Sartori – risultati e analisi di bilancio 2009

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Sartori ha archiviato un 2009 particolarmente difficile. Non soltanto il fatturato ha mostrato un calo del 15%, ma i margini non hanno positivamente risentito del minor costo delle materie prime a causa dell’esposizione dell’azienda a mercati in forte crisi come il Regno Unito e gli Stati Uniti. Il bilancio ha quindi chiuso praticamente in pareggio, con un indebitamento stabile e un ritorno sul capitale ormai sceso dal 30% e piu’ del 2007 e annate precedenti a circa il 5% del 2009. Come vede il 2010? Un altro anno difficile, soprattutto in mercati come il Regno Unito, dove e’ esasperata la concorrenza sul prezzo, mentre a quanto sembra ci sono migliori possibilita’ in USA e in Italia dove Sartori e’ relativamente sottoesposta, soprattutto se consideriamo la sua dimensione estera. In Italia, Sartori prevede un anno difficile con (1) continuo calo delle presenze nella ristorazione; (2) lo strapotere negoziale della grande distribuzioni sui contratti con volumi elevati.



Le vendite sono scese del 15% a 33 milioni, di cui 7.3 milioni in Italia (+17%) e -22% all’estero (-22%). In Italia Sartori e’ riuscita a sfondare nel canale tradizionale, dove e’ cresciuta di oltre il 57%, mentre le vendite nella GDO (che restano critiche per il gruppo in quanto rappresentano oltre il 70% delle vendite italiane di vini di qualita’) sono cresciute dell’8%. All’estero e’ andata invece molto male e dato che questo rappresenta il 77% delle vendite, ha avuto un impatto sull’equilibrio totale. Come dicevamo, Sartori e’ molto esposta a USA e Regno Unito (36% delle vendite insieme), che sono andate male.

I margini sono in ulteriore calo: nel 2009 il MOL e’ sceso al 4.4% delle vendite dall’8% del 2008. Se sommiamo il margine quasi dimezzato alle vendite in calo ne deriviamo un quadro piuttosto difficile, con un crollo da 3.2 milioni a 1.4 milioni, ormai lontanissimi dal recordo di 5.1 milioni del 2006. I costi delle materie prime sono ormai da due anni al 67% delle vendite (mentre prima oscillavano tra il 62% e il 65%), mentre i costi del personale appaiono difficilmente comprimibili: dato il fatturato calante sono cresciuti al 7% delle vendite. Il bilancio chiude con un utile netto di 0.3 milioni.

Dal punto di vista finanziario, il debito e’ rimasto stabile a 8 milioni, ma siccome il MOL e’ sceso di oltre il 50% se ne deriva un peggioramento dei ratios finanziari dell’azienda. Oggi il MOL/EBITDA e’ tra 5x e 6x, quando soltanto 2 anni fare era a 1 volta. Il capitale investito rimane stabile a 15 milioni, con un calo del capitale circolante da 11 a 10 milioni che non ricalca completamente il fatturato e un incremento delle immobilizzazioni a 5.5 milioni a fronte del completamento dell’investimento nel nuovo magazzino. Il ritorno sul capitale e’ scrso su livelli ormai comparabili con il resto dell’industria vinicola italiana, cioe’ intorno al 5%, quando viaggiavano al di sopra del 30% nel 2005-06.


Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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