Germania


Le esportazioni di vino nel mondo – aggiornamento primo semestre 2015

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Fonte: dati delle dogane, ISTAT, Corriere Vinicolo

Le dinamiche valutarie stanno fortemente influenzando le posizioni nel commercio globale di vino. La rivalutazione del dollaro americano è particolarmente evidente nel primo semestre, in cui si confronta il periodo più debole del recente passato (1.37 nei primi 6 mesi 2014) con il momento in cui la valuta americana ha raggiunto il suo picco (per una media sul semestre di 1.116): quindi, +23%. Non devono dunque stupire i balzi del 20% dell’export americano, quando tradotto in Euro, e del 16% delle esportazioni cilene. Non deve nemmeno stupire che la “posizione” dell’Italia si sia leggermente deteriorata per questo motivo, dopo anni in cui abbiamo costantemente guadagnato qualche fettina nella torta del commercio mondiale a valore (perdendola peraltro in termini di volumi). Il quadro generale vede un incremento dell’8% del valore dei vini esportati dai 9 principali paesi produttori, da 9.6 a 10.4 miliardi di euro, dopo un calo del 2-3% registrato nel primo semestre 2014. Questo dato, come dicevamo, sconta un effetto cambio molto difficile da scorporare, ma siccome il vino viene principalmente prodotto in Euro e sempre più bevuto in dollari, probabilmente togliere l’effetto cambio significa anche ignorare una parte importante della storia. Andiamo ai dati.

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Il valore della produzione di vino nel mondo – stima INDV 2014

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Ripropongo quest’anno il calcolo del valore della produzione di vino nel mondo, che calcolo secondo un modo molto simpatico proposto originariamente da Calwine. Sostanzialmente si tratta di usare il valore medio al litro delle esportazioni (2014) come metro per valorizzare l’intera produzione (2014 anch’essa). Naturalmente ciò presuppone che il valore unitario del vino prodotto e bevuto localmente sia lo stesso di quello esportato. Ci sono ragioni pro e contro il metodo, certamente funziona perfettamente per i grandi esportatori come l’Australia, meno bene per gli americani per esempio, e non c’è purtroppo traccia dei cinesi vista l’esiguità delle loro esportazioni di vino.

Passando ai numeri, il settore sembra crescere a un ritmo del 2.5-3% annuo in valore (nominale). La chiara leadership è quella della Francia, che nel 2014 ha quasi ritoccato il record del 2011, a oltre 25 miliardi di euro, grazie a una produzione molto elevata e a un prezzo medio di esportazione che nel complesso si è mantenuto stabile. Scende invece il valore della produzione italiana, a causa della scarsa vendemmia, mentre balza in modo evidente il valore del vino neozelandese e sudafricano. Proseguiamo nel dettaglio…

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La classifica dei marchi industriali del vino – The Power 100 drink brands 2015

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La classifica di Intangible Business 2015 sui maggiori marchi mondiali del settore spirits e vino ha spinto Concha y Toro a emettere un comunicato stampa trionfale, dove sottolinea come nell’ultima classifica sia il primo marchio mondiale del subsettore, avendo superato lo Champagne Moet & Chandon. E’ vero che Concha y Toro non era mai stata prima, aveva avuto davanti a turno proprio lo Champagne, ma prima di quello il marchio Gallo, che quest’anno è stato tra l’altro superato dal “figlio” Barefoot, seconda label del grande produttore. Come al solito noi andiamo un po’ più in la’ della classifica annuale ma mettiamo in fila gli ultimi anni per catturare i trend, sia per marchio che per la loro percezione di potenziale di crescita. Da questo punto di vista, come potrete leggere più avanti, le cose sono decisamente meglio degli scorsi anni: i punteggi assegnati alla “prospettiva di crescita” stanno migliorando e il settore vino/spumanti sembra avere una volta tanto un profilo migliore del resto dell’industria.

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I canali di vendita del vino nel mondo – report Wine Intelligence

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Qualche mese fa Wine Intelligence ha presentato a ProWein una carrellata dei canali di vendita del vino nei principali mercati mondiali. Il post di oggi cerca di riassumere la presentazione, con un contributo numerico relativo alla suddivisione a valore più recente nei 6 maggiori mercati, esclusa l’Italia che analizziamo già in modo molto dettagliato e per la quale i dati non sono così a valore aggiunto. Il quadro è variegato. Le enoteche e il canale online dominano e guadagnano nei mercati anglosassoni, mentre in Europa continentale è la grande distribuzione a farla da padrona, in Germania soprattutto il canale hard discount (che la dice tutta sull’approccio qualità/prezzo del consumatore tedesco… e vi posso dire che diverse aziende italiane lo hanno dolorosamente toccato con mano). Il primo grafico cerca di fare il punto della situazione “cross country”. Sorprendentemente la grande distribuzione non ha una forza così rilevante in USA e Giappone…

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I consumi di vino nel mondo 2014 – aggiornamento OIV

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Fonte: OIV

Nella nota di OIV di fine aprile l’andamento dei consumi di vino è stato rivisto al ribasso rispetto alle stime precedenti. La realtà dei fatti è che il consumo di vino oscilla da diversi anni tra 240 e 245 milioni di ettolitri e che l’abbrivio degli anni pre crisi (quella globale del 2009, non l’agonia italiana) si è perduto perchè in una serie di paesi non si cresce più. Il mercato americano si conferma il più importante del mondo e l’unico con crescita quantitativamente interessanti (0.5-1 milione di ettolitri in più ogni anno da diversi anni), anche se con dati un po’ rivisti rispetto al passato. La seconda cosa da notare è che la Francia sembra aver preso la via del ribasso, qualche anno dopo l’Italia. La terza è che la Cina sembra aver subito un calo dei consumi di vino molto significativo, oltre 1 milione di ettolitri nel corso del 2014. Chiudiamo con l’Italia dove OIV attesta un consumo di vino calato del 6% nel 2014 a 20.4 milioni di ettolitri, minimo storico e peggiore performance insieme a Russia e Cina (che da mercati emergenti sembrano essere diventati immergenti). Direi che queste sono le cose da portare a casa da questo post sui consumi 2014, che ora però andiamo ad analizzare più in dettaglio.

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