Antinori – risultati e analisi di bilancio 2011

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Dopo un paio di anni di assenza dal blog, torno a commentare il bilancio Antinori, che ho da qualche giorno ricevuto. A costo probabilmente di ripetermi sull’argomento, Antinori è nell’ambito del vino italiano una punta di diamante che combina integrazione verticale (leggi margini elevati), solidità patrimoniale (leggi debito basso) e azionisti che reinvestono nell’attività (leggi non prendono dividendi). I risultati 2010 e 2011, per cercare di ricongiungermi all’ultimo commento hanno visto un cambio significativo nei marchi distribuiti dal gruppo (ora Antinori è distributore di Perrier Jouet, mentre prima distribuiva Krug, con un fatturato che ancora non si compensa pienamente), ma non solo: la crisi ha soltanto temporaneamente colpito i margini, mentre dopo anni di pesanti investimenti dal 2009 in avanti l’impegno si è ridotto, consentendo una continua e rapida discesa del debito, ormai sceso a meno di due volte il MOL e a un quarto del patrimonio netto. La conclusione è che Antinori è uscita dalla crisi più forte di prima e forse con qualche punto di domanda in più, dato che la sua struttura finanziaria potrebbe consentire di fare dei passi in avanti nel consolidamento dell’industria vinicola italiana. Mi fermo qui e passo ad analizzare i risultati 2011.

 

Le vendite hanno toccato il picco storico a 150 milioni, in crescita del 7%, grazie al forte sviluppo extra-europeo. Il fatturato italiano è calato del 4% a 54 milioni (in parte a causa del fatto che la distribuzione di Champagne non e’ ancora stata completamente compensata), mentre le vendite europee crescono in linea con il dato consolidato. Gli USA sono in crescita dell’11% a 21 milioni mentre il resto del mondo (e i business minori) segnano un +25% a 34 milioni. La propensione all’export del gruppo raggiunge il picco storico del 64% contro il 60% del 2010 e il 57% di 5 anni fa.

I margini abbiamo detto che sono tornati al livello pre crisi. Il MOL 2011 è in valore assoluto il più alto mai registrato, 57 milioni, equivalente al 38% delle vendite. Negli ultimi anni Antinori ha incrementato lo sforzo promozionale e di marketing, con spese pubblicitarie in crescita dal 3-4% al 5% del 2011, mentre il costo delle materie prime è al 22% delle vendite, in crescita rispetto al 2010 ma decisamente meglio del 25% di qualche anno fa.

Più sotto gli ammortamenti sono stabili a 15-16 milioni, gli oneri finanziari sono 6 milioni, c’è un po’ di volatilità sulla parte straordinaria e di rettifica delle attività finanziarie e la tassazione cresce un po’ tra il 2009 e il 2011. L’utile netto, che non viene distribuito ma va pienamente reinvestito è stato nel 2011 di 22 milioni (circa 23 se togliamo le componenti straordinarie), il 13% in meno del 2010 quando però c’erano stati 3 milioni di proventi non ricorrenti. Se correggiamo il dato arriviamo a un numero praticamente stabile.

Dal punto di vista finanziario, dal 2008 i debiti scendono in modo costante grazie all’effetto combinato di: (1) investimenti in calo, dato il completamento dei principali progetti, dal picco di 37 milioni del 2008 a circa 11 milioni nel 2011, un livello un po’ sotto quello degli ammortamenti; (2) una politica atta a privilegiare il taglio dei debiti alla remunerazione degli azionisti tramite dividendi. Il debito scende quindi a 84 milioni nel 2011 da 97 del 2010 e dal picco di 144 milioni del 2009. Il rapporto con il MOL è 1.5x, uno tra i piu’ solidi tra le aziende vinicole italiane.

Finiamo con un breve commento sul ritorno sul capitale (che abbiamo rettificato per le poste finanziarie del bilancio), dove possiamo apprezzare il ritorno molto costante, tra il 10% e  il 12% di questi anni, prima delle tasse. Gli azionisti, post tasse, hanno ottenuto un ritorno dell’11% circa, ma non sono mai scesi molto sotto il 10% anche al picco della crisi. Letti in questa ottica, i dati sono molto positivi…

 

 

 

 

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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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