2012


Esportazioni di vino italiano – aggiornamento aprile 2012

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Il trend delle esportazioni continua il graduale rallentamento iniziato qualche mese fa. I volumi esportati di aprile accelerano la caduta (-15%),  mentre per il momento il valore esportato sta ancora crescendo leggermente (+3.5%). Se il rallentamento “segue le orme” di quello del 2008-2009, nel giro di uno-due mesi anche le esportazioni a valore raggiungeranno il picco. L’ultimo grafico e’ particolarmente interessante da questo punto di vista, in quanto vi mostra come “avviene” il rallentamento, con le parti del mercato piu’ volatili, quelle del vino sfuso di basso prezzo che reagiscono prima. La natura del rallentamento che avremo davanti sembra pero’ differente da quella del 2009: infatti, questa volta una parte del rallentamento e’ dovuto alla mancanza di prodotti da esportare (calo produttivo in Italia), e non soltanto al rallentamento dell’economia. Secondo punto: le vendite di spumante in Aprile sono state stabili, ossia non sono cresciute piu’ del totale e quindi, questa volta, a trainare le crescita dell’export sono stati i vini fermi.

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Constellation Brands – risultati e acquisizione di Crown Imports

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Il destino di Constellation Brands è cambiato radicalmente negli ultimi giorni. Dopo anni passati a tagliare rami secchi e vendere attività non profittevoli, è venuto il momento di mettere i soldi sul tavolo per espandere l’attività. Per la verità, così come è successo per Ruffino, anche in questo caso l’operazione di acquisizione del 50% non posseduto di Crown imports è stata generata da un evento esterno, e cioè l’operazione di acquisizione di Grupo Modelo (azienda messicana che produce la birra Corona) da parte del colosso AB Imbev. Nell’ambito di tale operazione e presumibilmente per evitare eccessivi problemi di Antitrust in USA, Constellation Brands ha potuto acquistare il 50% della società di distribuzione della birra Corona (per 10 anni, rinnovabile) che ancora non possedeva. Il prezzo di 1.85 miliardi di dollari è incredibilmente interessante sia per la valutazione (oltre 200 milioni di dollari annui è la quota di utili “acquistata”, che significa meno di 10 volte gli utili ) che per il prezzo di uscita potenziale per AB Imbev, pari a 13 volte l’utile operativo, contro il multiplo di 8.6 volte pagato per questo 50%. Quindi, in conclusione, un’operazione eccezionale per il valore creato e per la qualità delle operazioni acquisite. Il prezzo delle azioni, come vedete dal grafico, è letteralmente esploso passando in un paio di giorni da 20 dollari alla chiusura di 27 dollari di venerdì sera.

 

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Esportazioni di spumante italiano – aggiornamento primo trimestre 2012

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Come diceva una famosa pubblicita’, questi primi mesi del 2012 sono andati molto bene “per molti ma non per tutti” gli spumanti italiani. Va detto che si tratta di un periodo molto poco significativo per il segmento, dato che le vendite si concentrano nella parte finale dell’anno. Ci sono poi alcuni temporanei cambi di distribuzione (di Campari per esempio), che possono influenzare il confronto con lo scorso anno. Va da se’ che se i primi 3 mesi dell’anno mostrano un incremento del 13% dell’export di spumanti totale, la denominazione Asti cala del 19%, mentre gli spumanti DOP crescono del 28%. Si tratta di numeri piccoli, diciamo circa un sesto delle esportazioni annuali, ma certamente la partenza dell’Asti non e’ stata cosi’ positiva non soltanto a causa della Russia, ma anche per esempio del mercato americano. Vediamo i numeri.

 

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Esportazioni di vino italiano – aggiornamento primo trimestre 2012

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Durante il primo trimestre le esportazioni di vino hanno raggiunto un miliardo di euro, in crescita del 7%. Siamo dunque in fase di decelerazione, ma ancora di buona crescita e, soprattutto, i mercati chiave continuano a tenere bene. Infatti, la decelerazione è soprattutto dovuta al crollo delle esportazioni di vini sfusi a bassissimo prezzo. Addentriamoci nei numeri, facendo anche il punto sulle esportazioni nei paesi BRIC.

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Liberalizzazione degli impianti. Di Angelo Gaja

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E’ il tema di maggiore attualità sull’agenda del vino a Bruxelles, dopo che il Commissario europeo per l’agricoltura ha recentemente affermato di “non volere progettare il futuro della filiera con gli strumenti degli anni sessanta”, ricordando che nonostante il regime di blocco degli impianti non si fosse per oltre trent’anni riusciti ad evitare il flagello della sovrapproduzione.

Come già in passato l’Italia delle associazioni di viticoltori e produttori è tutta schierata su posizioni di netto rifiuto di modifica dello status quo.

L’intransigenza è una tattica temporeggiatrice che ci vede maestri, dovrebbe servire a dare  tempo alle associazioni per negoziare una proposta unitaria da mettere sul tavolo delle trattative. Però, come sempre a casa nostra, l’accordo tra le associazioni di categoria è difficile da trovare ed il nostro paese corre il rischio che le decisioni alla fine le prendano gli altri.

E’ invece il momento di vederci impegnati a proporre un sistema che consenta di programmare in Europa una espansione moderata e graduale della superficie a vigneto, escludendo ogni forma di sostegno pubblico. Per quei paesi storicamente dotati di un sistema delle DOP i diritti di impianto non vanno aboliti ma adeguati ed integrati nella nuova disciplina e solamente i Consorzi dei produttori dovrebbero essere autorizzati ad esprimere il consenso all’ampliamento della superficie vitata.

 

Angelo Gaja, 4 giugno 2012