Treasury Wine Estates


Treasury Wine Estates – risultati primo semestre 2019/20

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Il progetto di rilancio e di crescita di TWE si è bruscamente interrotto con la comunicazione di risultati semestrali decisamente inferiori alle attese. Una serie di eventi si sono concentrati nelle ultime settimane, indebolendo i volumi venduti, soprattutto nel mercato americano. Così pur crescendo (perchè i dati che presentiamo oggi sono piuttosto buoni), l’andamento previsto per il 2019/20 non è più di crescere del 15/20% ma bensì del 5/10%. Apriti cielo. Le vendite si sono abbattute sul titolo che ha subito un vero e proprio crollo delle quotazioni, passando da quasi 18 dollari australiani per azione a poco più di 13 dollari. Il paradosso è che questo stop viene pochi mesi dopo che il gruppo aveva annunciato (24 settembre) un nuovo business plan in pompa magna agli investitori. Le cause sembrano peraltro non così “improvvise”: la competizione nel mercato americano dopo vendemmie molto positive, le dimissioni di un manager chiave in USA, i problemi con i distributori in Cina che stanno cominciando a diversificare l’offerta a spese dei vini di TWE. Comunque, tornando a noi, le vendite del semestre luglio-dicembre 2019 segnano un incremento del 2% soltanto, nonostante un impatto positivo dei cambi del 2%, con un calo dei volumi venduti che sfiora il 6%. I margini continuano a migliorare, supportati dall’andamento molto positivo dell’Asia, dove però TWE è ormai arrivata a guadagnare il 43% contro il 26% del mercato domestico e il 16-17% degli USA e dell’Europa. Sarà sostenibile? Passiamo all’analisi dei dati.

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La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2019

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Le politiche monetarie espansive adottate sia dagli europei che dagli americani hanno continuato a dare fiato alle valutazioni borsistiche mondiali e di conseguenza anche alla valutazione delle aziende vinicole quotate. Dopo una leggera “svalutazione” osservata lo scorso anno, quasi tutte le aziende mostrano dei multipli di valutazione applicati all’anno corrente (2020) superiore a quelle osservate un anno fa, con una sola eccezione: le aziende della Champagne, dove l’andamento dell’attività annunciato negli ultimi mesi è stato particolarmente negativo (vedere i post relativi in particolare a Lanson e Vranken Pommery). Andiamo dunque ad analizzare i dati insieme, che vedono tre gruppi di aziende (per dimensione e specializzazione) trattare tra 16 e 21 volte gli utili, 2.5 e 4 volte le vendite e tra 14 e 25 volte l’utile operativo. Buona lettura.

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Treasury Wine Estates – risultati 2018/19

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I dati annuali (chiusura a fine giugno) di Treasury Wine Estate sono stati particolarmente positivi. L’azienda ha continuato a crescere a ritmi sostenuti nei mercati asiatici, ha migliorato i margini nel mercato domestico (Australia, dove ha una quota di mercato del 22% e Nuova Zelanda) ed ha ottenuto un buon risultato nel mercato americano con un incremento delle vendite non distante dal 10% a cambi costanti. Gli obiettivi per il 2020 che sembravano lontani sono ora a portata di mano, e in qualche caso sono stati addirittura già raggiunti a giugno 2019 (in Asia e in Australia sui margini in particolare). TWE sta rimettendo il naso fuori dall’Australia. Dopo aver digerito l’acquisizione delle attività vinicole di Diageo ha riportato il debito a 1.7x rispetto all’EBITDA e ha investito in luglio 2019 in Francia, acquistando vigneti e infrastruttura di produzione nella zona di Bordeaux. L’obiettivo 2020 è di portare l’utile operativo da 720 milioni di dollari australiani a 830-860 milioni, ossia di crescere del 15/20%. Il tutto dopo un anno da +23% e in confronto a un livello sotto I 400 milioni non più di tre anni fa. Come dire un’azienda che ha avuto un cambio di pelle importante negli ultimi anni, senza crescere molto in numero di casse (35 milioni nel 2019 contro 34 nel 2016), quindi con una strategia unicamente basata sul miglioramento del mix (e con qualche aiuto del cambio). Passiamo ai dati.

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Treasury Wine Estates – risultati primo semestre 2018/19

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Treasury Wine Estates ha riportato ottimi risultati per i primi 6 mesi dell’esercizio fiscale 2018-19, con un aumento delle vendite del 16%, supportato da una crescita organica del 13% (quasi completamente grazie al prezzo-mix), e un ulteriore forte progresso degli utili, cresciuti nell’intorno del 30% anche grazie al contenimento dei costi di struttura e del minore impatto degli oneri di ristrutturazione. Forse la parte meno soddisfacente è stata quella finanziaria, dove si registra un incremento del debito netto da 500 milioni di dollari di dicembre 2017 australiani a 950 di dicembre 2018, con una generazione di cassa sotto le aspettative degli investitori e di certo sotto gli obiettivi dell’azienda, tanto che le azioni hanno subito un calo nei giorni immediatamente successivi alla release dei risultati del 14 febbraio. Detto questo, il motore della crescita di TWE resta principalmente l’Asia, dove il gruppo ha messo in piedi un’organizzazione più efficiente dei concorrenti “saltando” una fase della distribuzione (negotiant e distributori nazionali). Le vendite nella regione crescono di oltre il 30% contro il 13% di cui abbiamo detto sopra. Le indicazioni del management circa margini attesi per l’anno (25%) e crescita attesa per il prossimo anno fiscale (+20%) sono state rilanciate e sono già allineate alle attese degli analisti finanziari (da cui nessuna reazione positiva del titolo). Passiamo ad analizzare qualche dato.

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La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2018

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Dopo un 2018 iniziato in maniera scoppiettante, la seconda parte dell’anno ha visto un deciso ribasso dei mercati azionari, legato da una parte alle attese di decelerazione di alcune economie chiave (Cina), al graduale rialzo dei tassi di interesse negli USA e, non ultimo, alla forte decelerazione delle principali economie europee, come si evince dai dati pubblicati proprio in questi giorni. La conseguenza di queste fasi del mercato è che le valutazioni delle aziende in borsa scende, sia per un oggettivo calo delle attese di utili che per la “contrazione” dei multipli a cui vengono valutate. La premessa serve come chiave di lettura del post, dove trovate la valutazione (ai prezzi di venerdì 18 gennaio) delle principali aziende vinicole quotate in borsa. Ad “aggravare” la situazione è nello specifico anche il “profit warning” di qualche giorno fa di Constellation Brands, che da luglio 2018. Il suo valore è sceso da circa 37 miliardi di dollari agli attuali 27. Dunque, dicevamo che dopo il 2018 record, siamo “scesi” a multipli più comprensibili: le tre grandi aziende ora sono valutate 18 volte gli utili attesi del 2019, 13 volte l’EBITDA e 15 volte l’utile operativo, mentre le piccole aziende sono a una media di 14 volte l’utile netto, 10 volte l’EBITDA e 12 volte l’utile operativo, con una variabilità molto significativa in entrambi i casi. Passiamo a una breve analisi dei dati.

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