Il management di Treasury Wine Estates ha presentato i dati 2014/15 del gruppo in pompa magna qualche giorno fa, chiudendo con una promessa di dividendi più elevati (e magari anche di dimensione “straordinaria”, da decidersi di qui a marzo del prossimo anno), grazie a numeri finalmente in ripresa e a una struttura finanziaria molto solida. In realtà, l’andamento economico finanziario dell’anno è stato più determinato dai risultati boom del primo semestre che non dai dati del secondo semestre (quelli che qui in realtà dovremmo commentare!), e soprattutto dell’aiuto della valuazione del dollaro australiano. Di certo numerosi problemi quali gli stock eccessivi nel mercato americano (risolto semplicemente vuotando nel lavandino la bellezza di 3 milioni di bottiglie di vino…) sono alle spalle e il gruppo è ora impegnato in un’azione per ridurre le SKU del 30% (cioè le etichette che commercializza) e per focalizzare gli sforzi di marketing su alcuni marchi ritenuti “chiave”. Le altre priorità del nuovo CEO sono trasformare TWE da un’azienda agricola a una guidata dal marketing, muoversi verso i vini di alta gamma trasformando il magazzino verso prodotti in invecchiamento. Spunta anche un obiettivo finanziario: far crescere il margine operativo nell’area “high teens” entro il 2020, che significa tra il 17% e il 19% circa, rispetto al livello del 10% registrato dopo i costi corporate nel 2014/15. Particolarmente aggressivo, a prima vista, soprattutto se il ciclo negativo delle materie prime continuerà a impattare l’economia australiana. Andiamo a leggere i numeri insieme.
Australia/NZ
Australia – esportazioni di vino – primo semestre 2015
2 commentiForti della significativa svalutazione del cambio, che hanno in media interamente riversato come sconto ai clienti, le esportazioni australiane hanno finalmente imboccato il percorso della ripresa in modo deciso. Nei 12 mesi terminanti a Giugno 2015, secondo i dati (molto criptici) di Wine Australia, la crescita a valore dell’export è stata del 6%, per un valore di 1.9 miliardi di dollari locali. Siamo circa 70 milioni sopra il livello raggiungo a fine 2014, e 130-140 milioni, cioè il 7%, sopra il minimo storico toccato a fine 2013. Si tratta però di un rimbalzino: il dato del 2008, comunque sotto del 20% rispetto al picco 2007 è di 2.4 miliardi di dollari, qui siamo a 1.9. E per fortuna c’e’ stata la Cina… andiamo a leggere i dati.
Il valore della produzione di vino nel mondo – stima INDV 2014
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Ripropongo quest’anno il calcolo del valore della produzione di vino nel mondo, che calcolo secondo un modo molto simpatico proposto originariamente da Calwine. Sostanzialmente si tratta di usare il valore medio al litro delle esportazioni (2014) come metro per valorizzare l’intera produzione (2014 anch’essa). Naturalmente ciò presuppone che il valore unitario del vino prodotto e bevuto localmente sia lo stesso di quello esportato. Ci sono ragioni pro e contro il metodo, certamente funziona perfettamente per i grandi esportatori come l’Australia, meno bene per gli americani per esempio, e non c’è purtroppo traccia dei cinesi vista l’esiguità delle loro esportazioni di vino.
Passando ai numeri, il settore sembra crescere a un ritmo del 2.5-3% annuo in valore (nominale). La chiara leadership è quella della Francia, che nel 2014 ha quasi ritoccato il record del 2011, a oltre 25 miliardi di euro, grazie a una produzione molto elevata e a un prezzo medio di esportazione che nel complesso si è mantenuto stabile. Scende invece il valore della produzione italiana, a causa della scarsa vendemmia, mentre balza in modo evidente il valore del vino neozelandese e sudafricano. Proseguiamo nel dettaglio…
La classifica dei marchi industriali del vino – The Power 100 drink brands 2015
nessun commentoLa classifica di Intangible Business 2015 sui maggiori marchi mondiali del settore spirits e vino ha spinto Concha y Toro a emettere un comunicato stampa trionfale, dove sottolinea come nell’ultima classifica sia il primo marchio mondiale del subsettore, avendo superato lo Champagne Moet & Chandon. E’ vero che Concha y Toro non era mai stata prima, aveva avuto davanti a turno proprio lo Champagne, ma prima di quello il marchio Gallo, che quest’anno è stato tra l’altro superato dal “figlio” Barefoot, seconda label del grande produttore. Come al solito noi andiamo un po’ più in la’ della classifica annuale ma mettiamo in fila gli ultimi anni per catturare i trend, sia per marchio che per la loro percezione di potenziale di crescita. Da questo punto di vista, come potrete leggere più avanti, le cose sono decisamente meglio degli scorsi anni: i punteggi assegnati alla “prospettiva di crescita” stanno migliorando e il settore vino/spumanti sembra avere una volta tanto un profilo migliore del resto dell’industria.
I canali di vendita del vino nel mondo – report Wine Intelligence
nessun commentoQualche mese fa Wine Intelligence ha presentato a ProWein una carrellata dei canali di vendita del vino nei principali mercati mondiali. Il post di oggi cerca di riassumere la presentazione, con un contributo numerico relativo alla suddivisione a valore più recente nei 6 maggiori mercati, esclusa l’Italia che analizziamo già in modo molto dettagliato e per la quale i dati non sono così a valore aggiunto. Il quadro è variegato. Le enoteche e il canale online dominano e guadagnano nei mercati anglosassoni, mentre in Europa continentale è la grande distribuzione a farla da padrona, in Germania soprattutto il canale hard discount (che la dice tutta sull’approccio qualità/prezzo del consumatore tedesco… e vi posso dire che diverse aziende italiane lo hanno dolorosamente toccato con mano). Il primo grafico cerca di fare il punto della situazione “cross country”. Sorprendentemente la grande distribuzione non ha una forza così rilevante in USA e Giappone…