Spumanti


Esportazioni di spumante italiano – dati a novembre 2010

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Siamo quasi arrivati al giro di boa del primo anno con la nuova classificazione ISTAT per i vini spumanti. Come e’ stato commentato nel post lanciato da Maurizio Zanella, sarebbe il caso di vederci piu’ chiaro su cosa succede all’interno dei principali prodotti DOP Italiani. Diciamo che la visibilita’ che abbiamo in questo momento e’ che l’Asti spumante sta crescendo (recuperando?) meno di quanto non faccia la categoria degli spumanti in generale. I dati li vedete nell’ultima tabella: l’Asti cresce dell’8% a Novembre contro il +16% degli spumanti, dell’8% da inizio anno contro il +13% degli spumanti totali e del 9% contro il 12% sugli ultimi 12 mesi. Quello che e’ ancora piu’ vero e’ che questa differenza si amplia quando si guardano i volumi: +6% contro +17% della categoria a Novembre, +6% contro +20% da inizio anno. In parole povere, questo significa che mentre l’Asti sta “tenendo” il prezzo, il resto degli spumanti italiani stanno esportando volumi molto elevati a prezzi meno appetibili. Se questo e’ derivante dal mix (cioe’ si vendono meno spumanti a prezzi alti e piu’ spumanti a prezzi bassi) oppure da un calo del prezzo medio delle singole categorie, questo non e’ dato di saperlo. A guardare questi numeri sembra di poter dire che il calo dei prezzi sia soprattutto concentrato negli “altri” spumanti, cioe’ i non DOP e non Asti, dato che a Novembre hanno esportato a 1.86 euro al litro contro i 2.05 euro dei primi 11 mesi. Gli stessi numeri sugli spumanti DOP sono molto piu’ allineati: 3.47 contro 3.41. Di piu’ per ora non si puo’ dire, dato che il dato dell’anno precedente non e’ stato rilevato.



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Esportazioni di spumante italiano – dati a settembre 2010

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Fonte: ISTAT
La prima novita’ del blog del 2010 e’ relative agli spumanti. Con un piccolo lavoro durante le vacanze ho approntato un database per tracciare le esportazioni della categoria nelle tre principali categorie: Asti spumanti, spumanti DOP e tutto il resto. In realta’ in “tutto il resto” si potrebbe fare ulteriori suddivisioni, ma nessuna e’ rilevante o aiuta nell’analisi. Sarebbe interessante avere un’ideal del metodo classico italiano, che pero’ e’ annegato dentro i DOP dove “risiede” anche il Prosecco. Pazienza. In questo primo post vi presento la base dei dati e una infarinatura su come si leggono e su quali sono i driver principali. I dati non sono ancora completi perche’ la nuova classificazione e’ partita a inizio 2010 e prima di quella data ci sono soltanto i dati totali e quelli relativi all’Asti.



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Champagne: risultati principali aziende primo semestre 2010

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Le aziende dello Champagne hanno intrapreso la via della ripresa. Lo hanno fatto pero’, per ora, in modo non molto profittevole, a parte il leader LVMH. Analizziamo oggi i dati di Lanson Boizel Chanoine, Laurent Perrier, Vranken Pommery e del leader LVMH. Le aziende hanno marchi diversi e hanno seguito strategie diverse. Da un punto di vista puramente commerciale, la ripresa si e’ materializzata con un incremento delle vendite annue a giugno di circa il 9% rispetto al livello di fine anno. Chi pero’ e cresciuto di piu’ non e’ riuscito a trasformare le maggiori vendite in profitti. Anzi, possiamo concludere che per ora l’unico operatore che ha fatto vedere un reale rimbalzo degli utili (manca all’appello Laurent Perrier che chiude a fine settembre) e’ il colosso LVMH. Invece, Vranken Pommery ha fatto registrare un balzo delle vendite del 45% nel semestre e quindi del 15% sull’anno mobile ma non ha registrato alcun progresso nelle vendite: e’ oggi l’operatore meno profittevole tra quelli che analizziamo, con un margine del 10% circa negli ultimi 12 mesi.



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Laurent Perrier – risultati 2009 e vendite primo semestre 2010

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Abbiamo lasciato un po’ da parte le aziende dello Champagne. Torniamo oggi sui risultati 2009 di Laurent Perrier (chiusura Marzo 2010), che mostrano in pieno l’impatto della crisi. Questi numeri sono probabilmente il punto piu’ basso del percorso per il gruppo francese, con un ulteriore calo delle vendite del 5%, che pero’ e’ dovuto al calo del prezzo-mix invece che dei volumi. Di conseguenza i margini ne hanno ulteriormente risentito. Il magazzino continua a crescere e i parametri del debito si deteriorano. La ripresa e’ pero’ dietro l’angolo, dato che le vendite a giugno hanno cominciato a marciare per il verso giusto (+17%), cosi’ come era visibile anche dai numeri dell’ultimo trimestre fiscale (+18% tra gennaio e marzo 2010). Forti di questa ripresa, i manager di LP hanno rilanciato gli obiettivi di profittabilita’ che storicamente hanno sempre avuto: un margine operativo del 30% e un ritorno sul capitale investito del 15%. Hanno anche rilanciato la validita’ del modello: “The business model is built to last” si legge nell’ultima slide della loro presentazione. Nel 2007-08 c’erano quasi arrivati: 26% margine, 14% ritorno sul capitale investito. Ora sono davvero molto lontani: nel 2009-10 sono al 17% come margine e al 5% come ritorno sul capitale. L’obiettivo e’ chiaro, il tempo che ci impiegheranno a raggiungerlo un po’ meno.



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LVMH – risultati primo semestre 2010

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I risultati del primo semestre di LVMH (che e’ il leader mondiale nel segmento Champagne) mostrano un parziale recupero di vendite e margini, che comunque restano largamente al di sotto di due anni fa, prima della crisi. Cio’ e’ tanto piu’ vero se restringiamo l’analisi al sottosegmento Champagne&Wine, rispetto all’intera divisione Wine&Spirits del gruppo: se il Cognac ha recuperato oltre l’80% degli utili persi tra il 2008 e il 2009, nel segmento vini e Champagne soltanto il 35% circa del calo degli utili e’ stato ripreso con i primi 6 mesi. E i primi 6 mesi del 2010 sono stati piuttosto interessanti, caratterizzati secondo l’azienda da un “re-stocking” che non si ripetera’ nei prossimi mesi (anzi, prevedono un nuovo movimento di de-stocking, cioe’ di riduzione delle scorte nella distribuzione).



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