Italia


Trentino Alto Adige – produzione di vino 2022 – dati ISTAT

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Oggi analizziamo la produzione di vino del Trentino Alto Adige, confrontandola con i dati nazionali. Come ben sapete, si tratta di una regione che si distingue per la forte esposizione ai vini di qualità, che anche nel 2022 ha rappresentato quasi l’85% dei 1.3 milioni di ettolitri di vino prodotti, uno dei dati più elevati degli ultimi anni, secondo la rilevazione ISTAT. Tale dato è molto vicino al dato riportato dal MIPAAF di 1.29 milioni di ettolitri. (come forse sapete abbiamo due enti che pubblicano la produzione di vino italiana, ISTAT e MIPAAF, che nonostante diversi inviti da parte mia non si parlano. MIPAAF non pubblica dati di dettaglio). Passiamo ad analizzare i dettagli.

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Toscana – produzione di vino e superfici vitate 2022 – dati ISTAT

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Mentre si rincorrono le stime sulla produzione vinicola 2023, prevista in significativo calo (da livelli molto elevati degli ultimi anni), continuiamo il nostro viaggio tra le regioni italiane più significative (e per le quali i dati ISTAT e MIPAAF sono compatibili) parlando della Toscana. Come per il Piemonte, la Toscana rappresenta soltanto il 4-5% della produzione di vino italiana, ma ha una forte connotazione alla qualità (65% circa DOC, 25% IGT e solo 10% vino comune) e ai vini rossi (85% circa), questi ultimi da molti considerati un posto “dove non stare” nei prossimi anni. I dati 2022 mostrano un recupero della produzione rispetto al 2021 (+12%), con un dato comunque leggermente inferiore alla media decennale. A livello provinciale nel 2022 si rileva un andamento migliore per la provincia di Firenze che non per la provincia di Siena (+14% contro +5% rispettivamente). A titolo informativo, il dato rilevato dal MIPAAF è di 2.34 milioni di ettolitri, quindi del 4% circa inferiore a quello ISTAT, e la variazione sul 2021 è del 14% secondo MIPAAF rispetto al +12% rilevato da ISTAT. Passiamo a un’analisi più dettagliata.

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Le esportazioni mondiali di vini spumanti – aggiornamento 2022

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Oggi parliamo di spumanti, in particolare dei dati (tratti da UN Comtrade) relativi alle esportazioni mondiali di questo segmento del vino, in forte e costante crescita negli ultimi anni. Il 2022 ha sancito il definitivo ritorno sulla linea di tendenza storica di crescita. È anche stato aiutato dalla debolezza dell’euro, che aggiunge oltre il 10% al dato originariamente espressi in dollari. Secondo le evidenze delle 89 nazioni che hanno riportato, le esportazioni sono cresciute del 3% in dollari a 9 miliardi e del 16% in euro a 8.6 miliardi, per un volume esportato di 10.5 milioni di ettolitri, +4%. Questo “ritmo” del 4% è anche quello degli ultimi 5 anni, compreso lo sgambetto del Covid, mentre la tendenza alla crescita a valore è più sostenuta, ponendosi a circa il 6% annuo in dollari e all’8% se misurata in Euro. I numeri sono certamente influenzati da flussi “duplicati” visto che trovate nella tabella alcune nazioni che gli spumanti non li producono ma li importano per riesportarli, come l’Olanda o Singapore. Ad ogni modo, se volessimo restringere il campo delle esportazioni ai 4 principali paesi produttori, arriveremmo a 7.8 miliardi di dollari (rispetto al totale di 9 miliardi) e 9.6 milioni di ettolitri, per una crescita annua sui 5 anni del 7% a valore e del 4% a volume. L’andamento dell’Italia è leggermente migliore di quello della Francia (ed entrambe fanno molto meglio della Spagna), ma dal 2022 gli andamenti sono molto simili. Nel resto del post dati e qualche ulteriore commento.

 

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Il valore della produzione di vino in Italia – dati ISTAT 2022 per regione

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Istat ha pubblicato in giugno l’aggiornamento 2022 sul valore della produzione di vino ai prezzi di base, cresciuto del 10% a 4.6 miliardi di euro essenzialmente grazie al contributo delle regioni delle regioni del mezzogiorno, in crescita di oltre il 20%. Il dato va però “preso con le molle” perché il 2022 è un anno di inflazione elevata e, in effetti, se invece dei dati nominali che vedete nelle tabelle passiamo ai dati reali (ossia “concatenati ai prezzi 2015”), il segno “+” scompare e il dato 2022 è stabile rispetto al 2021 (3.75 miliardi di euro, se consideriamo i prezzi 2015). Seppur ci saranno delle revisioni sui dati del’ultimo anno, il senso è chiaro. Il 2022 non è stato un anno di crescita per il vino italiano. Il secondo punto che emerge comparando i dati del vino con i dati dell’agricoltura è che dal 2019 il valore della produzione vinicola cresce meno di quello dell’agricoltura in generale. In altre parole, se negli anni fino al 2018 il vino cresceva di peso sul totale agricoltura fino al 16%, negli ultimi quattro anni è gradualmente calato fino al 12.4%. È un ulteriore segnale (oltre alle esportazioni) che il settore del vino va bene ma non così tanto bene (o forse meglio di altri segmenti della nostra produzione agricola più in ombra). Passiamo a commentare qualche dato, con dettaglio regionale, insieme.

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Masi – risultati primo semestre 2023

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I dati del primo semestre 2023 di Masi sono particolarmente deludenti, sia sul fronte delle vendite e dei margini che sul fronte della generazione di cassa. Nel comunicato stampa l’azienda si confronta con il semestre 2019, sottolineando una crescita dell’11%: questo in qualche modo conferma l’idea che l’ottimo andamento presentato nel semestre 2021 e 2022 non fosse effettivamente sostenibile. Ci troviamo dunque di fronte a un fatturato in calo su base annua del 10%, tutto fuori confine, un margine operativo del 10% rispetto al 17% dello scorso anno ma diciamo anche del 12% del primo semestre 2019 e a un incremento del debito netto dagli 8 milioni di fine anno 2022 (4 a fine giugno 2022) a 21 milioni, frutto di un portentoso incremento delle scorte per far fronte al bisogno di materie prime e ricostituire le scorte di vini pregiate che negli ultimi due anni si erano esaurite. Le prospettiva del gruppo non sono positive: si parla di inflazione dei costi che continua a impattare, grandinate che probabilmente ridurranno la vendemmia 2023 e quindi faranno crescere i costi delle uve e a un mercato che non va come lo scorso anno: nel luglio 2023 gli ordinativi sono inferiori a quelli dello scorso anno, dicono gli amministratori. Nel frattempo le azioni in borsa sono poco mosse, intorno a 4.6 euro, che poi fu il prezzo dell’introduzione in borsa di diversi anni fa. C’è da domandarsi infine quale sia il senso per questa azienda di restare in borsa, con un valore di mercato di circa 150 milioni di euro ma con meno del 10% delle azioni “disponibili” per le contrattazioni (74% nelle mani “di Boscaini”, 10% di proprietà di Red Circle Investments e 8% detenuto dalla Fondazione Empaia). Passiamo a un breve commento dei numeri.

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