Sicilia


Il consumo di vino in Italia – dati 2016 per regione e classi di età

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Proseguiamo l’analisi del consumo di alcolici e vino in Italia con l’approfondimento sulle aree geografiche e sulle fasce di età. Le conclusioni dei dati generali, che vedevano un calo della penetrazione del consumo di vino (e un incremento di quelle della birra e degli altri alcolici), oltre a un calo del consumo sporadico (sempre in crescita in passato), sembrano essere un po’ meno preoccupanti una volta approfonditi tra le fasce di età. Sarà una percezione, però il calo della penetrazione del consumo sembra essere più visibile tra gli ultra 55enni e meno preoccupante tra i giovani. Se escludiamo la fascia 25-34 anni notiamo che lo stesso vale largo circa per il consumo sporadico di vino, dove il leggero calo del 2016 sembra più legato a un dato quasi anomalo del 2015 rispetto agli andamenti storici. I dati regionali sono anch’essi piuttosto volatili. Secondo ISTAT nel 2016 aumenta in modo visibile la penetrazione del consumo di vino in Puglia, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Trento e Valle d’Aosta, mentre sono negativi i dati nelle tre regioni chiave del nord, Piemonte, Lombardia e Veneto, così come in Abruzzo, Calabria e Sardegna. Passiamo a commentare qualche numero insieme.

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I numeri della viticoltura biologica in Italia – aggiornamento 2015

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L’andamento delle superfici convertite e in conversione bio ha segnato un balzo deciso nel 2015, secondo i dati diffusi dal SINAB, passando da 72mila a 83mila ettari, quindi raggiungendo il 13% della superficie vitata italiana secondo i dati ISTAT. Si tratta di un andamento largamente previsto, essendoci da ormai tre anni a questa parte un “magazzino” in conversione superiore a 20mila ettari, dei quali almeno un terzo è destinato a “passare al biologico”. Quindi, per tirare le fila, e escludiamo gli ettari in conversione il biologico copre oggi 54mila ettari, dunque il 9%. Come già per le scorse edizioni non abbiamo il dettaglio del convertito/in conversione su base regionale e dobbiamo quindi adattarci ai dati disponibili. La regione con la maggiore superficie vitata resta naturalmente la Sicilia, sia per ettari (32mila), che per quota sul totale vitato (30%). La Sicilia è anche la regione che ha aggiunto più ettari nel 2015, quasi il 5% del totale in più rispetto al 2014. In questo senso, le altre due regioni da menzionare sono la Toscana (incremento di penetrazione del 4% e ormai al 20% del totale) e la Lombardia, che partendo da lontano (12% biologico soltanto) ha aggiunto il 3.3% della superficie vitata nel solo anno 2015. Proseguiamo con le analisi dettagliate.

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Il valore della produzione di vino in Italia – aggiornamento ISTAT 2015

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Aggiorno oggi le serie dei dati sul valore aggiunto della produzione di vino e di uva da vino che l’ISTAT pubblica ogni anno. Questa statistica è il “PIL” dell’industria del vino al livello della produzione, quindi escludendo il valore che viene poi aggiunto da chi imbottiglia, etichetta e commercializza i prodotti. Ero fermo al 2013, dato che ISTAT non produce più tabelle complete ma ci obbliga a spulciare il suo database per ottenere questi dati, che qui sono relativi al 2015 ma che sono anche stati ricalcolati (il 2013 del post di due anni fa non corrisponde al 2013 di questo post, per intenderci). Detto questo, il “numerone” di ISTAT per il valore della produzione di vino è pari a circa 3.5 miliardi di euro, +8% sul 2014, ma sotto il massimo storico toccato nel 2013 con 3.7 miliardi, mentre il valore aggiunto della produzione di uva da vino assomma a 1.3 miliardi di euro, anch’esso in recupero sul 2015 (+10%) ma leggermente sotto il massimo storico, sempre toccato nel 2013. Ne risulta un valore totale di 4.7 miliardi di euro, il secondo più elevato della storia dopo quello di 5 miliardi di euro del 2013. Chi vince? Nel lungo termine le regioni vincenti sono sicuramente il Veneto (+7.4% nel decennio 2005-2015), il Trentino Alto Adige (+6.5%), la Sardegna (+6.1%) e la Lombardia (+5.2%), tutte largamente sopra la crescita composta del decennio a livello italiano del 3.3% (a valori correnti, quindi comprensivi di inflazione). Tre di queste quattro regioni si caratterizzano per importanti quote di prodotto spumante. Ma andiamo a leggere qualche dato insieme.

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Sicilia – produzione di vino 2015 – dati ISTAT / ERRATA CORRIGE

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I DATI DI QUESTO POST SONO STATI RIVISTI A SEGUITO DI UN AGGIORNAMENTO DEI DATI CHE ISTAT HA LANCIATO, DOPO LA PRIMA PUBBLICAZIONE DELLO SCORSO SETTEMBRE.

Il viaggio nell’Italia della produzione di vino prosegue oggi con la Sicilia. I dati 2015 mostrano un rimbalzo della produzione nella regione, che escludendo i mosti è l’11% superiore alla media storica, in linea con il +9% circa della produzione nazionale. Il gap e’ destinato ad allargarsi nel 2016, quando la produzione di vino è vista calare del 15% circa (dato ISMEA ) a fronte di un -2% previsto per l’Italia. ISTAT però testimonia anche un forte spostamento della produzione dai vini comuni (ormai il 50% in meno delle medie storiche) ai vini di qualità (la produzione DOC è riportata a 1.3 milioni di ettolitri, 4 volte la media storica e il 24% della produzione regionale). In questo senso, e aggiungendo il forte calo della produzione di mosti, i dati possono certamente essere considerati incoraggianti. Andiamo ai dettagli.

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Sicilia – produzione e valore vini DOC 2014

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L’istituzione della DOC Sicilia ha stravolto la situazione della regione dal punto di vista della produzione a denominazione a partire dal 2012. Nel suo primo anno di istituzione sono convogliati 12mila ettari per oltre 600mila ettolitri di vino DOC (che l’anno prima era IGT), poi nel 2013 e nel 2014 apparentemente le denunce sono calate sia in ettari, sotto quota 9000, ma soprattutto in produzione, su un livello di circa 450mila ettolitri, che resta pur sempre rilevante (oltre la metà di tutta la produzione DOC), ma certamente largamente inferiore al punto di partenza. Dato il trend calante dei prezzi, potrebbe proprio essere stata questa la causa… passiamo ad analizzare insieme i dati che vedono la produzione DOC siciliana intorno a 735mila ettolitri (+8%), per un valore del prodotto di circa 60 milioni di euro (stabile).

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