La produttivita' della viticoltura: confronti per nazione – EU 2003

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Riprendiamo il discorso sul reddito dell’attivita’ vinicola in Europa, guardando i dati per nazione degli ultimi anni. In particolare, ci focalizziamo su due aspetti: (1) quanto rende d’attivita’ vinicola rispetto alla produttivita’ delle aziende agricole delle diverse nazioni, disegnando un quadro non troppo positivo per l’Italia; (2) l’evoluzione nel tempo di questo reddito, che invece mostra come l’Italia abbia fatto dei passi da gigante nel corso degli anni 90, pur restando ben al di sotto dei cugini francesi. Il primo grafico vi mostra la produttivita’ per dipendente delle aziende vinicole contro quella delle aziende agricole del medesimo paese. Come vedete nel 2003 le aziende vinicole italiane erano ancora leggermente sotto la produttivita’ della media italiana del settore primario, contro una media europea di 109, cioe’ il settore vinicolo europeo ha una produttivita’ per dipendente del 9% superiore alla media del settore agricolo.

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We look today at the data by country for productivity of wine farms, with two main objectives: (1) understand how much is the income of wine farms vs. the average level of other agricultural farms, showing a not very nice picture for Italy; (2) the evolution over time of productivity b country, where it is quite evident the progress of Italian wine industry. The first graph shows the productivity per employee vs. the average of agricultural farms of the same country. As you can see in 2003, Italian wine farms were at 97, implying a 3% lower value added per employee vs. a 109 level (9% higher) for the European Union.

Da dove viene questa differenza? Quello che vedete nel secondo grafico e’ il medesimo indicatore, separando i vini da tavola da quelli di qualita’. Quello che “frega” l’Italia e’ la scarsa produttivita’ delle aziende che producono vino da tavola (65, cioe’ il 35% inferiore alla media nazionale dell’agricoltura), che come ricorderete rappresentano una quota molto significativa della produzione italiana (poco meno di tre quarti). Invece, nel segmento dei vini di qualita’ le cose vanno meglio. L’Italia ha un indice di 128 (ricordate, sempre contro la media nazionale), con un premio non troppo lontano dal 37% che mostra la Francia. Noterei anche il livello molto scarso della Spagna, con 81, che sta a significare che il vino di qualita’ in Spagna ha una produttivita’ largamente inferiore a quella del settore agricolo locale.
Where is this gap coming from? You can see in the second picture the same ratio for quality and table wines. What is punishing Italy is the very poor productivity of farms focusing on table wines (65, ie 35% below agricultural firms), which as you know represents three quarters of Italian wine productin. On the other hand, the relative productivity of the quality wine firms is not too far from other countries: 128 for Italy vs. 137 of France. I would instead underline the very low level of Spain with 81 for quality wines, meaning that the productivity is largely below the level of the local agricultural sector.

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Passiamo a guardare i valori assoluti della produttivita’ per dipendente in Euro per nazione, con dati che vanno dal 1989 al 2003. Qui possiamo fare confronti molto diretti. Nel segmento dei vini di qualita’, l’Italia ha una produttivita’ per dipendente di circa 23000EUR, contro 38000EUR della Francia. Siamo secondo, dato che Germania (21000EUR) e Spagna (17000EUR). Credo che la considerazione piu’ interessante sia qui il fatto che l’Italia abbiamo mostrato nel corso degli anni 90 l’evoluzione piu’ positiva tra gli stati europei, passando da un livello del 50% inferiore alla media europea a un valore che oggi si pone soltanto il 18% inferiore alla media EU.
We now focus on absolute values by nation of the value added per employee, with data from 1989 to 2003. You can see here that in quality wines, Italy has 23000EUR of VA per employee vs. 38000EUR of France. We rank n.2 before Germany at 21000 and Spain at 17000. I think that the most interesting comment here is that Italy has in fact shown in the Nineties a very positive evolution, much better than other countries, moving from a 50% discount to the European average to a more limited 18% gap.

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Nel segmento dei vini da tavola la produttivita’ per dipendente mostra le stesse tendenze, anche se l’Italia e’ molto piu’ allineata alla media europea, con circa 13900EUR nel 1999-2003. Quello che forse vale la pena di sottolineare qui e’ che in Italia il premio in termini di produttivita’ dei vini di qualita’ e’ del 67%, in una via di mezzo tra il quasi 100% della Francia (dove quindi i vini di qualita’ sono pienamente valorizzati) e la Spagna (30%).
In the table wine segment, productivity per employee show the same trends, even if Italy is more aligned to the European average with roughly 13900EUR in 1999-2003. I would underline here that in Italy the premium of quality wines in terms of productivity (vs. table wines) stands at 67%, in between the level of France (100%, implying that they are more successful in differentiating their quality products) and Spain (30%).

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Infine, guardiamo a questi numeri in modo dinamico per capire come si sta muovendo l’Italia rispetto alla Francia. Stiamo piano piano recuperando. Come vedete nei primi anni 90 la produttivita’ italiana era del 60% inferiore alla Francia nel segmento dei vini da tavola e del 67% nei VQPRD. Nel 1999-2003 eravamo sotto del 32% e del 40% rispettivamente. Ma soprattutto, considererei che la curva del recupero ha una pendenza “positiva”, cioe’ sta accelerando. Speriamo bene…
Finally, we give a look to these figures dinamically, to understand how Italy is moving vs. France. We are gradually recovering. As you can see in the early Nineties our productivity was 60% below France for table wines and 67% for VQPRD. In 1999-2003 we were 32% and 40% short respectively. What is encouraging is that the curve of recovery is steepening.

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La produttivita' della viticoltura in Europa – dati EU 2003

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Inauguriamo una serie di post che cercano di affrontare l’argomento del reddito e della produttivita’ della viticoltura a livello europeo. I dati forniti dall’Unione Europea sono un pochino datati, ma sono comunque molto interessanti in quanto ci consentono di puntualizzare molti aspetti quali: (1) la convenienza di coltivare la vite rispetto alle altre colture, che sembra essersi vanificata; (2) la convenienza di coltivare vini di qualita’, che sembra evidente (anche se meno che in passato); (3) la grande differenza di reddito tra le diverse aree vinicole e tra i diversi paesi. E infine una sorpresa: lo studio dell’Unione Europea mette in evidenza il boom realizzato dalla Toscana, che ha ultimamente raggiunto e superato la Borgogna in termini di valore aggiunto per dipendente. Nelle prossime puntate, andiamo un po’ a fondo sulle differenze tra le varie nazioni e proviamo a fare qualche classifica tra le diverse regioni vinicole.

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We start a series of posts related to the income of wine farms using the macro data of European Union. These figures are a bit old (2003) but they are however interesting, allowing us to pinpoint the following issues: (1) wine farms income per employees seems have lost the premium it enjoyed in the past; (2) quality wines are still providing a premium to income, although this is less significant; (3) the gap between the income of different wine regions is huge. Finally a surprise: the study highlights the huge improvement of income of Tuscan wine farms, which in 2003 even reached (falling) Burgundy income per employee. In the next posts, we will highlight the difference between wine regions and we will try to make a more consistent ranking of the firms by different region.


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Andiamo nel dettaglio con i numeri specificando di cosa si tratta. Parliamo del rapporto tra valore aggiunto delle aziende vinicole (valore della produzione piu’ sussidi, meno costi di produzione e ammortamenti) e le cosiddette AWU, annual working units, che sono equivalente a un anno di lavoro di una persona. Piu’ alto questo numero, maggiore e’ il valore del prodotto che produce. Dal grafico precedente si evince chiaramente che la produzione di vino ha vissuto un periodo molto felice tra gli anni 90 e i primi anni 2000, quando e’ riuscita anche ad arrivare a superare di oltre 10000EUR la produttivita’ della media delle aziende agricole europee. Questo vantaggio si e’ andato assottigliando nei primi anni del 2000, complici delle vendemmie molto poco favorevoli, tanto che nel 2003 la produttivita’ per dipendente era perfettamente allineata poco sopra i 22000EUR.
The figures are ration between value added (production value, plus subsidies minus input costs and depreciation) and the so called AWU annual working units, which is the equivalent of 1 man working 1 year. Higher value added per employee means higher productivity. The graph shows you that wine production in Europe enjoyed a very nice period between 1990 and 2000, when it even reached a EUR10000 gap per employees vs. other farms. This advantage became less evident starting from 2000, also due to the less favourable vintages, and in 2003 for the first time the productivity was perfectly aligned with other coltures are just more than 22000EUR.

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Nel caso delle aziende focalizzate sulla viticoltura di qualita’ le cose sono andate un po’ diversamente. Come vedete dal secondo grafico, la loro produttivita’ si e’ mantenuta superiore, anche se il “premio” che aveva raggiunto i 5000EUR per dipendente verso il 1998-2000 si e’ andato assottigliando, finendo poco sotto i 3000EUR nel 2003. In termini percentuali, la produttivita’ delle aziende che producono solo vino di qualita’ e’ stata del 13% superiore nel 2002-2003 rispetto alla media, mentre questo “premio” in passato era anche stato nell’ordine del 25-30% in annate particolarmente favorevoli.
Moving to quality wine farms, you can see that they enjoyed a premium over the average farms, which reached 5000EUR in 1998-2000 before shrinking to 3000EUR in 2003, also due to quite poor vintages. In % terms, this means that a quality wine focused firm which used to have a 30% higher productivity moved to a 13% premium in 2002-2003.

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Terzo punto, il boom della Toscana. Qui vedete la produttivita’ della Borgogna, che in annate favorevoli ha raggiunto livelli stratosferici di quasi 60000EUR per dipendente, cioe’ oltre il doppio del livello del settore. Poi vedete quella della Toscana, che merita un’analisi attenta: si e’ mossa da da meno di 15000EUR nei primi anni 90 a un livello di 35-40000EUR a partire dal 1995: nel 2003 e’ addirittura arrivata a superare di poco il livello della Borgogna.
Third point, Tuscany boom. Now, here you see Burgundy and Tuscany. The first had fantastic years with nearly 60000EUR per employee of value added. Then you see Tuscany, which enjoyed a fantastic rerating starting from 1995 when it moved from 15000EUR to the 33000-40000EUR range of today. In 2003, it even managed to exceed slightly the level of Burgundy.

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Infine, guardiamo a qualche altra regione. Per l’Italia lo studio cita la Sicilia, ma ci sono anche i dati del Languedoc. Questi ultimi due grafici ci servono per sottolineare la differenza abissale tra il valore della produzione vinicola delle regioni che si sono focalizzate sulla qualita’ rispetto alle altre: la Sicilia ha superato i 15000EUR per addetto solo nel 2000, 6 anni dopo la Toscana, e non e’ da quel momento riuscita a colmare il gap, nonostante il grafico mostri un lento miglioramento. In termini relativi, la Toscana e’ partita da un premio del 100% (cioe’ da una produttivita’ doppia) dei primi anni 90 per passare intorno al 150-200% nelle ultime annate. Se vi proponessi il grafico della Borgogna contro la Languedoc, riproporrei dei grafici piuttosto simili: questi studi mostrano ancora una volta che la focalizzazione sulla qualita’ premia in modo molto significativo, piu’ che compensando l’impatto dell’eventuale perdita dei volumi.
Finally, gap between different regions. For Italy the study mentions Sicily, but there could be also data to compare Burgundy with Languedoc. The two graphs are useful to highlight the big difference of productivity between quality oriented regions: Sicily exceeded the 15000EUR mark in 2000, 6 years after Tuscany and it has not been able to fill the gap. In relative terms, Tuscany moved from a premium of 100% (ie double productivity) to a level of 150-200% in the latest years. Should I propose you a graph of Burgundy vs. Languedoc, I would show you quite similar trends: these figures show that the focus on quality is generating a productivity premium which most of times largely exceeds the negative impact of producing lower quantities.

La pubblicita’ nel settore del vino – dati Francia 2006

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Fonte: Viniflhor
Questo post e’ piuttosto breve e forse povero di dati ma mira a darvi la sensazione di quanta strada il vino debba ancora fare dal punto di vista dello sfruttamento della leva pubblicitaria. I dati che usiamo sono relativi al mercato francese, che abbiamo visto recentemente avere un valore di sole vendite al dettaglio di vino di oltre EUR2bn (circa 99 euro annui a famiglia moltiplicato 22m di famiglie). Premetto anche che i numeri a me sembrano violentemente bassi, pero’ cosi’ li pubblica l’agenzia francese e cosi’ li prendiamo. Ebbene nel 2006, per il vino si era speso in pubblicita EUR41m, uguale al 2005 e circa 7m in piu’ del 2004. Questo significa (di nuovo limitando il fatturato alle vendite al dettaglio) una penetrazione di circa il 2% del fatturato.

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This is a short post, probably also not too rich in data, but it is in our view useful to give an idea of how long is the evolution of the wine industry as far as advertising is concerned in France (and even more true for Italy!). The data shows figures which to me seems extremely low but we take them. Now, the French retail market for wine totaled over EUR2bn in 2006: this compares with an investment in advertising of just EUR41m, flat vs. 2005 and vs. EUR31m of 2004. This means a penetration of roughly 2% of sales, just taking the retail sales of wine.

Il vino rappresenta quindi la terza categoria tra le bevande alcoliche per investimenti pubblicitari (totale di 308m di euro, circa la meta’ di quella relativa al settore bevande, che a sua volta rappresenta circa il 3% del mercato pubblicitario totale), preceduta da Birra e Whisky. In verita’ se aggiungiamo i 22m attribuiti alllo Champagne raggiungiamo un peso del 20%, rispetto al 13% del solo vino. Comunque molto lontano dai 136m investiti per la birra, il 44% circa del totale.
Wine is the third category among alcoholic beverages for advertising (total EUR308m, which is half of the total segment of beverage, which is in turn just less than 3% of total advertising in France), after beer and whisky. If we add to still wines the category of sparkling wines, we would get to 20% weight vs. 13% of only wine segment. Still very far from the EUR136m spent for beer, roughly 44% of the total.

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Il vino sembra anche in una situazione abbastanza statica. Come abbiamo visto prima gli investimenti sono rimasti stabili nel 2006, mentre per lo Champagne la crescita e’ stata di circa il 14%. Tuttavia a trainare tutto quanto il segmento e’ ancora la birra, che nel 2006 ha visto un balzo del 30% circa degli investimenti.
Wine seems also in a quite flattish situation. As we noted, investments were flat in 2006, while for Champagne they grew by 14%. However, the key growth driver of this segment is beer, which in 2006 showed a 30% jump of total investments.

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Infine, dove investono le aziende vinicole. Quella che vedete e’ la penetrazione per tipo di mezzo, quindi quanti hanno fatto pubblicita’ su quel mezzo tra tutti quelli che sono ricorsi alla pubblicita’. Come vedete, quasi il 90% usa il mezzo stampa, che quindi rappresenta la stragrande maggioranza degli investimenti (circa il 62% del totale) e “soltanto” il 25% si e’ affidato a internet. La televisione, a quanto sembra, non e’ un mezzo rilevante per i vini.
Finally, where are wine companies investing. What you see is the penetration by media, meaning how many of the ones investing in advertising used that specific media. 90% are using press, which represent 62% of the total investments of wine companies, while just 25% are active on the internet. TV does not seems an accessible media for wines.

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Esportazioni di vino italiano – aggiornamento Novembre 2007

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L’aggiornamento delle esportazioni a Novembre 2007 e’ piuttosto positivo. Dopo un paio di anni dove il valore veniva trainato dai volumi, oggi siamo di fronte a un graduale miglioramento sia dei prezzi medi di vendita che del mix (meno vino sfuso piu’ vino imbottigliato e spumanti). Cio’ e’ tanto piu’ significativo quando includiamo nel nostro calcolo anche la rivalutazione dell’Euro nei confronti delle altre valute, che chiaramente rende molto piu’ difficile ottenere dei miglioramenti di prezzi. Le esportazioni di Novembre di vino segnano un incremento del 9.4%, molto vicino al 9.6% su base annua. La bilancia commerciale del vino continua a migliorare gradualmente ed ha raggiunto (su base annua) un attivo di EUR3126m (le importazioni sono cresciute del 13% in Novembre, raggiungendo un valore su base annua di EUR350m.

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Export in November for Italy continued to be extremely positive. After a couple of years where the value was boosted by volumes, we are now witnessing a gradual improvement of the mix (less unbottled wine). Moreover, we should factor in the strong Euro into our conclusions, implying an even better picture. Export in November was up 9.4% in value, very close to the yearly speed of 9.6%. The commercial surplus of wine for Italy continued to improve in November, reaching EUR3126m (imports were up 13%in November, reaching an 12 months value of EUR350m).

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Il secondo grafico vi rende conto dell’aspetto piu’ interessante, cioe’ il prezzo mix: a partire da maggio 2007 e’ cominciato un trend di miglioramento che ha coinvolto tutte le categorie: i vini imbottigliati sono passati da EUR2.41 a EUR2.46 al litro, i vini sfusi da EUR0.43 a EUR0.47 e i vini spumanti da EUR2.83 a EUR3.06. Di piu’: i prezzi mensili dell’export degli ultimi mesi sono ancora piu’ elevati, il che lascia presumere che questo miglioramento possa continuare nei prossimi mesi. Il valore totale per il mix dice EUR1.81 al litro, con un miglioramento rispetto al punto piu’ basso di EUR1.71 e di EUR1.75 rispetto a 12 mesi fa. A questo miglioramento non soltanto contribuiscono i miglioramenti di tutte le categorie, ma anche il graduale spostamento del mix delle esportazioni, dove gli spumanti acquisiscono sempre piu’ peso a discapito dei vini sfusi che dopo la grande crescita dei mesi passati sembrano essersi stabilizzati.
The second graph is focused on mix: from May 2007 the trend improved for all categories of export. Bottled wines moved from EUR2.41 to EUR2.46 per litre, unbottled wines moved from EUR0.43 to EUR0.47 and sparkling wines from EUR2.83 to EUR3.26. The monthly prices of export in the recent months are even better than this average, implying that we will see even better figures in the coming months. The mix is now EUR1.81/l, improving vs. both the trough of EUR1.71 and the level of EUR1.75 of 12 months ago. This improvement was not only due to the mix of all categories, but also to the gradual shift of export mix, where sparkling wines are more and more important and unbottled wine was stabilising after the strong growth of the recent months.

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Siccome il mix e’ l’aspetto piu’ interessante di questa fase del mercato dei vini italiani, vale la pena di soffermarsi un momento per capire cosa succede in USA, dove l’impatto del cambio e’ molto significativo. Stiamo infatti di fronte a una svalutazione annua del cambio che negli ultimi mesi del 2007 ha superato il 10%. I numeri di questo mercato vanno quindi letti con questa tara: le esportazioni in Novembre di vino imbottigliato verso gli USA sono scese del 6%, ma questa variazione starebbe stata di quasi il 5% prima del cambio. Il mix di vino imbottigliato sta anche lui calando: -5% in Ottobre e -9% in Novembre. In realta’, se non ci fosse stata la svalutazione del dollaro staremo parlando di numeri molto diversi, probabilmente tra lo stabile e il marginalmente positivo. E’ comunque chiaro che il prodotto italiano, per quanto forte faccia piu’ fatica e il “ricco” mercato americano pare oggi un po’ meno interessante. Vendiamo sempre a un prezzo largamente superiore a quello degli altri mercati, ma come vedete la forbice si sta gradualmente chiudendo.
Since the mix is the most interesting aspect of these reporting, we give a bit more visibility of what is going on in US where the impact of currencies is very evident. The USD lost over 10% during the last months of 2007 (vs. 2006). The figures in this market are therefore to be considered with this fact in mind: November exports of bottled wine were down 6%; however, factoring in currencies they would have been almost up 5%. The bottled wine mix is going down at a speed of 5% in October and 9% in November. Again, after currencies the mix would have been basically flat-to-positive. All these figures to say that the Italian products are still quite well sold in US, despite the very rich market of the US is now a bit less so. We still sell at a very good price (and better than other markets) but the gap is closing, as you can see from the graph.

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Infine, una parola sugli spumanti, dove potete vedere che nonostante la debolezza del dollaro, stanno continuando ad andare molto bene in USA. Il mix non accenna a calare, anche se la forbice rispetto agli altri mercati si sta anche in questo caso chiudendo. A final word on sparkling wines, where you also see the price mix of total exports and the one of the US. Here the mix effect is much stronger, implying that the US exports are discounting the weak currency with no sacrifice on the absolute export price.

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Masi – analisi del bilancio 2006

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Grazie a Andrea, che ci ha procurato il bilancio, guardiamo oggi ai numeri di Masi. A guardare i numeri si capisce subito che Masi e’ una realta’ in forte ascesa: nel 2006 ha superato i 50m di fatturato e ha un margine molto elevato (circa il 35% di margine lordo), entrambi in forte ascesa rispetto allo scorso anno. Ma soprattutto si e’ dato una struttura di gruppo, con un bilancio consolidato che ha fatto emergere un valore di avviamento di quasi EUR30m. La societa’ opera con produzion in Veneto, Friuli, Toscana e Argentina e, a partire dal 2007, si occupa della produzione e commercializzazione dei vini Conti Bossi Fedrigotti.

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Masi is a fast growing wine producer in Italy. In 2006 it exceeded 50m of sales and posted a very rich EBITDA margin of 35%. It also moved on, by setting up as a group with a consolidated statement and a EUR29m goodwill. The company operates in Veneto, Friuli, Tuscany and Argentina and, from 2007, it will take care of the production and sales of Conti Bossi Fedrigotti wines.

Passiamo ai numeri duri e puri. Masi e’ un esportatore nel mondo del vino italiano, con un 90% della produzione che esce dai confini nazionali, ma soprattutto con un 58% che esce dai confini europei, con una significativa esposizione in USA e Canada. Il fatturato cresce nel 2006 del 22% a 52m, spinto dal balzo delle vendite estere, che crescono del 33% per la parte europea e del 21% per la parte extraeuropea, contro un piu’ magro +13% dell’Italia, dove Masi dichiara di non avere grandi mire di crescita a causa dell’elevato livello di concorrenza presente sul mercato. Nella relazione, Masi spiega che nel 2007 si sta verificando un ulteriore incremento del fatturato con margini stabili.

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Masi is strongly committed to exports, with over 90% of sales outside Italy. Even more important, 58% of revenues are generated ouside Europe, with a significant weight of USA and Canada. Sales grew by 22% to 52m in 2006, pushed by international sales, which recorded a +33% in Europe and +21% outside Europe vs. a just +13% in Italy, where Masi declares that it does not want to really compete as the competitive environment is particularly tough. For 2007, a further increase in revenues is expected, with stable margins.

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Masi e’ anche una societa’ molto profittevole. Come vedete circa il 35% del fatturato si trasforma in margine operativo lordo (rispetto al 25% del 2005), quindi circa 18m rispetto ai 10m dell’anno scorso. Per intenderci, siamo sui livelli di Frescobaldi, Santa Margherita (18-19m) e Giordano (16m). Anche sotto le cose vanno bene: 1.3m di ammortamenti materiali, 2.1m di ammortamento dell’avviamento (quindi insignificante per la gestione), 2.3m di oneri finanziari e 5.7m di tasse. Si arriva a dei numeri di tutto rispetto: EUR15m di utile operativo, in crescita del 51% rispetto al 2005, EUR12.7m di utile pretasse nel 2006 contro EUR10.3m, EUR7m di utile netto contro EUR6.2m.

Masi is also a profitable company. As you can see the EBITDA margin moved from 25% to 35%, reaching EUR18m vs. EUR10m last year. To give you a quick idea, we are at the same level of Frescobaldi and Santa Margherita (EUR18-19m) and a bit above Giordano (EUR16m). Also below EBITDA the company is very profitable: with EUR1.3m of depreciation, EUR2.1m of goodwill amortisatoin, EUR2.3m of financial charges and EUR5.7m of tax, the company posted EUR15m of EBIT (+51%), EUR12.7m of pre-tax profit and EUR7m of net profit (vs. 6.2m).

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Vi propongo anche una visione grafica alternativa di dove va il fatturato: come vedete il 32% diventa utile operativo (prima dell’ammortamento dell’avviamento). Le principali voci di costo sono le materie prime al 38%, i costi pubblicitari all’11%, poi il personale all’8% e i servizi esterni con un altro 8%. Veramente l’immagine di un’azienda molto profittevole, anche guardando il ritorno sul capitale, che raggiunge il 20%. Se pero’ togliamo l’avviamento arriviamo a un bel 40% (che diventa addirittura 70% se parliamo del ritorno per gli azionisti).
I also show this pie to show how operating costs are split. As you can see, 32% of the revenues are becoming EBIT (before goodwill amortization). The key costs are raw materials (38%), advertising and promotion (11%), personnel (8%) and external services with another 8%. This the picture of a very profitable company also looking at the return on capital, which reached 20% (40% before goodwill amortization). Reported ROE is at about 20%, although adjusting for goodwill we would reach a very high 70% level.

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E’ tutto rose e fiori? Beh, le fusioni che sono avvenute nella struttura hanno consentito di contabilizzare questo avviamento di EUR29m, che e’ diventato una parte preponderante del capitale investito, dato che Masi ha circa altri EUR30m di immobilizzazioni e EUR14m di capitale circolante (sostanzialmente magazzino). Questo attivo “fittizio” e’ andato ad aumentare il patrimonio netto, che oggi raggiunge EUR40m. Se queste operazioni non ci fossero state il bilancio di Masi avrebbe mostrato degli indicatori di debito sul patrimonio piuttosto elevati. Il grafico vi mostra quanto sia importante questo avviamento. Il debito di EUR32m e’ inserendo l’avviamento ben bilanciato rispetto al patrimonio netto. Se cosi’ non fosse stato, ci troveremmo a commentare un bilancio con un debito piuttosto evidente. Va peraltro detto che a fronte degli EUR18m di margine operativo lordo, il debito di EUR32m resta a meno del doppio del MOL, quindi su un livello di piena sostenibilita’ anche per un azienda come Masi.
Is it all fantastic? Well, the mergers which generated for the first time this set of accounts generated a EUR29m goodwill which has become a significant portion of the capital employed, since tangible assets are around EUR30m and working capital stood at EUR14m (mainly inventories). This “intangible” asset was booked into the net equity which is now EUR40m, but which would have been EUR11m otherwise. If these deals were not done, Masi would have shown a very unbalanced balance sheet with EUR32m of debt vs. just EUR11m of equity. We must however say that the debt is still within a bearable level as it does not exceed 2 times the EBITDA, which remains a fully sustainable level for a company like Masi.