2022


Yantai Changyu Pioneer Wine – risultati 2022

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I dati 2022 di Yantai Changyu Pioneer Wine confermano l’attuale difficoltà del mercato cinese del vino. Gli amministratori scrivono nel (vergognoso) riassunto del bilancio in inglese: “Nel 2022, il mercato del vino domestico ha continuato a declinare a causa dell’impatto della situazione economica e della pressione di altri liquori come il Baijiu e le birre. Le vendite sia di vino importato e di vino domestico sono calate a doppia cifra (oltre il 10%), e l’aumento dei costi delle materie prime e del packaging ha ulteriormente trascinato [al ribasso] la redditività delle imprese. La stragrande maggioranza delle imprese vinicole è in difficoltà e l’industria del vino domestica è ancora sull’orlo della perdita.” In questo contesto l’azienda pubblica un bilancio sempre più striminzito (le caselle vuote sono più di quelle piene, come potete vedere), ma che nei grandi numeri rende l’idea: vendite in leggero calo (-1%, quindi apparentemente meglio dell’andamento generale del mercato), margini di profitto che scendono. Dunque per darvi un’idea, il fatturato della principale azienda vinicola cinese è di circa 550 milioni di euro e l’utile netto di 58, con un patrimonio netto di 1.5 miliardi di euro. Trovate nel resto del post il tabellone e un altro grafico.

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Laurent Perrier – risultati e analisi di bilancio 2022

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La strategia di premiumizzazione di Laurent Perrier sta arrivando all’estremo, tanto che nel secondo semestre del 2022 (ottobre-marzo) l’azienda ha visto un calo del fatturato del 13% (ad essere onesti, dopo un +44% del periodo corrispondente precedente) e anche i margini si sono ristretti, tornando sotto il livello anche di due anni fa. Ricapitolando: l’anno è stato comunque buono ma il secondo semestre, che come sapete è spostato di 3 mesi rispetto agli altri, mostra un “riflusso” dopo l’ubriacatura dei mesi precedenti. E gli azionisti non sono stati tanto contenti. Da inizio anno le azioni sono calate del 3% circa (dato al 27 luglio), peggio delle altre aziende concorrenti, di nuovo in onestà dopo anni di grande performance. L’azienda ha spiegato nella presentazione che “I volumi in crescita molto rapida nel primo semestre ha richiesto una diminuzione nel secondo per mantenere la qualità dei vini e garantire il futuro”. Quindi il +12% a volume del primo semestre si è trasformato in -7% alla fine dell’anno, con i prodotti “high-end” che sono tornati al 44% del fatturato dopo la parentesi al 42% del 2021. In ragione d’anno con vendite quasi stabili, i margini sono ulteriormente migliorati (ma non nel secondo semestre) e il bilancio chiude a quasi 60 milioni di utile, +17%, con un ulteriore calo del debito a 175 milioni, ben sotto il valore delle scorte di quasi 600 milioni. Passiamo a una breve analisi dei dati.

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Lanson BCC – dati di bilancio 2022

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Lanson BCC esce chiaramente “vincente” dal round dei bilanci 2022 delle aziende della Champagne, anche se visti i dati del primo semestre 2023 di LVMH potrebbe non durare. Il corso delle azioni da inizio anno è cresciuto del 22% (dati al 27 luglio), contro +3% per Vranken Pommery e -3% per Laurent Perrier. Praticamente un andamento pari a quello di tutta la LVMH. Se poi avessimo scritto la nostra recensione nei giorni in cui questi dati sono stati riportati, le conclusioni sarebbero state ancora più forti, arrivando a superare il +40%. Beh, i numeri che analizziamo oggi sono eccezionalmente positivi, non tanto per il fatturato (+7% e solo +2% nel secondo semestre) ma per la progressione dei margini, arrivati al 17% (utile operativo su fatturato) dopo anni di navigazione al 10% o meno. Ma di più, Lanson è riuscita a dare una sterzata importante alla sua struttura finanziaria, con il debito sceso a 466 milioni e il magazzino salito di 50 milioni a 536 milioni, un livello quindi di tutta sicurezza. Il tutto grazie a un incremento del 12% del prezzo mix (quindi con volumi in calo del 5% circa), e di una strategia che dal 2019 si è fortemente orientata sul miglioramento della gamma piuttosto che sui volumi, seguendo l’esempio virtuoso di Laurent Perrier. Le prospettive sono però prudenti: le vendemmie 2020 e 2021 avranno un impatto negativo sui volumi, che si potranno riprendere solo tra 3-4 anni, grazie ai risultati ottenuti nel 2022. Inoltre, l’azienda ha specificato che l’inflazione sui costi continuerà nel 2023, oltre all’incremento dei tassi di interesse: detto in altri termini, può darsi che il 2023 abbia risultati inferiori. E di qui la frenata delle azioni negli ultimi mesi. Passiamo a qualche dettaglio in più nel resto del post.

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Vranken Pommery – dati di bilancio 2022

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I dati 2022 di Vranken Pommery rispecchiano i commenti e i dati trionfali relativi allo Champagne nel 2020, soprattutto nel secondo semestre, quando l’azienda ha messo a segno dei dati incoraggianti, migliori di quelli del primo semestre. L’anno si chiude con un incremento del fatturato dell’11% a 334 milioni, con un recupero in Francia e un forte sviluppo al di fuori dell’Europa, un MOL stabile (ma qui contano alcune revisioni contabili) e un utile operativo in crescita del 5%. Nel secondo semestre soltanto, tutti gli indicatori segnano una evoluzione positiva, salvo una leggera diluzione dei margini in percentuale alle vendite. Dove la situazione non migliora molto è nel livello del debito, sceso soltanto marginalmente, anche se finalmente si pareggia con il livello del magazzino. Se diamo un occhio ai risultati degli altri piccoli operatori quotati, risaltano certamente i dati di Lanson, mentre la strategia di premiumizzazione molto spinta di Laurent Perrier ha avuto un impatto molto negativo sui volumi. Passiamo a un commento di maggior dettaglio.

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Gruppo Italiano Vini (GIV) – risultati 2022

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Presentiamo oggi I dati 2022 di GIV presi dal bilancio consolidato. Si tratta ovviamente un anno di recupero per la principale azienda vinicola italiana per fatturato (per ora visto che Argea+Zaccagnini sarà molto vicina nel 2023), come ovviamente c’era da aspettarsi: le vendite crescono dell’8% a 466 milioni di euro. Restiamo però ancora una volta un po’ delusi dal fatto che l’andamento in Italia sia stato marcatamente negativo (-6%) rispetto a quanto fatto vedere dai principali concorrenti del gruppo, spiegato nella relazione degli amministratori con un andamento non positivo nella GDO. I margini migliorano rispetto al 2021, nonostante un aggravio delle spese per la materia prima: ricordiamo che GIV acquista parte delle proprie materie prime (vino) dalla controllata Cantine Riunite/CIV, “a condizioni normali di mercato” secondo il bilancio. Nel dettaglio, l’EBITDA torna al 5% delle vendite (6% medio nei 5 anni pre Covid) e l’utile netto chiude a 5 milioni, ancora largamente sotto alla media pre Covid (7 milioni circa). L’indebitamento si riduce leggermente, passando da 113 a 100 milioni di euro. Passiamo a una breve analisi dei dati.

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