Campari ha annunciato a fine marzo i risultati 2009. La divisione vino ha riportato un calo delle vendite del 6% organico, parzialmente compensato da un beneficio del 4% derivante dalle acquisizioni in Argentina e Ucraina. I margini sono scesi leggermente, ma non come e’ successo nei due anni precedenti, a dimostrazione che il migliore scenario sulle materie prime sta proteggendo in qualche modo la profittabilita’ delle aziende vinicole. Le vendite stanno calando in Italia, come gia’ da un paio di anni e sono sostanzialmente stabili all’estero, con un po’ di crescita nelle aree dove Campari ha messo a segno le acquisizioni. Con i dati annuali, possiamo anche guardare al ritorno sul capitale dell’azienda che scende dal 14% al 13% (anche se questo numero ha il problema di essere calcolato su un utile operativo prima dei costi generali): si tratta di un dato superiore alla media italiana e piuttosto soddisfacente, anche se va detto che gli investimenti e il focus dell’azienda continuano ad essere rivolti al mondo degli spirits; all’interno della stessa divisione vino, la presenza dei vermouth Cinzano e’ un piccolo “intruso”.
Passiamo ai numeri. Nel 2009 le vendite sono scese da 158 a 155 milioni, il margine industriale da 60 a 58 milioni e il trading profit (margine di contribuzione) e’ sceso da 33 a 31 milioni. Il margine industriale e’ sceso soltanto dello 0.4% al 37.4%, ormai lontanissimo dai livelli del 42-45% registrati tra il 2000 e il 2006. Siccome la pressione pubblicitaria e’ rimasta invariata, il margine di contribuzione scende dal 20.8% al 19.9% delle vendite. A fronte del calo del 5.6% delle vendite in termini organici, il margine di contribuzione subisce una contrazione del 6.9%. Nel quarto trimestre, le vendite sono invece cresciute del 2.3% (totale), e sono presumibilmente state anche stabili dal punto di vista organico.
Dal punto di vista geografico, come dicevamo l’Italia va male sia a livello annuo (-7%) che a livello di secondo semestre (-9.5%). In Europa Campari va molto meglio, con un fatturato stabile nel 2009 e in calo del 2% nel secondo semestre, presumibilmente grazie al mercato tedesco. Infine le vendite sono salite del 3% in America (per Campari principalmente USA), con una accelerazione a +9% nel secondo semestre 2009, mentre nel resto del mondo sono cresciute del 10%, principalmente realizzato nel primo semestre.
Campari ha investito 18 milioni nel 2009 nel vino, portando il capitale investito a 237 milioni (231m nel 2008). Come dicevamo, il ritorno sul capitale e’ intorno al 13%, anche se a questo numero bisognerebbe togliere i costi generali che non sono inclusi nel margine di contribuzione.
Infine, diamo un’occhiata ai marchi. Gli spumanti Cinzano hanno terminato l’anno a +2.5%, un dato molto positivo, raggiunto grazie al +34% nel mercato tedesco. I vermouth Cinzano dopo un inizio anno da brivido (-35%) hanno chiuso l’anno a -15%, con di nuovo un buon andamento in Itala e Germania a compensare il crollo delle vendite in Russia. Sella e Mosca cala del 4%, ma sembra stabilizzarsi nel corso dei trimestri (grafico allegato), Mondoro chiude a -35% causa la sua esposizione all’Est Europa, Cantine Serafino fanno +20% e Riccadonna +3% (forte rallentamento a fine anno).