Oggi analizziamo la produzione di vino del Trentino Alto Adige, confrontandola con i dati nazionali. Come ben sapete, si tratta di una regione che si distingue per la forte esposizione ai vini di qualità, che anche nel 2022 ha rappresentato quasi l’85% dei 1.3 milioni di ettolitri di vino prodotti, uno dei dati più elevati degli ultimi anni, secondo la rilevazione ISTAT. Tale dato è molto vicino al dato riportato dal MIPAAF di 1.29 milioni di ettolitri. (come forse sapete abbiamo due enti che pubblicano la produzione di vino italiana, ISTAT e MIPAAF, che nonostante diversi inviti da parte mia non si parlano. MIPAAF non pubblica dati di dettaglio). Passiamo ad analizzare i dettagli.
Approfondimento annuale sulle esportazioni italiane di vino per tipologia e in base all’origine delle aziende esportatrici. Beh, dietro un 2022 apparentemente molto positivo si nascondono alcune tendenze interessanti, tra cui forse la principale è che nel segmento dei vini in bottiglia è stato un anno di forte crescita per i vini da tavola (+34%) e IGT (+8%), mentre i vini DOP sono rimasti stabili, pur rappresentando oltre la metà del totale. Nel poco dettaglio fornito dalle tabelle esportative si può comunque rintracciare l’ottimo anno per i vini piemontesi rossi e un calo importante dei vini DOP bianchi (-10%) un po’ difficile da spiegare date le ultime tendenze. Ad ogni modo, se invece ci spostiamo sulla seconda statistica che affrontiamo nel post, ossia le esportazioni per origine regionale delle aziende (stavolta applicata al totale esportato), troviamo Veneto e Friuli-Venezia-Giulia di nuovo in cima alla classifica, grazie al Prosecco, insieme alla Sicilia che negli ultimi anni sta crescendo ben oltre la media. Passiamo all’analisi dei dati, che trovate anche caricati nella sezione Solonumeri.
Come abbiamo visto per Nosio, il 2022 (chiusura luglio) di Mezzacorona si caratterizza per un deciso recupero delle vendite (+9%, per la prima volta oltre 200 milioni di euro), parzialmente influenzato dalla cattiva annata dei prodotti frutticoli (gelate primaverili), con una ottimo andamento del mercato italiano e extraeuropeo, che compensano la stabilità nel resto d’Europa. I risultati finanziari come sapete sono poco rilevanti per una cooperativa (e anche quest’anno il bilancio chiude in pareggio). Invece sono stabili gli acquisti di uva e vino (combinati) dai soci a compensare il calo della frutta, per un valore degli acquisti a favore dei propri soci in totale stabile a 67 milioni rispetto all’anno scorso. Come per Nosio si registra un calo del debito, qui da 108 a 102 milioni, che beneficial dell’andamento favorevole del capitale circolante. Per quanto riguarda l’esercizio tutt’ora in corso, non vengono predisposte previsioni ma il tono è positivo, con un atteso incremento quantitativo sia delle uve che della frutta in seguito alla buon annata registrata. Passiamo a commentare qualche numero insieme.
I risultati 2022 (esercizio chiuso a luglio) di Nosio sono molto positivi dal punto di vista commerciale, con un fatturato cresciuto dell’8% al livello massimo storico di 135 milioni di euro, mentre lo sono ancora un po’ meno dal punto di vista reddituale, visto che il margine operativo lordo sulle vendite si ferma al 7.5% rispetto al livello del 10% raggiunto qualche anno fa. L’azienda, detenuta per il 54% da Mezzacorona e per il 46% da privati ha comunque ottenuto un utile netto di 3 milioni (di cui 2.7 milioni saranno distribuiti agli azionisti come dividendo) e ha ridotto in misura quasi corrispondente il debito, passato da 40 a 36 milioni di euro (dopo aver pagato 2.6 milioni di dividendi). A supportare la crescita delle vendite nel 2022 sono state tutte le aree geografiche, con una menzione speciale per il mercato italiano, mentre dal punto di vista dei prodotti si vede finalmente una dinamica molto positiva per i vini spumanti, che erano sempre rimasti un po’ “marginali” rispetto al vino fermo. Passiamo a commentare qualche dettaglio.
Il post di oggi aggiorna e migliora in un certo senso le rilevazioni sulle superfici bio dedicate alla produzione di uva da vino. Aggiorna ovviamente il dato al 2021, e si arriva dunque a 126mila ettari (+9%), di cui 101mila veri (+10mila ossia +10%) e 24mila in conversione. Migliora le rilevazioni precedenti perchè confronta il dato con le superfici vitate dedicate al vino come censite da ISTAT proprio nel 2021. Ossia, i 126mila ettari non si confrontano con 635mila ma con 590mila, essendo questa la superficie che ISTAT ha stabilito nel censimento essere dedicata alla produzione di vino. Siamo dunque a una penetrazione “bio” del 21% sul totale (comprese le viti in conversione) e 17% sul convertito. Sono numeri leggermente diversi da quelli pubblicati qualche settimana fa sul rilevamento europeo, ma non cambiano il quadro in modo sostanziale (20% se calcolato su 635mila). I dettagli regionali ci svelano alcune sorprese nel confronto con il 2020: la corsa del bio prosegue imperterrita in alcune regioni (Toscana su tutte, dove si combina la seconda maggiore superficie dietro la Sicilia con la maggiore penetrazione sul totale vitato, 44%) ma si blocca in alcune altre come la Sardegna o il Trentino Alto Adige, nonostante una penetrazione sul totale vitato molto limitata (7% e 11% rispettivamente). Bene, come premessa mi pare sufficiente, grafici e tabelle e ulteriori commenti nel resto del post.
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