Francia


Advini – risultati primo semestre 2019

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Advini finalmente comincia a raccogliere I frutti della strategia di crescita fatta di acquisizioni (l’ultima in Sud Africa) e diversificazione dell’attività con ecommerce e servizi legati al vino. Le vendite del semestre sono cresciute come non era mai capitato negli ultimi anni, +9%, di cui un sano +7% a parità di cambi e di perimetro. Non solo, la crescente focalizzazione sui marchi di proprietà (ora al 39% delle vendite contro al 26% di cinque anni fa) rispetto a quelli di terzi sta aiutando Advini a rendere più visibile e sostenibile il suo percorso di crescita, oltre che supportare gli utili (nel 2018 I marchi propri sono stati il 37% del fatturato ma l’84% del margine operativo lordo). Vi ricordo che l’azienda ha un ambizioso piano strategico al 2020, di cui però ha negli ultimi tempi fatto perdere le tracce in termini di obiettivi numerici. Passiamo all’analisi dei dati.

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Gli usi industriali del vino – rapporto OIV 2019 (dati 2016)

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Il 12% della produzione di vino mondiale del 2016 non è stato bevuto come vino ma è stato impiegato per altri scopi, quelli che si chiamano gli “usi industriali del vino”. Per intenderci: distillazione del vino per le acqueviti e I brandy, uso del vino per bevande a base di vino o aromatizzate e gli utilizzi del vino nei prodotti alimentari. Proprio su questa fetta di 30-35 milioni di ettolitri di vino si concentra il rapporto speciale di OIV di quest’anno. Ci fornisce lo spaccato di dove va a finire questo vino e da dove viene. Circa il 17% viene dall’Italia ma a sua volta l’Italia impiega soltanto l’8% della sua produzione di vino a questi scopi, principalmente per la produzione di aceto, di cui è leader mondiale davanti alla Spagna e di prodotti derivati dal vino (vermouth principalmente). La Francia eccelle invece per gli oltre 8 milioni di ettolitri impiegati nel 2006 soltanto per la produzione di acqueviti (cognac e armagnac), che la pongo in cima alla classifica dei produttori di vino utilizzato per scopi alternativi. Passiamo ai dati.

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I consumi di vino totali e pro-capite nel 2018 – aggiornamento OIV

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Il consumo di vino nel mondo non cresce. I dati visti e rivisti da OIV ci dicono che I mercati in crescita si contano sulle dita delle mani. Anzi, nel 2018 sembra che uno dei posti dove dovrebbe essere ovvio vedere un dato in crescita, la Cina, questo non si è verificato. Comunque, torniamo ai numeri: 246 milioni di ettolitri, stabile rispetto al dato (rivisto) del 2017. Gli USA continuano a crescere dell’1% all’anno circa, la Francia continua a calare ma resta stabilmente il secondo mercato, l’Italia è il terzo consumatore a 22.4 milioni di ettolitri e mostra una stabilizzazione dopo aver recuperato dagli anni della crisi. Dove invece sembra che la crisi sia superata e la crescita continua sono I paesi iberici, dove il consumo è cresciuto. Passiamo ai dati.

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L’andamento degli indici Liv-ex – aggiornamento 2019

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La forte crescita dei prezzi dei vini di alta qualità sembra essersi esaurita nel 2019. Nei primi 7 mesi dell’anno l’indice Liv-Ex 1000, il più rappresentativo tra quelli pubblicati dal broker inglese, ha segnato un calo del 2% sia in sterline che in euro. Stiamo sempre parlando di un indice di “358”, che significa 3.6 volte il prezzo del campione (aggiornato nel tempo) di partenza del 2003, che significa un rotondo +8% annuo composto in sterline (“397”, quindi quadruplicati in euro, +9% annuo), ma di certo sembrano essersi esaurite una serie di spinte molto forti che avevano caratterizzato tra il 2016 e il 2018 soprattutto I vini di Borgogna e gli Champagne. Questi due sotto-indici, che comunque sono rispettivamente a “566” e “390” nei primi mesi del 2019 sono stati rispettivamente in calo del 5% e stabili. In questo contesto, come potete apprezzare dal grafico qui sopra i 100 vini italiani del nostro indice “Italy 100” sono cresciuti del 3%, decisamente la migliore il migliore indice tra quelli censiti. Il valore del nostro indice è comunque “291”, quindi I nostri vini sono poco meno che triplicati (“323” in euro, per un rendimento del 7% annuo (7.6% in Euro). Bene, vedremo cosa succede con Brexit e con le conseguenze che questo potrebbe avere sull’attività di questa interessante iniziativa. Per ora concentriamoci sui numeri.

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Laurent Perrier – risultati e analisi di bilancio 2018

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Anche nel 2018 Laurent Perrier si conferma la più performante delle piccole aziende quotata della zona dello Champagne. La ricetta vincente in un mercato caratterizzato da volumi stabili è proprio quella che l’azienda ha adottato da diversi anni: migliorare il mix di vendite con nuovi prodotti di rango più elevato, investire nel controllo della distribuzione (oggi LP vende direttamente circa l’80% del suo fatturato) e mantenere una leva finanziaria sotto controllo (con un rapporto valore di magazzino su debito di 1.8 volte è chiaramente la meno indebitata tra le aziende che seguiamo). Il 2018 non è stato un anno eccezionale, in ogni caso: le vendite crescono del 3-4% con volumi stabili (11.8 milioni di bottiglie, circa il 3.9% del mercato dello Champagne a valore), i margini sono stabili poco sopra il 20% (margine operativo lordo), l’utile operativo cresce del 5-6% e l’utile netto del 12% grazie al calo degli oneri finanziari. Gli investimenti si mantengono intorno al 4% del fatturato e il debito cresce leggermente, sostanzialmente per il pagamento dei dividendi, ma sconta un incremento del magazzino di quasi 20 milioni di euro. Strategia confermata: puntare sul miglioramento del prezzo mix. Passiamo a una breve analisi dei dati.

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