working paper AAWE


Il valore del passaparola e della reputazione regionale nel vino in USA – studio AAWE

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La reputazione nel mondo del vino è stata recentemente oggetto di uno studio pubblicato da AAWE e redatto da Omer Gokcekus e Dennis Nottebaum che si intitola (respirate prima): “Location Illusion in the wine market: the eroding effect of word-of-mouth on the regional reputation premium”. Ovvero, hanno cercato di sviluppare un modello per capire da un lato la relazione tra la reputazione “regionale” di un vino, la sua qualità e il suo prezzo e dall’altro l’impatto che può avere il passaparola soprattutto online e nei social networks sull’applicazione di sconti. Come è già capitato in questi casi, noi ci occupiamo dei risultati del lavoro ma cerchiamo anche di “assorbire” alcuni dati interessanti. In questo caso, si tratta di un venditore online, www.winelibrary.com (basato in USA, nel New Jersey, e di un campione di circa 300 vini.

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La distorsione derivante dai degustatori nei punteggi delle guide – studio AAWE

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Fonte: AAWE

Stefano Castriota, Daniele Curzi e Marco Delmastro hanno pubblicato un nuovo working paper, che vi allego. Questa volta affrontano un tema molto dibattuto, quello delle guide, cercando di mettere i “puntini sulle i” alla vecchia questione dell’imparzialita’ delle guide e dei loro redattori. Partendo da una serie piuttosto ampia di rilevazioni (50mila recensioni dal 2004 al 2009 della guida I Vini di Veronelli) hanno costruito una serie di regressioni multiple per capire le relazioni tra i giudizi e una serie di parametri, incluso l’identita’ dell’assaggiatore. Che cosa hanno concluso? Che ci sono due tipi di distorsione: quello relativo al diverso livello di generosita’ del degustatore e quello relativo alle preferenze del degustatore per certi tipi di vino. Ma non solo questo…

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Correlazione tra vendite al dettaglio di vino e mortalita’ stradale – studio AAWE

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AAWE ha appena pubblicato uno studio molto interessante, per mano di Bradley J. Rickard, Marco Costanigro e Teevrat Garg. Nell’immenso mercato USA hanno cercato di dare prove statistiche circa la correlazione tra i consumi di alcol e in particolare la disponibilita’ o meno dei prodotti alcolici nei canali di vendita tradizionali dei prodotti alimentari e la mortalita’ stradale. Lo studio e’ difficilmente replicabile in grafici chiari, ma le considerazioni sono molto interessanti, particolarmente perche’ costruite su un campione di 50 stati dove le modalita’ di vendita dei prodotti alcolici sono molto diverse, dal divieto assoluto di vendita di qualsiasi alcolico se non nei canali specializzati a strutture piu’ simile alla distribuzione in Italia. Le conclusioni sono le seguenti, secondo lo studio:
• e’ provato che maggiori consumi di alcol determinano un numero maggiore di morti sulle strade, anche se il tipo di bevanda alcolica e’ una determinante;
• a parita’ di alcol consumato, una maggiore quota derivante dal vino sarebbe correlata a un minore numero di morti sulle strade, cosa che invece varrebbe al contrario per quanto riguarda la birra;
• gli stati dove il vino e’ distribuito nei negozi di alimentari hanno un consumo maggiore e un prezzo piu’ competitivo.
• Peraltro, potrebbe essere interessante secondo lo studio limitare gli orari di vendita dei prodotti alcolici invece che proibirne tout-court la vendita.
• il consumo di superalcolici e’ quello che in assoluto e’ piu’ associabile alla mortalita’ stradale.
• Lo studio conclude che la limitazione della vendita al dettaglio di vino potrebbe non essere un metodo efficace per cercare di limitare la pratica di guida in stato di ebbrezza e le relative conseguenze.

rete di vendita di alcol e morti per ubriachezza aawe

I fattori che influenzano le decisioni di acquisto del vino – working paper AAWE

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AAWE ha pubblicato uno studio (working paper n.72) che analizza l’impatto della confezione del vino (etichetta, forma e colore della bottiglia e via dicendo) sulla decisione di acquisto. Lo studio e’ interessante perche’ ha testato la scelta di consumatori che non hanno potuto assaggiare il prodotto (tutte bottiglie tra 3 e 5 euro, di tre tipologie di vino bianco). Conclusione? L’aspetto esteriore della bottiglia ha la sua importanza. Il 40% dei consumatori analizzati ha considerato l’etichetta, mentre soltanto il 30% ha considerato l’origine e la classificazione del vino. Anche il colore della bottiglia ha la sua importanza (20% dei consumatori), mentre il 12% danno anche peso alla forma della bottiglia. Quindi, sommando i tre parametri relativi al confezionamento (forma, colore e etichetta), arriviamo al 70%.



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Valore dei vini e andamento durante la crisi – working paper AAWE

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Philippe Masset e Jean-Philippe Weisskopf hanno pubblicato un interessante working paper su AAWE che analizza il vino come investimento e come l’investimento in vino nell’ambito di un portafoglio consenta di ridurre la volatilita’ e aumentare il ritorno, soprattutto nei tempi di crisi: infatti, una delle principali risultanze di questo studio e’ che l’investimento nel vino (naturalmente vini top che siano trattati in adeguato volume nelle aste) e’ uno di quelli che si comporta meglio in tempi di crisi. Ovviamente il tutto funziona a patto di non berselo per consolarsi per i ribassi della borsa!



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