bilancio 2016


Advini – risultati 2016

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Anche se i numeri sembrano particolarmente buoni a prima vista, il 2016 di Advini è stato molto aiutato un significativo provento straordinario che di fatto spiega per intero la progressione del margine e degli utili, altrimenti fermi a 5 milioni di euro (e non 10 come riportato). A crescere nel 2016 è invece il debito dell’azienda, dato che continuano gli investimenti: nel 2016 sono in tutto 58 milioni di euro, un’enormità rispetto al valore dell’azienda (136 milioni di valore di mercato, qualche interesse di minoranza e 150 miloni di debito, quindi poco meno di 300 milioni in tutto). Di questi 13 sono veri e propri investimenti (il doppio degli ammortamenti a dimostrare il forte ciclo in atto) e ben 45 sono acquisizioni: Maison Champy in Borgogna (22 ettari), 250 ettari di  vigneto nel Bordeaux (con l’ingresso a compensare parte della botta di Credit Agricole con il 5% del capitale), Chateau Roquefeuille in Provenza (100 ettari), Domaine Cazes nel Roussillon (200 ettari biodinamici di “Cotes”), Bonheur Wine Estate in Sud Africa (72 ettari di vigneto nello Stellenbosch) più qualche piccola cosa qua e là nel segmento dei corsi di vino e dell’ecommerce. Insomma, lo sforzo è evidente e si ribatte in modo molto chiaro sul debito, che balza appunto a 150 milioni di euro, 7 volte il MOL dichiarato ma 10 volte quello “rettificato” per le componenti non ricorrenti. Forse a 500 milioni di vendite nel 2020 ci arrivano anche, però sarà necessario cominciare a vedere un po’ di crescita organica, che continua a mancare… passiamo ai dati.

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Concha y Toro – risultati 2016

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Lo scenario per Concha y Toro è cambiato piuttosto rapidamente negli ultimi mesi. Brexit ha determinato una forte contrazione delle vendite nel mercato inglese nella seconda e critica parte dell’anno, mentre la vendemmia 2016, impattata da pesanti piogge nel periodo della raccolta, ha avuto un impatto negativo sui costi di produzione. Se dunque a settembre 2016 celebravamo un semestre in forte progresso, con utili in crescita del 30%, nella seconda metà dell’anno gli stessi sono calati del 20%. E il saldo, per via dell’importanza del secondo semestre finisce di poco in territorio negativo. Si è guastato il punto di forza storico del vino cileno almeno fino ad ora, che sono le esportazioni, con perdite di quota in alcuni mercati storici non completamente compensati dal balzo nel mercato cinese (+43% per CYT). Il titolo in borsa è stabile da inizio anno intorno a 34 dollari, con un valore di mercato di 1.3 miliardi di dollari americani, cui si aggiunge un debito di circa 300 milioni per giungere a un valore di impresa di circa 1.55 miliardi di dollari: le azioni trattano quindi a 2.4x il fatturato, 11.3x l’EBITDA e 14.9x l’utile operativo. Ma passiamo ad analizzare i numeri.

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Italian Wine Brands – risultati 2016

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La metamorfosi di Italian Wine Brands è continuata nel secondo semestre del 2016 e ha portato a una chiusura d’anno con utili in calo del 15% circa. All’interno di questo trend negativo, caratterizzato dalla debolezza del B2C (ex Giordano) e dell’attività italiana, ci sono anche dei segnali positivi, come la ripartenza delle vendite via internet (+47% dopo il +15% del primo semestre) e il forte sviluppo nel mercato svizzero (+82% nel secondo semestre). La struttura finanziaria di Italian Wine Brands migliora in modo sensibile, con un debito calato a 10 milioni di euro (da 20 milioni), derivante da un forte miglioramento del capitale circolante e dal forte contenimento degli investimenti, entrambi fattori potenzialmente non sostenibili nel futuro. Le previsioni sul 2017 sono improntate sul recupero dei margini: lo sforzo di internazionalizzazione e di spostamento verso internet non è venuto gratis, ma ha prodotto a delle perdite, che il management ritiene di poter recuperare nel 2017, riportando l’EBITDA margin (7.8% nel 2016) al livello del 2014/15 (oltre il 9%). Passiamo all’analisi dei numeri.

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Constellation Brands – risultati 2016 e previsioni 2017

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Gli ultimi tre mesi del 2016/17 per Constellation Brands sono stati molto soddisfacenti, tanto da fargli superare del 2% circa le indicazioni di utile per azione 2017. E sulla medesima lunghezza d’onda sono le indicazioni per quest’anno: il management si attende un utile per azione tra 7.7 e 8 dollari per azione, il che significa tra il 14% e il 18% in più dell’anno appena concluso e un livello al di sopra dell’indicazione di medio termine di una crescita annua del 10%. Sulla base dei dati 2016 e di queste indicazioni le azioni di CBrands sono salite di circa 10 dollari a 170 dollari, riguadagnando il livello di ottobre 2016, prima delle scioccanti dichiarazioni di Trump sul Messico (dove CB produce la birra) e sui potenziali dazi sui prodotti importati. Tornando ai numeri del 2016, le cifre vanno lette considerando le operazioni straordinarie compiute nel segmento del vino, con la vendita del business canadese e le acquisizioni in USA. Il segmento vino/spirits ha chiuso il 2016 con vendite in crescita del 6% (ma in leggero calo per la vendita del Canada nell’ultimo trimestre) e con margini record, saliti al 25.8%. Ritmi ben diversi quelli della birra, dove la crescita delle vendite supera il 16% e il margine viaggia intorno al 32%. Passiamo all’analisi dei dati.

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Masi – risultati 2016

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Non sono buone le notizie che vengono dal bilancio di Masi 2016. Le esportazioni di vino hanno subito una battuta d’arresto nella seconda metà dell’anno, invertendo la rotta, e nonostante l’Italia e l’acquisizione di Canevel (60% per 7 milioni di euro) abbia fornito un contributo molto positivo. In termini di margini, Masi ha subito una riduzione piuttosto marcata nel corso degli ultimi anni. A contribuire nel 2016 a questo calo c’è anche un impatto negativo dai contributi OCM, che sono calati di oltre 1 milione di euro, ma dall’altra parte come si legge dal comunicato, il forte aumento delle scorte ha supportato il margine industriale del 2016. Tutto dentro, Masi non è riuscita a confermare gli utili dell’anno scorso, subendo un calo del margine operativo lordo del 5% e del 9% dell’utile netto, nell’ambito di un incremento delle vendite del 5% (di cui il 3.6% in termini organici). L’andamento delle azioni in borsa è stato molto positivo da inizio anno, tanto da portare nei giorni precedenti all’annuncio le azioni al di sopra del livello di quotazione della primavera 2005 (EUR4.6 per azione). Prevedibilmente, questi dati e la poca visibilità sulla questione dei contributi OCM non gioveranno al titolo nel breve termine. Passiamo all’analisi dei dati.

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