Francia


I principali vitigni del mondo e per nazione – aggiornamento OIV 2017

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Fonte: OIV

Ogni anno OIV pubblica un rapporto tematico e quello del 2018 è piuttosto interessante perché si occupa di fare il punto sui vitigni nei principali paesi (15, peccato che si sono persi la Nuova Zelanda) e nel mondo. Prima di addentrarci nei dati vanno date un paio di avvertenze: primo, qui si parla di tutta l’uva, quindi anche di viti che producono uva da tavola e uva passa; secondo, i dati non sono “datati”, anche se nel titolo abbiamo messo “aggiornamento 2017”; terzo, lo studio copre 44 paesi e il 75% circa del vigneto mondiale, con un taglio ai primi 10 vitigni, ed è più rappresentativo delle uve da vino che non delle altre (come dire, guardate che i dati potrebbero essere incompleti…). Di certo per trovare qualcosa del genere (salvo farselo da soli…) bisogna andare indietro nel blog circa 10 anni. Comunque, tornando a noi e ai dati, non dovrà sorprendervi che la “top ten” sia capeggiata da un cinese/uva da tavola (Kyoho) e che compaiano alcuni vitigni molto locali e molto piantati di cui non abbiamo mai sentito parlare. A me qui oggi però interessa sottolineare alcuni punti importanti: 1) Cabernet Sauvignon e Merlot sono di gran lunga le uve da vino più coltivate nel mondo; 2) se ragioniamo in termini di presenza nel mondo, lo Chardonnay è quello coltivato in più paesi; 3) l’unico vitigno italiano che compare nella lista di OIV è il Trebbiano Toscano (o Ugni Blanc in Francia); 4) dall’analisi allegata che ho costruito sui dati, emerge con forza la varietà ampelografica dell’Italia che ha meno del 40% della sua superficie vitata nei primi 10 vitigni, contro il 70% o più di Francia, Spagna e della maggior parte dei nostri “concorrenti”, forse ad esclusione di USA e Portogallo.

Detto questo, passiamo ai dati, con l’avvertenza che alla fine trovate una lunga lista di tabelle con tutti i dati per nazione.

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Il livello delle scorte di vino nell’Unione Europea – aggiornamento 2017

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Il post di oggi recupera e aggiorna dei dati che avevo lasciato per diversi anni relativi alle scorte di vino. La domanda è ovvia: siamo a fronteggiare un anno di produzione molto inferiore alla media, ci saranno problemi scarsità di prodotto? Mettendo insieme i pezzi del mosaico sembrerebbe che la situazione non sia così drammatica a guardare il livello delle scorte a inizio campagna 2017, in Europa pari a 171 milioni di ettolitri, il livello più elevato dal 2010 a questa parte. Però come abbiamo letto qualche settimana fa i prezzi della materia prima vino sono esplosi, soprattutto nella fascia bassa del mercato, il che significa che non è corretto fare di tutta l’erba un fascio. Infine, terzo pezzo del mosaico, abbiamo letto che in Europa si spendono ancora centinaia di milioni di euro ogni anno per tagliare gli eccessi produttivi (e di scorte) attraverso contributi alle vendemmie verdi, distillazioni e via dicendo. Quindi, forse la produzione scarsa del 2017/18 non va vista in modo totalmente negativo. I dati qui esposti mettono in luce una specie di “deriva” alla crescita delle scorte che si normalizzerà nel corso dell’anno. L’Italia in particolare detiene il 27% del vino immagazzinato a inizio campagna, contro il 32% della Francia. Le scorte italiane sono molto superiori alla media storica, con un margine che sembrerebbe piuttosto simile al deficit produttivo dell’ultima annata. Passiamo all’analisi dei dati con qualche considerazione sui singoli paesi.

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Contributi OCM 2009-2018 – aggiornamento 2018

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Nove anni di aiuti alla viticoltura per 11.2 miliardi di euro di soldi europei. Sono questi i grandi numeri pubblicati alla fine dell’anno scorso dal dipartimento dell’Unione Europea, che in questo post ho deciso di rielaborare dopo diversi anni di “silenzio”. Beh, due considerazioni sono importanti da fare: i grandi beneficiari sono stati gli spagnoli e i portoghesi, se rapportiamo l’entità degli aiuti che hanno ricevuto rispetto alla loro produzione media di vino degli ultimi 10 anni: sitamo parlando di 88 e 94 milioni di euro ricevuti nel periodo 2009-18 per ettolitro medio prodotto, cioè largo circa 10 milioni di euro per milione di ettolitri di prodotto per anno (88 diviso 9). L’Italia è stato un grande beneficiario naturalmente, ma ha beneficiato in proporzione alla rilevanza della sua produzione in ambito europeo. Invece i francesi hanno preso molto meno del loro peso produttivo. Ma una seconda cosa va sottolineata e qui i francesi emergono: come sono stati spesi questi soldi? L’analisi piuttosto impietosa di questo post è che noi italiani tra vendemmie verdi, assicurazioni della vendemmia, distillazioni più o meno di crisi, contributi per produrre MCR ci siamo mangiati il 26% del budget, contro il 16-17% medio degli altri. In altre parole, abbiamo “buttato” il 10% dei soldi (oltre 300 milioni) per finanziare misure di breve termine. Un’ulteriore prova che l’Italia è un grande paese di imprenditori e un pessimo gestore del bene comune. Passiamo ai dati.

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Francia – esportazioni di vino, aggiornamento 2017

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La Francia va un po’ “un anno si e un anno no” con le esportazioni, alternando anni stabili o leggermente calanti ad annate molto buone come è stato il 2017, con un bel +9% a 9 miliardi di euro, tre miliardi davanti all’Italia e 6 miliardi davanti alla Spagna. Non vale la pena richiamare sorpassi sull’Italia e via dicendo. Penso sia più importante considerare che, comunque, negli ultimi 5 anni la Francia è cresciuta mediamente del 3% e l’Italia del 5%. Dunque, resta vero che quest’anno i dati sono positivi, finalmente supportati da tutte e tre le “locomotive” francesi (Champagne, Bordeaux e Borgogna, in ordine di importanza). Forse la seconda cosa più interessante dei dati che presento oggi è la crescita dei volumi da 14.1 a 14.8 milioni di ettolitri, dopo 5 anni consecutivi di cali. Passiamo a guardare i dati insieme.

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Il valore della produzione di vino in Europa – aggiornamento Eurostat 2016/17

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Mah… saranno giusti? Questa è la prima domanda che mi viene quando guardo questi dati di Eurostat sul valore della produzione di vino in Europa ai prezzi di base. Cioè un po’ lo stesso lavoro che facevo sulle regioni italiane (e di cui non trovo più i dati, a proposito…) ma applicato alle nazioni dell’Europa. Dunque giusto per buttare due numeri sul tavolo, secondo Eurostat la produzione di vino in Europa ai valori di base è stata nel 2017 di 21 miliardi di euro nel 2017 e poco più di 22 nel 2016. Di questi 22, 18.5 sono vini di qualità (e questo ci sta) e circa 3.7 sono di altri vini. Poi dice che di questi 18.5, 8.2 sono Francia e 7.1 sono Italia: qui invece casca l’asino, perché tutti gli altri dati che noi calcoliamo compreso questo che penso sia la rappresentazione della realtà su cui sono più tranquillo, il divario è molto superiore. Potrei anche dirvi che nella tabella si legge che la Germania è davanti alla Spagna, anche se le sue esportazioni di vino sono circa un terzo. Il problema di questa tabella penso sia il problema dell’Europa. Ciascuno spara dentro il numero che gli pare, poi viene fatta una somma e tutti amici come prima. Perché l’ISTAT pubblica in Italia 4.7 miliardi di euro e poi in questa tabella ne vengono fuori 7.7? Detto questo, i dati sono dati, sono anche “firmati” da Eurostat e quindi vale la pena che chi analizza il settore abbia presente anche questa fonte, che raramente abbiamo citato nel blog nel passato.

Due forse sono le cose che vale la pena di trattenere da questa analisi: primo, l’aumento del peso dei vin di qualità che ormai toccherebbe l’83% del valore totale. Secondo, gli andamenti nel tempo, che mettono in luce come il settore abbia forse toccato un livello di picco nel 2014-16…

Un po’ di dettagli seguono.

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