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Proprio in un anno disgraziato per la produzione di vino Sartori mette a segno dei risultati di tutto rispetto. Ciò è in parte legato alla caratteristica peculiare dell’azienda, che non è impegnata nella fase agricola. In questo senso è probabile che gli impatti della scarsità di prodotto si facciano sentire più avanti, attraverso gli acquisti delle materie prime, invece che direttamente sul minor volume di uva prodotto nell’anno. Fatta questa premessa, Sartori è riuscita a difendere le sue posizioni in mercati critici come il Regno Unito (+6%), ma soprattutto ha fatto un balzo vicino al 20% delle vendite italiane. Ne esce un bilancio con 49 milioni di fatturato, +8% e massimo storico per l’azienda, e un EBITDA di 3 milioni, +11% dopo i dati non buoni del 2016. Nonostante un aumento del capitale circolante, l’indebitamento rimane sotto controllo. In questa relazione 2017 appare molto spesso la parola marketing e in questa direzione vanno gli sforzi (e i rilievi al mondo italiano del vino, bravo a fare ma non a vendere): Sartori ha aperto un punto vendita in Valpolicella, come già hanno fatto e stanno programmando alcuni colleghi in zona.
Per quanto riguarda il 2018, nonostante il calo produttivo del 2017 implicherà aumenti importanti dei prezzi delle materie prime, Sartori è riuscita a rinnovare la maggior parte dei contratti di distribuzione con la GDO e ha ulteriormente incrementato la sua presenza con un nuovo imporante contratto nel Regno Unito, che insieme al resto potrebbe portare circa 4.5 milioni di euro di fatturato aggiuntivo. Non poco per un’azienda che fattura 49 milioni di euro.
Ma per ora passiamo all’analisi dei dati 2017.