Germania – esportazioni di vino 2020

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La Germania è stato uno dei paesi che più ha sofferto la crisi COVID in tema di esportazioni di vino. Nel 2020 i volumi esportati sono calati del 10% e il valore delle esportazioni è andato anche peggio, -15% scendendo forse per la prima volta da 10 anni a questa parte sotto la soglia di 900 milioni di euro. La lista dei paesi ai quali la Germania spedisce il vino è molto evocativa di un’attività poco radicata: in Olanda vanno tra 700 e 900 mila ettolitri di vino a meno di 2 euro al litro ogni anno, nel Regno Unito sono tra 300 e 600 mila ettolitri a un prezzo poco più elevato. Ecco, forse l’analisi dovrebbe cominciare dal terzo paese, gli USA, dove i dati cominciano a corrispondere al vino tedesco che abbiamo in mente, quello nella bottiglia bislunga. Ma le conclusioni non sarebbero molto diverse: forte volatilità tra i mercati e dati quasi egualmente negativi nel loro complesso. Passiamo al commento.

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Lanson BCC – risultati 2020

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I dati 2020 delle aziende della Champagne che cominciamo ad analizzare adesso sono pessimi, come c’era da aspettarsi. In realtà però per alcuni si tratta di un altro anno brutto lungo una traiettoria discendente cominciata diversi anni fa, che sta rendendo queste aziende sempre più degli scrigni che contengono bottiglie di valore che non dei produttori di reddito. É anche importante sottolineare come non tutte le aziende in Champagne vanno nella stessa maniera. Oggi analizziamo il 2020 di Lanson BCC che è tra chi soffre di più l’attuale situazione, con una sovraesposizione alla Franca e all’Europa e un portafoglio di marchi molto nutrito (forse troppo per valorizzare ogni maison). Nel 2020 le vendite sono calate dell’11% e l’utile netto del 37%, toccando quota 6 milioni di euro… un valore che ormai rappresenta il 3% delle vendite, quindi un margine molto basso. Il debito però cala, come succede spesso in periodi di crisi grazie al rilascio di capitale circolante, ma cala meno del valore del magazzino, e quindi il segnale è negativo e non positivo. Bene, fatta questa premessa passiamo a commentare qualche dato insieme.

 

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Trentino Alto Adige – produzione di vino 2020 – dati ISTAT

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Fonte: ISTAT (dati aggiornati a ultima release)

Secondo ISTAT, la produzione di vino in Trentino Alto Adige è stata di 1.1 milioni di ettolitri, in leggero calo rispetto al 2019. Siccome per puro caso sono riuscito a trovare una tabella con il dettaglio regionale del Ministero delle Politiche Agricole (a proposito perchè è stato fornito a Federvini che lo ha ripubblicato, mentre sul sito proprietario del MIPAAF non compare???), la produzione di vino 2020 è superiore a quella riportata da ISTAT ed è pari a 1.3 milioni di ettolitri. Comunque, qui si lavora con quello che si ha a disposizione, nella consapevolezza di trovarci di fronte a errori e inspiegabili discrepanze di dati. Mi fermo qui per non diventare offensivo. Il Trentino Alto Adige è la regione dei vini DOC per eccellenza (forse insieme al Piemonte per livello di penetrazione), con un costante incremento che secondo ISTAT ha raggiunto il 93% della produzione totale (secondo la tabella MIPAAF 83%). Passiamo ai dati che sono basati su ISTAT ma che come vedete qui sotto sono diversi da quelli del ministero…

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Italian Wine Brands – EnoItalia – dati chiave 2020

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Dopo anni di relativo (e pericoloso) immobilismo, stanno succedendo diverse cose nel settore del vino. Sono probabilmente il frutto di una serie di eventi che si sono concentrati tutti insieme: l’abbondanza di capitali che ha fatto aumentare il valore delle attività economiche, riducendone il ritorno sul capitale e quindi rendendo il settore del vino interessante; il ricambio generazionale di alcune aziende vinicole che si sono sviluppate con il successo del nostro vino nel mondo; la difficoltà di aggredire mercati nuovi e meno “ovvii” in quanto meno compatibili con la nostra cultura e il nostro cibo. Abbiamo dunque visto Antinori comperare Jermann, Zonin aprire il capitale al private equity di Alessandro Benetton (acquistandone il 36% con un aumento di capitale di 65 milioni nel 2018), Clessidra e Italmobiliare (famiglia Pesenti, ex proprietari di Italcementi) acquistare la maggioranza di Botter e subito dopo inglobare Mondodelvino per farne un’azienda da 350 milioni di euro di fatturato. Senza dimenticare la vendita di Farnese vini per 170 milioni di euro al private equity americano Platimum a un multiplo di 10 volte l’EBITDA, occorsa nel 2020. E, l’ultima di cui parliamo oggi, è l’acquisizione da parte di Italian Wine Brands di Enoitalia (con parziale reinvestimento nella società risultate da parte degli azionisti) che crea un polo da 400 milioni di fatturato, quindi candidandosi come il più importante player italiano privato del settore sotto questo aspetto (non come valore aggiunto come ben sa chi legge questo blog). Passiamo dunque a una breve analisi di questa entità che essendo quotata in borsa riusciremo a seguire da vicino in futuro e a posizionare anche questa nuova entità (oltre a Botter-Mondodelvino) nell’ipotetica classifica italiana delle aziende per fatturato e valore aggiunto.

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Baron de Ley – risultati 2020

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Il bilancio 2020 di Baron de Ley è molto meno peggio di quello che ci si poteva immaginare, per due motivi: 1) il calo pesante delle vendite registrato in Spagna e nei paesi dell’EU derivante dalla forte esposizione al canale della ristorazione è stato parzialmente compensato da spedizioni straordinari nei paesi extra-EU dove il prodotto è più esposto alla distribuzione al dettaglio; 2) nonostante il COVID, l’azienda ha mantenuto ottimi margini e anche grazie al taglio degli investimenti e all’ottimizzazione del capitale circolante ha aumentato dotazione di cassa da 171 a 190 milioni di euro. Proseguendo sull’onda dei numeri, abbiamo un fatturato di 96 milioni, in calo del 4% e un utile netto di 21 milioni, in calo del 25% sul 2019. In entrambi i casi il confronto era particolarmente difficile. Passiamo a commentare i numeri.

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