Veneto


Sartori – risultati e analisi di bilancio 2011

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Sartori ha chiuso il 2011 con il suo fatturato record a oltre 40 milioni di euro, beneficiando sia del buon andamento delle esportazioni ma anche di una delle migliori prestazioni sul mercato italiano tra le aziende di cui abbiamo recensito i bilanci fino ad ora. L’attenzione ai costi operativi ha consentito di migliorare leggermente i margini nonostante l’impatto degli aumenti dei costi delle materie prime vino e uva, e quindi alla fine del bilancio viene archiviato un utile materialmente migliore del 2010 (+60%). La crescita costa però dal punto di vista finanziario, dato che il capitale circolante si espande, terminando un leggero quanto non preoccupante aumento dell’indebitamento finanziario. Le prospettive per il 2012 sono piuttosto buone, dato che l’azienda prevede di mantenere i più alti volumi raggiunti e di aumentare le vendite del 5% circa, tutto sull’estero, dato che per l’Italia viene anticipato un andamento al meglio stabile. L’andamento dei margini è invece critico, dato che Sartori deve far fronte a un incremento della domanda su alcuni varietali chiave (Pinot Grigio e i vini della Valpolicella) che si contrappone a volumi produttivi che nella recente vendemmia non sono cresciuti. Andiamo nel dettaglio dei risultati 2011…

 

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Veneto – produzione di vino DOC/DOCG – aggiornamento Federdoc 2010

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Per poter fare questo post sulle DOC Venete, ho diciamo così integrato i dati Federdoc con altre fonti (AGEA) in modo da poter colmare un gigantesco buco di 1 milione di ettolitri. Il quadro che ne esce è di una produzione DOC nel 2010 di 3.3 milioni di ettolitri, che magicamente è la medesima (50mila ettolitri più o meno) di quella rilasciata da ISTAT. Quindi, ho deciso di pubblicare. Il tema è semplice, anche perché ho appena scritto (non pubblicato) il medesimo post sull’Emilia Romagna. Se in Emilia Romagna le grandi DOC diventano piccole, in Veneto le grandi DOC diventano sempre più grandi. Con grande beneficio per il valore del marchio. E di marchio ormai affermato qui qualcuno ce n’è: Prosecco, Conegliano Valdobbiadene, Soave, Bardolino, Valpolicella. Vini che possono piacere o meno, ma chiaramente un approccio al “business” corretto. Fare scala su pochi grandi nomi per fare breccia nei mercati esteri. Bene, adesso che vi siete beccati il pippone, andiamo con i numeri.

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I risultati finanziari delle aziende suddivisi per regione – fonte: Mediobanca

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Il rapporto Mediobanca è talvolta ripetitivo però ha il merito di essere molto costante e di aggiungere ogni anno un pezzetto nuovo. Quest’anno (quindi con i dati 2010) c’è il primo tentativo di dare qualche dato aziendale cumulativo per regione, per far capire in quale modo la struttura produttiva del vino si è evoluta. I dati che sono qui allegati sono molto interessanti, e ci consentono di identificare la forte impronta delle cooperative in regioni come il Trentino Alto Adige e Emilia Romagna (margini e ritorni sul capitale bassi), l’attenzione all’impiego al capitale delle aziende venete e la forte integrazione verticale delle aziende toscane (margini largamente più elevati di tutti gli altri nel campione, presumibilmente grazie a Antinori e Frescobaldi). I dati si spingono anche a misurare il costo medio per dipendente, da cui si evince che i meglio pagati sono i siciliani, seguiti dai dipendenti delle aziende venete, dove però si realizzano anche i livelli più elevati di valore aggiunto per dipendente. Invece di proporvi le solite sbarre, oggi vi introduco a questo grafico che cerca di misurare come la regione si pone su un certo parametro (a destra quelli dove bisogna stare alti, a sinistra quelli dove bisognerebbe stare bassi, tipo il debito) rispetto alla media del campione Mediobanca.

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