I 61 grand cru di Bordeaux, dati trasversali – seconda puntata

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Date le difficolta’ a trovare gli uvaggi degli altri castelli, mi sono messo a fare qualche dato trasversale e medio sui 61 castelli classificati nel 1855. Alcuni dati medi sono i seguenti:

  • dimensione media per ettari vitati: 46ha;
  • produzione media (casse da 9 litri): 16500;
  • uvaggio medio (dati incompleti): 65% cabernet sauvignon; 25% merlot; 7% cabernet franc, 3% Petit Verdot.

 Ho poi elaborato i dati suddividendoli nei 5 raggruppamenti del 1855 e cioè: i 5 iperfamosi 1er cru, i 14 2eme, i 14 3eme, i 10 4eme e i 18 5eme. Le risultanze nei grafici qui sotto sono abbastanza chiare: i 1er grand cru sono i piu’ grandi e (come da attese) hanno le rese piu’ basse); c’e’ una leggera ma evidente relazione tra le rese e le dimensioni degli chateau, cioè quelli piu’ grandi hanno rese più basse. Anche se questo si spiega in parte con il fatto che i piu’ grandi sono i premier, questa e’ stata una risultanza per me piuttosto sorprendente.

Given the difficult task of getting figures for the grape composition of all the properties, I am now publishing a few average date for the Bordeaux 61 Chateau: avearge size of vineyards 46ha, average production 16500 cases, average grape composition (incomplete sample): 65% cab sauv, 25% Merlot, 7% Cab Franc, 3% Petit Verdot.

I have then split the date in the 5 classes set up in 1855. There are 5 1er cru, 14 deuxieme,14 3emne, 10 4eme and 18 5eme. What we got is shown in the following graphs: 1er are the largest ones and show the lowest yields. There is a slight but visible connection between the size of the properties and the yields: small properties tend to have higher yields.

 

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Allora dicevamo dimensioni: i 1er sono vicini ai 70 ettari vitati medi, i 2eme sono poco sotto i 60, mentre gli altri sono tutti inferiori a 50, con i particolare i 3eme che sono largamente piu’ piccoli degli altri.

Il discorso sulle rese mette in luce anche altre sorprese. Mi sarei aspettato una graduale crescita delle rese dai 1er ai 5eme, mentre invece quello che mostra il grafico e’ quasi una schiena d’asino con i 3eme GC che mostrano la resa piu’ elevata a quasi 35 hl/ha. Il grafico mostra, volendo derivare una relazione resa-qualità, che fuori i 1er GC, tutti gli altri si pongono su livelli piuttosto simili, cioe’ sembra meno chiaro che un deuxieme GC debba essere piu’ buono che un cinquieme)… viva il Lynch Bages!

So, the average size: 1er cru are close to 70 hectars, 2eme is just below 60, all the other are below 50, with 3eme being the smallest of the sample.

Average yields show that the relation with cru not always works. I would have expected a gradual increase of yields from 1er to 5eme, while this is not exactly true. The highest yields (35hl/ha) are for teh 3eme GC.

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Ecco quindi il terzo grafico, che mostra questa (singolare?) relazione inversa tra rese e dimensioni del vitigno. Sembra che i piu’ piccoli siano piu’ spinti a produrre di piu’, mentre i piu’ grandi abbiano meno tendenza ad aumentare le rese. Di nuovo, questa considerazione potrebbe essere dovuta al fatto che i 1er e i 2eme sono come avete visto i terroir piu’ grandi e, stante la loro maggiore qualita’, hanno produzioni inferiori…

Finally, last graph. This is the relation between yields and size. It seems that the small properties are pushing more on yields.

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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

8 Commenti su “I 61 grand cru di Bordeaux, dati trasversali – seconda puntata”

  • bacca

    Grazie. Sai che io ho la sensazione che molti vini italiani non sono buoni come potrebbero esserlo per via di una serie di cose tipo quelle che dici tu (rese dell’uva), ma anche stili di produzione, livelli di estrazione.
    Mi piacerebbe capire se, per esempio, l’estratto secco di un vino e semplicemente una conseguenza del terroir oppure ci si puo’ mettere anche lo zampino in produttore. Notavo con curiosita’ (magari un post nel futuro!) che il miglior brunello che io abbia bevuto ha un estratto secco (27-28g/l) del 10% circa inferiore a quello che ipotizzo sia una media di quella tipologia di vino…

    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi…

    bacca

  • Luca Risso

    Secondo la mia modestissima opinione l’estratto in se non vuol dire niente. Se così fosse il dolcetto o il sagrantino (solo per fare un esempio) dovrebbero essere vini molto migliori di quanto in realtà siano. Anche il terroir, sempre arrogantemente secondo me, prevalentemente è fatto dalla storia. I vini migliori d’Italia sono quelli che bene o male una storia ce l’hanno, anche se provengono da vitigni poco “estrattivi” come nebbiolo e sangiovese. E’ la storia che ha selezionato certe aree geografiche, certi cloni e certe tecniche enologiche. Se la storia non ce l’hai devi fartela imprestare da altri o inventarla. Se poi la storia, come spesso è accaduto, ha fatto questa selezione in funzione della quantità del prodotto, è ancora più difficile.

    Luk

  • bacca

    Ok grazie della spiegazione. Forse stai fraintendendo la mia risposta, nel senso che io identificavo quasi una relazione contraria (meno ES piu’ complessita’ e finezza), dal fatto che il brunello che piu’ mi piace e’ un vino piu’ “esile” se cosi’ posso dire, rispetto a certi vinoni suoi concorrenti (Biondi Santi vs. concorrenti)…
    Sto cercando di capire se puo’ avere un qualche interesse un tabellone con 4 o 5 parametri dei vini moltiplicati per le annate…

  • Luca Risso

    Mi sembra molto interesante, se i dati sono accessibili. Qualcosa tipo grado alcolico, estratto, acidità, pH riferito all’annata e al produttore. Si, sarebbe interessante.
    Luk

  • Poldo Wine

    Molto interessante l’analisi delle rese. Come profano, ai miei occhi si evidenzia il fatto che per fare buon vino, quindi con basse rese, servono molti ettari di buon terroir… e forse non è facile averli/acquisirli, se non per le grandi company o le grandi famiglie dei vari marchesi e conti. Insomma, il piccolo e volenteroso contadino di una volta, viticoltore appassionato di oggi, con pochi ettari, deve decidere se fare alta qualità con volumi non “critici” oppure media qualità con volumi appena sufficenti o bassa qualità con quantitativi da mercato. Oppure produrre solo per la propria famiglia e gli amici, ma questo è un altro discorso. Ultima cosa, ripeto che non sono esperto, per le rese alcuni parlano di quintali per ettaro, voi di hl per ettaro… è esatto il valore di scambio del 60% tra hl e quintali? Cioè 52 hl per ettaro corrispondono più o meno a 86 quintali per ettaro?
    Inoltre, abbiate pazienza, l’estratto secco, cioè quei 27/28g per litro di cui parlate a cosa si riferiscono? Alla “materia” solida che si ottine togliendo tutta l’acqua dal vino? Grazie.

  • bacca

    Ciao Paolo,
    le rese, la cura nella produzione e via dicendo sono condizioni necessarie per fare un buon vino ma, a quanto ho capito io, non sufficienti per fare un grande vino. La zona di Bordeaux ha dei terroir che consentono a chi vinifica li’ con basse rese, cura della produzione e via dicendo, di fare grandi vini. Cosi’ in Borgogna, nelle Langhe, a Montalcino, a Bolgheri e via dicendo. Le dimensioni sono importanti, pero’ in realta’ la questione critica e’ dove sta la tua vigna…
    Il valore dello scambio e’ circa esatto. Ti confermeranno meglio i viticoltori, pero’ viaggia tra il 60% e il 70%. Mi pare di capire che il valore “giusto” sia piu’ intorno al 65%. Tutto dipende da quanta spremitura di vinacce aggiungi al mosto fermentato.
    Estratto secco: ha capito bene.

    ciao

    bacca

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