Spumanti


Paesi BRIC e il vino: Brasile – panoramica e tendenze

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Tutte le volte che penso al Brasile mi vengono in mente le mirabolanti prospettive economiche di quei luoghi, che spingono (o sostengono se volete) I profitti di tante aziende italiane. Nel mondo del vino questa percezione invece non c’e’ mai veramente stata. Infatti, il mercato del vino brasiliano non e’ particolarmente significativo: pur avendo piu’ abitanti della Russia e un reddito pro capite piu’ elevato, il mercato e’ piu’ piccolo, soltanto 1.8 miliardi di dollari (in Russia 7.6), i volumi di vino fermo sono circa 33 milioni di casse (62 in Russia) e di spumante soltanto 2.5m (23 in Russia). Il primo grafico vi rende anche ragione del fatto che non solo bevono poco vino, ma che ne bevono sempre di meno rispetto alle altre bevande alcoliche: il vino passa dal 3.7% dei consumi di alcolici del 2000 al 2.9% del 2009. Detto questo, che cosa succede laggiu’: IWSR si aspetta che il mercato non cresca piu’ di tanto, circa l’1% nel vino fermo all’anno al 2015, un po’ meglio per il vino spumante (+3%). E dire che il Brazile avrebbe una dinamica demografica eccellente e quindi potrebbe crescere piu’ di tutti gli altri. Il mercato si sta pero’ gradualmente aprendo ai prodotti stranieri e questo dovrebbe essere un buon segno per l’Italia. Nel 2000 il 90% del vino era locale contro l’81% del 2009 per i vini fermi e l’83% per i vini spumanti.



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Paesi BRIC e il vino: Russia – panoramica e tendenze

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Il viaggio del vino nei paesi BRIC continua con la Russia, un mercato sorprendente per diverse ragioni. Primo perche’ e’ dominato dal prodotto locale, che rappresenta oggi il 90% degli spumanti, il 66% dei vini fermi e il 99% dei vini fortificati. Secondo perche’ nonostante la bassa penetrazione del vino (7% delle bevande alcoliche) e’ un mercato da 9 milioni di ettolitri di vino imbottigliato. I russi sono 114 milioni. Terzo, perche’ dopotutto IWSR ci indica una prospettiva di crescita dei volumi non cosi’ eccitante: +2% per il vino fermo, +1.5% per gli spumanti, -1% per i vini fortificati, di qui al 2015 a livello annuo: la popolazione e’ in calo nonostante il consumo sia in crescita. Chiaramente restiamo in terreno positivo, ma questa crescita non e’ eccitante. L’Italia e’ fortissima negli spumanti, dove negli ultimi anni rappresenta circa la meta’ dei volumi spediti in Russia, mentre e’ molto indietro sul vino fermo, con alcuni paesi come la Germania che esportano ben piu’ dell’Italia. E’ quindi un mercato “strano”, con una forte influenza geografica di alcuni produttori come la Moldavia o la Bulgaria, dove la Spagna e la Germania sono piu’ forti di noi, giusto per citare alcuni esempi.



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Paesi BRIC e il vino: Cina – panoramica e tendenze

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Fonte: IWSR/OEMV
La Cina e’ un animale misterioso sotto tutti i punti di vista. Come abbiamo visto qualche giorno fa nel post generale sui paesi BRIC, il paese ha un consumo di vino pro-capite molto limitato, in impercettibile aumento e demograficamente ha una popolazione quasi stabile (o almeno loro cercano di mantenerla stabile). Quello che vedrete in questo post e’ secondo me molto interessante perche’ ridefinisce per molti versi l’idea di cosa sara’ la Cina per il mondo del vino (sicuramente ridefinisce la mia idea) nei prossimi anni. In breve, IWSR si aspetta quanto segue: (1) che la crescita dei volumi nel mercato tendera’ a smorzarsi, stiamo nell’ordine del 4%; (2) che la grande sfida e’ il prezzo-mix per i prossimi anni; (3) che i Cinesi bevono per il 90% il loro vino nel 2009, ma il 99% 10 anni fa, quindi che potrebbe esserci una forte crescita per i produttori esteri nel mercato; (4) che la Cina non sara’ mai un mercato di spumanti come la Russia (non gli piace), sebbene i dati degli ultimi anni mostrino una forte apertura all’estero (e’ cinese solo il 44% dello spumante bevuto in loco). Quindi? Quindi probabilmente il vino non sara’ mai la bevanda dei cinesi, perlomeno nel nostro orizzonte di vita: oggi il vino e’ il 7% circa delle bevande alcoliche cinesi, era il 6.6% nel 2005 e il 5.4% nel 2000, si puo’ ravvisare una sorta di stabilizzazione. Pero’ il mondo del vino cinese e’ per molti versi favorevole all’Italia, data la forte predilezione per i vini rossi (90% del totale). Come abbiamo pero’ visto qualche tempo fa, l’Italia e’ rimasta un po’ al palo nella corsa al grande West (cioe’ Est).



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Il mercato del vino nei paesi BRIC – panoramica e tendenze

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La federazione spagnola del vino (OEMV) ha commissionato a IWSR uno studio sul mercato del vino nei cosiddetti paesi BRIC (piu’ Hong Kong). Su questi paesi si concentra l’attenzione mondiale relativamente alla crescita: tutti stanno cercando di guadagnare un’esposizione a questi mercati, tutti cercano di capire quanto sara’ grande il mercato. Che paesi sono? B per Brasile, R per Russia, I per India, C per Cina. Per ora, come vedete da questo studio la sigla adatta al vino sarebbe piu’ RC che non Bric, dato che in Brasile il vino stenta a decollare, mentre in India ha ancora i motori spenti. Dedicheremo un post ciascuno a questi paesi nei prossimi mesi.



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Champagne: risultati principali aziende primo semestre 2010

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Le aziende dello Champagne hanno intrapreso la via della ripresa. Lo hanno fatto pero’, per ora, in modo non molto profittevole, a parte il leader LVMH. Analizziamo oggi i dati di Lanson Boizel Chanoine, Laurent Perrier, Vranken Pommery e del leader LVMH. Le aziende hanno marchi diversi e hanno seguito strategie diverse. Da un punto di vista puramente commerciale, la ripresa si e’ materializzata con un incremento delle vendite annue a giugno di circa il 9% rispetto al livello di fine anno. Chi pero’ e cresciuto di piu’ non e’ riuscito a trasformare le maggiori vendite in profitti. Anzi, possiamo concludere che per ora l’unico operatore che ha fatto vedere un reale rimbalzo degli utili (manca all’appello Laurent Perrier che chiude a fine settembre) e’ il colosso LVMH. Invece, Vranken Pommery ha fatto registrare un balzo delle vendite del 45% nel semestre e quindi del 15% sull’anno mobile ma non ha registrato alcun progresso nelle vendite: e’ oggi l’operatore meno profittevole tra quelli che analizziamo, con un margine del 10% circa negli ultimi 12 mesi.



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