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Fiumi di parole (o meglio parolacce) andrebbero spesi per descrivere le ultime novità in tema di principi contabili internazionali (i famigerati IFRS). L’ultima novità da applicare dal 2019 in poi riguarda le attività che le aziende non comprano ma “affittano”, e che a partire da quest’anno vanno capitalizzate. In altre parole, le regole da oggi obbligano le aziende a mettere in bilancio le attività come se fossero possedute (nel caso di Masi circa 9 milioni di euro) e gli affitti vengono riparametrati come se fossero ammortamenti di attività possedute e, sotto l’utile operativo, oneri finanziari fittizi. Insomma, un casino. Il risultato finale è un miscuglio infernale. Nel caso specifico di Masi si tratta di un beneficio di 0.4 milioni per il MOL e un maleficio per l’utile netto di 0.1 milioni. Masi ha poi attività in Argentina, dove siccome l’inflazione ha superato il 100% nel triennio, obbliga a cambiare i dati di bilancio: altro impatto, in questo caso negativo di 0.3 milioni sul MOL e di ben 0.8 milioni sull’utile netto. Una faticaccia.
Tornando ai dati che esaminiamo oggi, il primo semestre, possiamo dire che Masi ha avuto un leggero incremento delle vendite, un calo del margine operativo lordo di circa 1.5 punti percentuali, di 2 punti percentuali del margine operativo e un utile netto che cala da 2.7 a 1.7 milioni ma che, a parità di “punto di vista contabile” sarebbe sceso del 5%. In questi dati ci sono un paio di cose positive che sono le vendite di Canevel (Valdobbiadene) e i dati in recupero sul Nord America, e negativi, che sono la pressione sulle vendite in Europa. Il debito di Masi resta intorno ai 10 milioni, avendo l’azienda continuato a investire nei sui progetti principali (l’ampliamento della cantina di Valgatara e la nuova sede/visitor center) adiacente alla sede principale di San’t Ambrogio. Passiamo a commentare qualche dato.