Veneto


Masi – risultati 2016

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Non sono buone le notizie che vengono dal bilancio di Masi 2016. Le esportazioni di vino hanno subito una battuta d’arresto nella seconda metà dell’anno, invertendo la rotta, e nonostante l’Italia e l’acquisizione di Canevel (60% per 7 milioni di euro) abbia fornito un contributo molto positivo. In termini di margini, Masi ha subito una riduzione piuttosto marcata nel corso degli ultimi anni. A contribuire nel 2016 a questo calo c’è anche un impatto negativo dai contributi OCM, che sono calati di oltre 1 milione di euro, ma dall’altra parte come si legge dal comunicato, il forte aumento delle scorte ha supportato il margine industriale del 2016. Tutto dentro, Masi non è riuscita a confermare gli utili dell’anno scorso, subendo un calo del margine operativo lordo del 5% e del 9% dell’utile netto, nell’ambito di un incremento delle vendite del 5% (di cui il 3.6% in termini organici). L’andamento delle azioni in borsa è stato molto positivo da inizio anno, tanto da portare nei giorni precedenti all’annuncio le azioni al di sopra del livello di quotazione della primavera 2005 (EUR4.6 per azione). Prevedibilmente, questi dati e la poca visibilità sulla questione dei contributi OCM non gioveranno al titolo nel breve termine. Passiamo all’analisi dei dati.

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Il valore della produzione di vino in Italia – aggiornamento ISTAT 2015

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Aggiorno oggi le serie dei dati sul valore aggiunto della produzione di vino e di uva da vino che l’ISTAT pubblica ogni anno. Questa statistica è il “PIL” dell’industria del vino al livello della produzione, quindi escludendo il valore che viene poi aggiunto da chi imbottiglia, etichetta e commercializza i prodotti. Ero fermo al 2013, dato che ISTAT non produce più tabelle complete ma ci obbliga a spulciare il suo database per ottenere questi dati, che qui sono relativi al 2015 ma che sono anche stati ricalcolati (il 2013 del post di due anni fa non corrisponde al 2013 di questo post, per intenderci). Detto questo, il “numerone” di ISTAT per il valore della produzione di vino è pari a circa 3.5 miliardi di euro, +8% sul 2014, ma sotto il massimo storico toccato nel 2013 con 3.7 miliardi, mentre il valore aggiunto della produzione di uva da vino assomma a 1.3 miliardi di euro, anch’esso in recupero sul 2015 (+10%) ma leggermente sotto il massimo storico, sempre toccato nel 2013. Ne risulta un valore totale di 4.7 miliardi di euro, il secondo più elevato della storia dopo quello di 5 miliardi di euro del 2013. Chi vince? Nel lungo termine le regioni vincenti sono sicuramente il Veneto (+7.4% nel decennio 2005-2015), il Trentino Alto Adige (+6.5%), la Sardegna (+6.1%) e la Lombardia (+5.2%), tutte largamente sopra la crescita composta del decennio a livello italiano del 3.3% (a valori correnti, quindi comprensivi di inflazione). Tre di queste quattro regioni si caratterizzano per importanti quote di prodotto spumante. Ma andiamo a leggere qualche dato insieme.

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Conegliano Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore – vendite e esportazioni 2015

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Il rapporto su Conegliano Valdobbiadene è stato puntualmente presentato a metà dicembre e come sempre è ricco di dettagli. Per il terzo anno consecutivo la crescita del prodotto spumante DOCG, la punta di diamante del fenomeno del Prosecco, viene realizzata soprattutto in Italia, dove volumi e valore crescono nel 2015 del 12% e del 15% rispettivamente, rispetto a un ben più magro +1% e +7% realizzato nei nuovi mercati. L’Italia dunque rappresenta il 57% del valore della produzione del Conegliano Valdobbiadene spumante, 446 milioni di euro nel 2016 (+10%) per 78 milioni di bottiglie commercializzate (+7%), che a sua volta è il 93% del valore della produzione della zona vinicola. E questo 57% cresce rispetto al 2014 (55%) e al 2013 (53%) mettendo in luce un fatto che diventa sempre più evidente: i prodotti di alta qualità nel segmento degli spumanti fanno fatica a sfondare all’estero, dove il segmento è molto ben coperto dai prodotti francesi e, in parte, spagnoli. Qual è il problema “estero” del Conegliano Valdobbiadene? Beh, certamente di essere molto legato ai mercati di lingua tedesca rispetto a quelli di lingua inglese, che come ben sapete leggendo le pagine sulle esportazioni, sono il vero traino dell’incremento dell’export di vino spumante italiano. Passiamo a leggere qualche numero insieme.

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Veneto – produzione di vino 2015 – dati ISTAT

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Pur con grave ritardo comincio a pubblicare i dati produttivi di dettaglio delle maggiori regioni italiane. Si comincia dal Veneto, la regione “leader” in Italia per la produzione di vino, sia come volumi totali che come progressione della produzione nell’arco degli ultimi anni. Nel 2015 si sono prodotti 9.7 milioni di ettolitri di vino, il 20% del totale italiano, ma le percentuali salgono a quasi il 30% quando si restringe il campo ai vini bianchi e ai vini DOC. Un punto di riferimento chiaro per tutto il settore vinicolo italiano, guidato dalla progressione del Conegliano Valdobbiadene e Prosecco (vedere i dati in proposito della superficie vitata della provincia di Treviso), che anche nel 2016 dovrebbe aver confermato un livello produttivo molto rilevante (le stime parlano di circa 10 milioni di ettolitri).

Nel post troverete qualche nuova tabella. In particolare, ho deciso di rimettere i dati sulle superfici vitate provinciali, anche se alcuni dati sono secondo me “strani” (anno 2013 secondo me ha qualcosa di molto strano), e della produzione provinciale di uva, visto che la produzione di vino per provincia non consente un confronto negli anni dato che Istat in alcune annate ha inserito il mosto e in altre no. Forse con la produzione di uva abbiamo come si dice “tagliato la testa al toro”.

Passiamo ai dati.

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Zonin – risultati 2015

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Dopo qualche anno di assenza, ripropongo oggi i numeri di Zonin, di cui sono riuscito a ottenere i bilanci. L’azienda ha in questi anni messo a segno un forte progresso commerciale (le vendite sono raddoppiate tra il 2009 e il 2015), anche se i margini restano molto bassi per via della struttura del modello di business e l’utile netto è stato fortemente impattato dalle perdite sulle coperture cambi. Infatti Zonin tiene fuori dal perimetro aziendale le tenute italiane (mentre sono incluse quelle estere), che assorbono una parte immagino significativa dei profitti. La forte connotazione internazionale è certamente un punto di forza, anche se le vendite italiane proprio nel 2015 hanno visto un deciso incremento (+21%), che è corrisposto con una ridefinizione della strategia commerciale nei confronti della grande distribuzione, che continua nel 2016. Trainata anche dal Prosecco (che crea vendite ma mette anche pressione ai margini…), nella parte sulle previsioni 2016 Zonin lascia intravedere un altro anno di crescita simile al 2015: se così sarà il fatturato dovrebbe raggiungere quota 200 milioni di euro, accompagnato da un “incremento della redditività, maggiore attenzione sulla valorizzazione e distribuzione dei vari marchi e riduzione della posizione finanziaria netta”.

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