Treasury Wine Estates – risultati a dicembre 2013

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Potrei dilungarmi in innumerevoli analisi sui conti di TWE (giugno-dicembre 2013) annunciati il 20 febbraio, ma la realtà dei fatti è piuttosto semplice: se fino a qualche mese fa il business era tenuto in piedi dall’Australia e dalle esportazioni in Asia (con l’America in calo e l’Europa ormai irrilevante), ora anche questo pilastro sta venendo a mancare.Ormai piove sul bagnato, dato che non è di molto tempo fa la notizia della megasvalutazione in USA del magazzino di vini comuni. Riassumiamo: TWE è in estrema difficoltà, nonostante in questa fase sia aiutata dal cambio. Non genera più cassa: da una situazione di disponibilità è passata a 300 milioni di dollari australiani di debito, che sarebbero 400 se non avesse scontato i crediti con le banche. Sta attraversando una (ulteriore) dolorosa rifocalizzazione del business sui vini di alta qualità ma i numeri sono decisamente sotto le aspettative del mercato e del management, e le cattive notizie non sembrano essere terminate a Dicembre, ma continueranno anche nella prima parte del 2014…

…ma come abbiamo letto di recente sul Financial Times, gli avvoltoi cominciano a girare intorno all’animale in agonia…

Andiamo a leggere qualche numero.

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  • Le vendite consolidate del semestre giugno-dicembre 2013 sono in calo dello 0.6% a 812 milioni di dollari, con un impatto positivo del cambio del 7%, perchè altrimenti sarebbero scese del 7.6%, tutto dovuto ai minori volumi.
  • Con costi di produzione in salita del 2.6% (a cambi costanti) e nonostante il calo del 7% dei costi di marketing, si arriva a un crollo della profittabilità piuttosto sensibile: l’utile operativo prima dei costi generali scende del 28%, quello consolidato del 37%. E se non ci fosse stata la svalutazione del cambio si sarebbe esattamente dimezzato. Nel 2010 la parte vino faceva nel primo semestre 100 milioni di dollari, che era la metà degli oltre 200 dell’anno prima. Oggi ha realizzato 65 milioni di utile operativo.
  • L’azienda resta profittevole, ma con un capitale investito di 3.2 miliardi di dollari, generare 185 milioni di utile operativo è un po’ pochino.
  • Vediamo come è andata nelle principali aree. Partiamo dalle buone notizie, l’Europa, dove il cambio aiuta molto TWE, che altrimenti subirebbe un calo, principalmente dovuto all’indebolimento dei paesi nordici. Purtroppo l’area realizza soltanto 11 milioni di dollari di utile operativo, troppo poco per compensare il calo…
  • …della parte Australiana, Asiatica e Americana. Da dove si comincia? Dall’Australia, dove una guerra di prezzi e un mercato più difficile hanno fatto calare i volumi del 5%, e il margine del 30%. Da 36 a 24 milioni di dollari di utile operativo. Poi in Asia, dove le misure di austerità in Cina che tanto hanno colpito i produttori di Cognac hanno raggiunto anche TWE. Volumi giù del 18%, utile operativo passato da 13 milioni a 5 milioni.
  • Infine, gli USA e il Canada. Qui è successo il casino dei distributori che non avevano venduto il vino che TWE aveva spedito. Il risultato è che ora TWE sta spedendo meno vino per far riassorbire le scorte. Quindi se le vendite “finali” al consumatore calano del 2-3%, quelle di TWE nel mercato scendono in volume di un bel 13%. Utile operativo da 34 milioni a 25 milioni e per fortuna c’è il cambio, altrimenti sarebbe anche andata peggio.
  • Insomma, le cose non vanno bene. L’azienda è solida ma non genera cassa. Il debito a fine dicembre 2013 era salito a 303 milioni di dollari australiani, 93 milioni in più del numero di giugno…
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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