti. L’azienda si vanta nella presentazione della strategia di lungo termine, che ha pagato di nuovo un dividendo di 7 milioni di euro (ma il debito è cresciuto di 6 milioni, quindi non c’è molto di cui gioire). In queste spiegazioni, ci sono troppi “se e ma”, troppe volte “le cose sono andate male ma se invece di prendere tutto prendi soltanto le vendite dei prodotti nostri o quelli che ci piacciono di più, allora va meglio”. La promessa per il 2014 è quella ti tagliare magazzino e debiti, e far crescere i margini e l’utile netto. Doveva già succedere nel 2013, chissà che il 2014 non sia la volta buona. Passiamo ai numeri.

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La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2013

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Fonte: Thomson Reuters

Come qualcuno di voi sa bene, questo è il “mio” post, nel senso che gioco su un terreno amico, quello della mia professione. Parliamo oggi dei multipli borsistici delle aziende vinicole, aggiornando il post che più o meno in questo periodo di un anno fa avevo pubblicato. Il settore ha visto negli ultimi 12 mesi una serie di rivolgimenti piuttosto importanti. Il leader mondiale Constellation Brands ha comperato la parte americana della Birra Corona e il suo valore di mercato è salito dell’80% e sfiora oggi i 10 miliardi di euro. Treasury Wine Estate ha “tirato fuori” una bella svalutazione delle scorte che ha dovuto concedere ai distributori americani perchè i vini che gli aveva venduto anni fa non erano mai stati piazzati ai consumatori. Risultato -35% a 1.5 miliardi di euro. Concha y Toro vale oggi 1 miliardo di euro, il 10% in meno dell’anno scorso causa margini in calo, come abbiamo visto nei post di aggiornamento. Al di là di queste vicende, il quadro che si presenta oggi è quello di un aumento delle valutazioni, così come si è verificato in tutto il mercato azionario. Ossia, le aziende quotate del mondo del vino hanno un valore OGGI più elevato di quello che avevano in questo momento un anno fa SE CONFRONTATE CON LE ASPETTATIVE DI UTILI DEI PROSSIMI DUE ANNI. Per esempio, un anno fa vi avrei detto che in media le aziende valevano circa 15 volte gli utili attesi per l’anno in corso. Ebbene oggi vi dico che lo stesso numero è 17x. Oppure che il valore d’impresa (cioè il valore di borsa più i debiti) corrispondeva a circa 10 volte il MOL. Ebbene oggi vi dico che è oltre 11 volte. Andiamo a vedere i numeri, e magari in una delle prossime settimane proviamo ad applicarli ai produttori italiani di vino…

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