Italian Wine Brands – risultati 2016

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La metamorfosi di Italian Wine Brands è continuata nel secondo semestre del 2016 e ha portato a una chiusura d’anno con utili in calo del 15% circa. All’interno di questo trend negativo, caratterizzato dalla debolezza del B2C (ex Giordano) e dell’attività italiana, ci sono anche dei segnali positivi, come la ripartenza delle vendite via internet (+47% dopo il +15% del primo semestre) e il forte sviluppo nel mercato svizzero (+82% nel secondo semestre). La struttura finanziaria di Italian Wine Brands migliora in modo sensibile, con un debito calato a 10 milioni di euro (da 20 milioni), derivante da un forte miglioramento del capitale circolante e dal forte contenimento degli investimenti, entrambi fattori potenzialmente non sostenibili nel futuro. Le previsioni sul 2017 sono improntate sul recupero dei margini: lo sforzo di internazionalizzazione e di spostamento verso internet non è venuto gratis, ma ha prodotto a delle perdite, che il management ritiene di poter recuperare nel 2017, riportando l’EBITDA margin (7.8% nel 2016) al livello del 2014/15 (oltre il 9%). Passiamo all’analisi dei numeri.

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  • Le vendite crescono dell’1% a 146 milioni di euro, con un miglioramento nel secondo semestre, +3%. Scavando nella suddivisione delle vendite, salta all’occhio il crollo dell’Italia a 41 milioni (-18%), con una continuazione dell’andamento visto nel primo semestre. A compensare questo calo è stato il mercato svizzero, dove le vendite sono letteralmente esplose nel secondo semestre (+82%) consentendo una chiusura d’anno a 28 milioni di euro (+43%), praticamente alla pari del mercato tedesco (30 milioni e stabile).
  • Il mercato svizzero è anche quello che ha guidato l’andamento molto positivo delle vendite B2B, alla grande distribuzione quindi, in crescita dell’11% (+15% GDO) a 60 milioni di euro.
  • La divisione internet di IWB riprende velocità nel segmento B2C chiudendo a +31% e 7.3 milioni di euro con un secondo semestre a +43%. Tali vendite però, come anche quelle al B2C mailing e tele-selling all’estero, hanno determinato un impatto negativo sui margini che il gruppo ha calcolato in 3 milioni di euro (209mila ordini).
  • I margini sono quindi stati inferiori alle attese iniziali. L’EBITDA cala del 15% a 11.3 milioni di euro, con una riduzione del 22% a 7.3 milioni di euro per il solo secondo semestre. Si tratta di un numero aggiustato per gli oneri non ricorrenti, che sono stati circa 2 milioni, di cui 0.5 milioni per campagne pubblicitarie televisive “straordinarie” (?), 0.5 milioni per smaltimento gadget, 0.2 milioni per costi di ristrutturazione, e 0.7 milioni per i costi di acquisizione dei nuovi clienti.
  • L’utile netto finisce a 4.7 milioni di euro, in calo del 15% sul 2016, con un secondo semestre giù del 24%.
  • La parte finanziaria va meglio. Il debito netto cala da 20 a 10 milioni di euro, con un rapporto sull’EBITDA (rettificato) di 0.9 volte da 1.5 dello scorso anno. Da dove vengono questi 10 milioni? Se facciamo l’esercizio a ritroso, troviamo meno di 1 milione di investimenti contro 3 milioni di ammortamenti (il che indicherebbe un ciclo di investimenti “basso”) e un incremento dei debiti verso fornitori tale da generare 5 milioni di euro di cassa a livello di capitale circolante. Entrambi questi elementi sono difficilmente sostenibili “a questi ritmi” nel futuro, tanto che è lecito attendersi una generazione di cassa meno significativa (con migliori risultati reddituali) nei prossimi mesi.
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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