Treasury Wine Estates – risultati 2016/17

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Dopo diversi anni per TWE si è presentata una situazione di negatività sul fronte dei cambi. Infatti, nell’anno fiscale terminato a giugno 2017 e annunciato qualche giorno fa le vendite sono cresciute soltanto dell’8% (il che implica un -4% sulla seconda metà dell’anno), mentre sarebbero state a +11% prima della rivalutazione del dollaro australiano. Le cose continuano però ad andare bene sotto il profilo dei margini (l’azienda è sulla buona strada per raggiungere nel medio termine un margine dell’area vino del 25%, dal 19% di questo anno fiscale), grazie al crescente contributo dell’area asiatica (soltanto il 10% dei volumi venduti ma ben il 30% degli utili!). L’indicazione per il 2017/18 è quella di una ulteriore crescita dell’utile operativo sia in valore assoluto che in percentuale sulle vendite. Ripetiamo il motto del management di TWE, che è quello di passare da una organizzazione guidata dalla fase agricola e dagli ordini a una azienda che gestisce marchi nel settore del vino. Passiamo ai dati.

  • Le vendite toccano quota 2.4 miliardi di dollari australiani, +8%, con un incremento che sarebbe stato dell’11% a cambi stabili. In questo contesto, i volumi sono balzati dell’8% a 36.4 milioni di casse, mettendo in luce un leggero peggioramento del prezzo/mix dello 0.6%
  • Guardando alle regioni, l’Asia resta il motore di crescita principale. Le vendite in volume crescono del 46% (+50% nel secondo semestre). Le vendite balzano del 35%, mentre gli utili volano a 150 milioni di dollari australiani, il 30% del totale prima dei costi generali e un livello pari al 38% del fatturato, rispetto alla media di gruppo del 21%. La prospettiva in Asia è di un ulteriore incremento, grazie all’internalizzazione del magazzino, che porterà a un aumento dei marchi TWE disponibili nel mercato (Cina soprattutto).
  • I margini sono comunque in forte miglioramento in tutte le aree salvo che in Europa, dove il cambio ha picchiato forte (14% l’impatto negativo, soprattutto legato alla svalutazione della sterlina). Per riassumere brevemente, l’utile generato nel mercato europeo nel 2016/17 è stabile in termini nominali ma sarebbe a +47% prima dei cambi, mentre nella regione americana cresce del 38% (+50% prima dei cambi) e nel mercato domestico e Nuova Zelanda cresce del 21%.
  • Se mettiamo tutto insieme ci troviamo con un utile operativo in crescita del 35% nell’anno a 449 milioni di dollari australiani, pari al 19% del fatturato. L’obiettivo dichiarato è salire in qualche anno al 25%.
  • La parte finanziaria vede un forte incremento degli investimenti (210 milioni dai 130 del 2016), legato all’integrazione con Diageo Wine per circa 49 milioni, all’acquisizione di vigne per produrre vini pregiati per 39 milioni di dollari australiani. Dovrebbero tornare a circa 150 milioni nel 2017/18, compresi 30 per l’integrazione Diageo. Dopo aver pagato circa 185 milioni in dividendi e 66 milioni in riacquisto di azioni proprie (che diventeranno 300 milioni nel 2017/18), l’indebitamento netto dell’azienda resta stabile a 355 milioni di dollari australiani. Con questo livello di debito, il rapporto sull’EBITDA scende a 1.5x, sotto l’obiettivo di 2 volte. Questo spiega come mai il prossimo anno salirà l’investimento in riacquisto di azioni proprie, che “ribalta” l’aumento di capitale fatto lo scorso anno (475 milioni di dollari) per acquistare le attività di Diageo nel settore del vino.
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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