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Non berrò più vini di produttori antipatici…

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Dopo oltre 15 anni di post ininterrotti sui numeri, ho deciso di concedermi qualche divagazione quando ho qualcosa che penso valga la pena di scrivere sulle mie esperienze personali nel mondo del vino.

Dunque, sto organizzando un giro con due cari amici di San Francisco, con cui in passato abbiamo viaggiato insieme per cantine (non vi dirò dove andremo). Mettere giù una tre giorni di visite significa cercare i produttori giusti, contattarli, fissare un appuntamento e calcolare bene i tempi. Si parte di solito con i più importanti, “quelli che senza” il giro perderebbe di significato, per dare loro la precedenza e poi si completa.

Leggendo su internet (e sulle guide) che uno di questi non riceve in cantina, telefono per sincerarmene e vengo rimandato, con tono speranzoso ma con la conferma della normale chiusura della cantina, all’invio di una email. Armato di rinnovata speranza scrivo una bella email presentandomi (inumeridelvino.it, sommelier e via dicendo), introducendo gli altri due con dovizia di dettagli e referenze delle nostre visite passate (di altissimo livello, più volte, in Piemonte e Umbria), e chiedendo se alla luce di tutto questo sarebbe possibile fare una eccezione.

A “maggior tutela” e nella speranza di trovare un punto di contatto propongo anche di fare una devoluzione in beneficenza a un ente della zona a compensazione dell’ospitalità in cantina (già fatto nelle Langhe) oppure, in caso di esito negativo e in ultima istanza, di invitare il produttore o l’enologo o chi per esso a pranzo, per assaggiare qualche loro vino insieme (a nostre spese ovviamente).

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Esportazioni di vini spumante Italia – aggiornamento primo trimestre 2023

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Nel contesto delle esportazioni italiane gli spumanti restano la categoria con il tasso di crescita più marcato, circa +7% nel primo trimestre. Come già sta succedendo per il mercato italiano, non si cresce però più in volume ma in prezzo. I dati infatti mostrano un calo del 3% dei volumi (addirittura -5% per la categoria principe, il Prosecco) e un incremento del prezzo-mix dell’11% (+13% per il Prosecco). Stiamo ovviamente parlando di un periodo marginale per l’attività del segmento, che si concentra nei mesi dopo l’estate, ma ovviamente è in atto un processo di stabilizzazione dei volumi. Il Prosecco comincia a risentire della debolezza di uno dei suoi due principali mercati, il Regno Unito, mentre resta molto positivo l’andamento nel mercato americano e in tutta una serie di mercati secondari che però crescono molto: Germania, Francia, Svizzera, Russia e Austria. L’Asti sta tornando abbastanza prepotentemente con un trimestre a +13%, quindi ben sopra il +7% della categoria, con un’esposizione ormai molto marcata in Lettonia a Russia (30% del totale). Il trimestre è stato invece negativo (-6%) per gli spumanti DOP ex Prosecco e Asti, subendo il calo del mercato tedesco e francese in un periodo poco significativo dell’anno. Passiamo a un commento dei numeri nello specifico.

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Esportazioni di vino Italia – aggiornamento marzo 2023

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Il primo trimestre chiude con un export di vino stabile in valore e in crescita del 4% in valore. In numeri stiamo parlando di 4.9 milioni di ettolitri e 1.8 miliardi di euro. Il focus di questa introduzione è però quello che sembra arrivare di qui in avanti, considerando l’andamento degli ultimi mesi delle esportazioni di alimentari e bevande. Il concetto è riassunto nel grafico qui sopra, che include l’aggiornamento ad aprile delle esportazioni di alimentari (di cui il vino rappresenta una quota del 13% circa): dopo un andamento molto positivo e in crescita a doppia cifra per gli ultimi 12 mesi, in aprile le esportazioni sono cresciute soltanto del 2%. Se guardate la linea del vino vi accorgete che la crescita mensile è sempre stata inferiore a quella della categoria a cui appartiene. Da qui la considerazione che probabilmente il 14 luglio 2023 leggeremo dei dati di aprile peggiorativi rispetto all’andamento del primo trimestre. Tornando ai nostri numeri, spumanti sempre avanti rispetto ai vini fermi (+7% contro +2% circa), probabilmente anche grazie all’anticipo delle vacanze pasquali; volumi in calo nei prodotti in bottiglia, sia fermi che spumanti, bilanciati dall’aumento delle esportazioni di vino sfuso. Dati sempre molto negativi dal mercato canadese (superato dalla Svizzera, che diventa il nostro quarto mercato per export di vino) e molto positivi per il mercato francese. Ulteriori dettagli nel resto del post.

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Puglia – produzione di vino e superfici vitate 2022 – dati ISTAT

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ISTAT rileva per la regione Puglia una produzione di vino di 10.8 milioni di ettolitri (+13% sul 2021), la più elevata di sempre e del 40% superiore alla media storica 2012-21. Il “record” se così si può dire (visto il contesto, con sempre più evidenti richieste di distillazioni di crisi) è sostanzialmente generato dagli incrementi di produzione di vino IGT (il 71% sopra la media storica, 3.5 milioni di ettolitri) e di vino comune (+32%, 6.5 milioni di ettolitri), mentre per quanto riguarda il più pregiato vino DOC la produzione resta nell’ordine di 0.8 milioni di ettolitri, quindi il 7% sopra la media storica e il 7% della produzione totale. Quindi, se i dati ISTAT sono corretti si tratta di una grande annata per il vino pugliese, decisamente migliore dell’andamento italiano. La Puglia dunque rappresenta una fetta particolarmente importante sia del vino italiano IGT (16%) che soprattutto di quello comune (43%). Passiamo a un breve commento:

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ll consumo di vino in Italia – dati 2022 per regione e classi di età

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Eccoci al secondo post, forse il più letto della storia del blog, dove analizziamo l’andamento dei consumi di vino (penetrazione sulle fasce di popolazione in Italia). Le serie cominciano a essere piuttosto lunghe e si prestano ad analisi curiose. Per esempio: il 60% dei settantenni in Italia beve vino, quando ne avevano circa 62 di anni (quindi 7 anni fa) erano sostanzialmente gli stessi, mentre quando ne avevano 57 erano il 65%, indicando questo che il periodo “pericoloso” di quando ti dicono che non puoi più bere è quando giri la boa dei 60 anni. A parte le curiosità, i dati sono incoraggianti, visto che l’incremento della penetrazione di consumo osservato negli ultimi anni (circa 3 punti tra il 2012 e il 2022) è più marcato nelle generazioni giovani, +5 punti per la fascia 20-24 anni, +6 punti per quella 25-34 anni, +5.5 punti per quella 35-44. Possiamo dire che solo la fascia 55-59 anni (nella quale sto per entrare, sigh) vede una penetrazione in calo. Più penetrazione di consumo non significa più consumi in assoluto, attenzione: il dato del 55% è la media del pollo tra bevitori abituali in calo e bevitori saltuari in crescita, il che significa che in realtà più persone bevono ma meno spesso. ISTAT non fornisce dati sui quantitativi consumati. Il post contiene poi le tabelle sul consumo regionale e per categoria di centro abitato. Noterete come nei piccoli comuni, dove si concentra il consumo abituale, la penetrazione cala, mentre cresce nei grandi centri abitati, dove il “bere fuori casa” è più comune. Le regioni del nord sono sempre in testa nelle graduatorie di penetrazione, con una menzione speciale per il nord-est del paese, mentre al sud immagino per questioni climatiche ma anche di reddito pro-capite il consumo resta molto meno diffuso. Intanto, nuove pagine dedicate nella sezione Solonumeri con i dati completi e scaricabili. Passiamo a una breve analisi dei dati.

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