Dati Mediobanca


Indebitamento e leva delle principali aziende vinicole – dati Mediobanca 2022

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Dopo qualche anno di pausa torniamo sul tema del debito delle aziende vinicole, come riportato da Mediobanca Research. In questo post, in particolare usiamo la differenza tra debito finanziario e attivo finanziario per dare un quadro più obiettivo della situazione “netta”. Ci riferiamo a due rapporti, oltre al valore assoluto: il debito su valore aggiunto (purtroppo non abbiamo l’EBITDA dai dati Mediobanca) e il debito su patrimonio. Nel primo caso abbiamo escluso le cooperative, vista la distorsione del valore aggiunto relativa al loro modello di business. Nel secondo abbiamo incluso anche le cooperative e vedrete che si posizionano decisamente su livelli più elevati delle aziende, anche in ragione del loro rischio inferiore di incorrere in perdite. Beh, che cosa ci dicono questi dati? Il debito netto di queste 29 aziende è rimasto stabile nel 2022 a circa 1.8 miliardi di euro, mentre il valore aggiunto (di tutto il campione) è cresciuto da 1.1 a 1.2 miliardi e il patrimonio netto è passato da 4.8 a 5 miliardi di euro. Dunque, nel 2022 possiamo certamente concludere che la salute finanziaria del settore del vino è migliorata nel suo complesso. Avendo assistito a un paio di operazioni di consolidamento (fusione tra aziende), in parte pagate per cassa, trovate due aziende, IWB e Argea, abbastanza in alto nella classifica del rapporto tra debito e valore aggiunto, oltre alle due aziende detenute in parte o completamente dai fondi di private equity, Fantini Wine Group e Zonin. Passiamo a un breve commento dei dati. Continua a leggere »

Utili, margini e ritorno sul capitale delle principali aziende vinicole – dati Mediobanca – aggiornamento 2022

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Dopo esserci occupati di chi fattura di più e di chi ha un maggior valore aggiunto continuiamo oggi la nostra analisi dei dati di Mediobanca Research scendendo nel conto economico. Analizziamo cioè chi fa più soldi, sia rispetto a quanto è il fatturato, sia rispetto a quanto è stato investito nell’azienda, almeno da un punto di vista contabile (talvolta le poste di bilancio derivano da rivalutazioni e non veri investimenti). Ad ogni modo, in queste classifiche ovviamente dovremmo escludere le cooperative, che sono in una posizione diversa, avendo come scopo la massimizzazione del ritorno per i soci attraverso il costo del venduto. Come vedete dal grafico qui sotto, chi “vince” dal punto di vista del rapporto tra utile (operativo) e vendite sono Antinori, Frescobaldi e Santa Margherita, mentre chi vince dal punto di vista del ritorno sul capitale sono Bottega, Santa Margherita di nuovo e Mionetto. Più in generale le aziende (30) che analizziamo nel rapporto hanno avuto un fatturato di 5.6 miliardi di euro, un valore aggiunto di 1.2 miliardi (il 21.8% delle vendite contro il 22.4% del 2021) e un utile operativo di 421 milioni, pari al 7.5% del fatturato, di nuovo leggermente sotto il 7.8% dell’anno scorso. Passiamo a una breve analisi dei dati, ricordandovi che nella sezione Solonumeri trovate i dati azienda per azienda degli ultimi anni.

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Classifica fatturato e valore aggiunto delle aziende vinicole italiane 2022 – fonte: Area Studi Mediobanca

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Mediobanca Research ha pubblicato l’elenco delle principali aziende italiane con i dati finanziari da cui noi ricaviamo questa “classifica”, aggiornata oggi al 2022. L’insieme di queste 30 aziende vinicole di cui riportiamo i dati di fatturato e valore aggiunto oggi hanno avuto un ottimo 2022, come avete anche potuto leggere su queste pagine nei commenti ad-hoc dei bilanci. Se le mettiamo insieme il fatturato cuba circa 5.6 miliardi di euro, +14% sul 2021, e il valore aggiunto 1.2 miliardi di euro, +11%, a segnalare l’impatto dell’inflazione più forte sui costi che sul fatturato. Come vedremo nei prossimi giorni però i costi del personale e gli investimenti sono cresciuti molto meno e quindi hanno consentito un deciso miglioramento dei margini. La classifica del fatturato è sempre guidata da Cantine Riunite GIV e da Caviro, anche se con il 2022 si sono “compiute” le combinazioni di Argea (che crescerà ancora) e di Italian Wine Brands, entrambe nell’intorno dei 400 milioni di fatturato. La classifica del valore aggiunto è da sempre il regno di Antinori e lo sarà sempre di più in futuro con l’integrazione di Stag’s Leap. Come potrete notare le crescite di valore aggiunto più marcate sono state quelle delle aziende integrate (Antinori, Frescobaldi, Lunelli, in parte Santa Margherita) avendo subito meno l’incremento delle materie prime. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

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I risultati delle aziende produttrici di spumante – aggiornamento Mediobanca 2021

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La categoria degli spumanti è rappresentata da 52 aziende che nel 2021 avevano fatturato 2.4 miliardi di euro, con una crescita il oltre il 20%, più che recuperando il calo del 5% del 2020. La forte crescita del fatturato non è soltanto una questione di export ma anche di mercato italiano, in uscita dal Covid. In un arco di 5 anni, comunque, le vendite sono cresciute mediamente del 6% annuo (incluso la “digestione” del pessimo 2020), che si compone di un +7% all’estero e un +5.4% in Italia. Il post di oggi si focalizza in realtà più sul confronto con il totale del campione, per quanto potete trovare una tabella riassuntiva dei principali dati del segmento: in questo senso ovviamente le vendite crescono più velocemente ma i margini di profitto non sono più elevati della media (11% EBITDA su fatturato allineato a quello del campione). È invece più profittevole dal punto di vista degli investimenti, visto il ritorno sul capitale superiore all’8%, due punti percentuali sopra il 6.5% del totale campione Mediobanca. In altre parole non si guadagna di più in proporzione al fatturato ma si guadagna di più in proporzione a quanti soldi si sono messi nell’attività. Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri.

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I risultati delle aziende vinicole italiane (escluse cooperative) – aggiornamento Mediobanca 2021

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Il segmento delle aziende del campione Mediobanca (155 aziende escluse cooperative e a controllo estero) ha riportato dei record assoluti in termini fatturato e di margini. Le vendite sono in crescita del 18% a 5.8 miliardi contro il +10% delle cooperative e i margini del 14.5% a livello di EBITDA e 9.6% a livello di utile operativo (nonostante l’impatto delle rivalutazioni artificiali) sono i più alti da quando guardiamo ai dati (2003). Unica nota in un certo senso stonata è che a fronte di dati tanto buoni gli investimenti non siano in ripresa, fermi a circa il 5% del fatturato ossia leggermente meno del 5.5-6% medio degli anni pre-Covid. Come abbiamo osservato per il campione generale il miglioramento dei margini rispetto al 2019 è frutto della maggiore efficienza rispetto al costo del personale, cresciuto solo del 2% a fronte di un progresso del fatturato (2021 su 2019) del 14%. Ritornando a quanto dicevo nel post precedente sull’argomento, le tabelle di Mediobanca sui dati preliminari 2022 mostrano un calo di margini per molte delle maggiori aziende, dovuto alla ripresa dell’inflazione che ha colpito soprattutto le materie prime secche (così vengono chiamate il vetro, le etichette e via dicendo). Per il 2022 le indicazioni preliminari sono per un fatturato ulteriormente cresciuto del 10% (un po’ più per le cooperative anche per la differente chiusura mensile di alcune di esse), mentre per il 2023 le attese sono per un deciso rallentamento (+3-4%). Passiamo a una breve analisi dei dati.

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