I risultati delle aziende vinicole nel 2011 – rapporto Mediobanca

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Fonte: rapporto Mediobanca 2013

Nell’ambito del rapporto Mediobanca ci focalizziamo oggi sul sottogruppo delle aziende vinicole italiane, lasciando quindi fuori le cooperative che, data la mancanza dello scopo di lucro, “sporcano” i dati con i loro bilanci in forzato pareggio. L’analisi dei dati 2011 ci pone davanti al seguente quadro: (1) le vendite sono cresciute del 9%, grazie al fatturato estero, ma gli utili non sono aumentati, determinando una riduzione dei margini; (2) ciò è determinato sia da un incremento dei costi esterni (materie prime), che dell’incremento del costo del personale; (3) la generazione di cassa è stata salvaguardata dal contenimento degli investimenti, che sono stati al livello più basso degli ultimi anni. Anzi, per la prima volta sono stati inferiori agli ammortamenti, segnalando un graduale decremento della propensione agli investimenti che avevamo già osservato nel post precedente. Analizziamo i dati in dettaglio, con la annotazione che rispetto all’anno passato qualche azienda è stata riclassificata dalle aziende italiane alle aziende cooperative o estere (Gancia? Ruffino?). Se confrontate gli anni, quindi, tenete conto che la “base” delle 72 aziende qui analizzate è cambiata. Nel 2010 questa base fattura 2431 milioni, nel rapporto precedente ne fatturava 2451 milioni su 75 aziende.

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  • Le vendite sono cresciute nel 2011 del 9% a 2.7 miliardi di euro, con un incremento del 5% delle vendite italiane e del 13% di quelle estere, che sono salite, come previsto lo scorso anno, al 51% del fatturato totale. L’evoluzione prevista per il 2012, indica un incremento del fatturato del 6% a 2.8 miliardi, forti di un +9% delle vendite estere e di un -1.4% di quelle italiane. Così stante le cose le esportazioni arriverebbero al 54%.
  • Come anticipavamo i costi delle materie prime e i costi esterni sono cresciuti dal 76.8% al 78.2% del fatturato, “portandosi” via un bel pezzo delle maggiori vendite. Il Valore aggiunto cresce del soltanto del 2% a 583 milioni, mentre con costi del personale in crescita del 5.5% si raggiunge la sostanziale parità nel MOL, a 316 milioni di euro. Il margine sulle vendite dopo il miglioramento del 2010 riscende all’11.8% delle vendite.
  • Gli ammortamenti crescono leggermente portando a un utile operativo in calo dell’1% a 202 milioni. Con oneri finanziari stabili ma tasse in crescita e oneri diversi meno positivi, l’utile netto si riporta a 100 milioni dai 140 dello scorso anno. Ma questo dato è meno rilevante ai fini della nostra analisi.
  • La struttura finanziaria è stabile. Il debito sale leggermente (a 1170 milioni), ma i parametri patrimoniali sono uguali a quelli del 2010, con un rapporto debito/patrimonio di 0.6x. Parimenti, il rapporto debito/MOL è fermo poco sotto le 4 volte.
  • Tale risultato viene raggiunto grazie al taglio degli investimenti, per la prima volta sotto il livello degli ammortamenti. Si tratta di 106 milioni di investimenti, contro una media dal 2003 al 2010 di 146 milioni di euro e contro ammortamenti di 114 milioni.
  • Chiudiamo con il ritorno sul capitale (calcolato sulla media) che scende dall’8.9% al 6.5%, con un ritorno per gli azionisti del 5% circa. In un anno difficile come il 2011 non sono numeri così brutti, ma certamente il 2012 sarà stato ancora più difficile…
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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