Vranken Pommery ha chiuso i primi sei mesi dell’anno mostrando una leggera ripresa dellle vendite e degli utili, che restano però decisamente lontani dal passato, anche a causa del deconsolidamento di Listel, ora consolidata solo come contributo agli utili (“ad equity”, come si dice). Come vedremo tra un paio di giorni per Lanson, siamo di fronte a una ripresa del mercato francese (+10%), mentre l’andamento del fatturato estero è stato piuttosto negativo (-7%), in quest’ultimo caso fattore non rilevabile nell’azienda concorrente. La strategia resta invariata, con il lancio di nuovi prodoti (tra gli altri, uno Champagne da consumare con il ghiaccio…) e un forte investimento nella controllata Listel per convertire tutti i 600 ettari al biologico (200 finora). Come sempre, nonostante la perdita e l’aumento del debito (che cresce più del valore del magazzino…), il management si dice fiducioso, anche se di obiettivi non ne vengono forniti…
bilancio 2016
Delegat Group – risultati 2016
1 commentoMondi lontani quelli della Nuova Zelanda, però sono contento di aver investito tempo nell’analisi di Delegat’s Group perché ci troviamo oggi di fronte a un’azienda vinicola da 160 milioni di euro di fatturato (243m di dollari locali), con un margine operativo del 24% e che continua a investire pesantemente in vigneti e impianti (la bellezza di 76 milioni di euro, quasi la metà del fatturato, nel 2016), per finanziare una crescita attesa di volumi del 40-45% nel corso dei prossimi 5 anni, principalmente da realizzare in USA e Canada.
L’azienda ha una valutazione borsistica di 580 milioni di dollari locali, 384 milioni di euro, e mettendoci dentro il debito arriviamo a 860 milioni di valore d’impresa (571 milioni di euro). Se ipotizziamo per il 2017 una crescita del 10%, che è quello che si aspetta l’azienda in termini di volume (ma i cambi potrebbero giocare qualche brutto scherzetto), possiamo dire che la valutazione borsistica attuale è pari a 3.2x le vendite, 10.7x il margine operativo lordo, 12.8x l’utile operativo e 14x l’utile netto (rapportato alla capitalizzazione di mercato). Poco o tanto? Questi multipli sono secondo me “giusti” se si considera 1) il percorso di crescita atteso, 40% in 5 anni significa 8% all’anno: 2) l’attività estremamente profittevole (24% margine operativo).
Ma torniamo a guardare i numeri del 2016, considerando che ci focalizziamo sui risultati aggiustati per le variazioni del valore dei vigneti, che vengono contabilizzati ma che distorcono i dati di anno in anno. Il cambio attuale euro contro dollaro neozelandese è 1.51, il che significa che potete tradurre tutti i dati in euro dividendo per questo valore.
Cavit – risultati 2015/16
nessun commentoIl bilancio 2016 (maggio 2016) di CAVIT è tutto orientato verso il segno più. Crescono le vendite di un sano 7% a 178 milioni, e questo non succedeva dal 2011, crescono i margini e la generazione di cassa, per quanto siamo comunque di fronte a una cooperativa. Infine, anche i volumi trattati dalla cooperativa, circa 658mila ettolitri, sono cresciuti del 3% rispetto allo scorso anno. L’acquisizione di Kessler Sekt si è rivelata di successo e CAVIT sta esportando le sue basi spumanti di qualità dall’Italia per essere processate e imbottigliate in Germania, dove la controllata ha realizzato un fatturato di 7.2 milioni di euro (+9%), rispetto ai 178 consolidati. L’evoluzione della gestione è vista positivamente, con un andamento incoraggiante delle vendite estive (2016) e un piano di investimenti senza particolari picchi fino al 2020, quando la cooperativa dovrà intervenire con un rinnovamento importante delle strutture italiane. Passiamo ai dettagli.
Constellation Brands – risultati primo semestre 2016
nessun commentoNemmeno nel secondo trimestre 2016/17 si è fermata la corsa di Constellation Brands. L’azienda, oltre ad annunciare una nuova acquisizione che le consente di entrare nel segmento dell’American whyskey (High West distillery per USD160 milioni), ha continuato a macinare profitti e crescita. Come sempre la birra è il vero traino (in crescita del 15% anche nel secondo trimestre, principalmente grazie ai maggiori volumi), ma anche i risultati del segmento vino sono molto incoraggianti, con margini in ulteriore miglioramento e una accelerazione della crescita organica dal 6% all’8% nel secondo trimestre, in questo caso con un maggiore apporto del prezzo-mix e grazie a qualche consegna anticipata in previsione del secondo semestre. Ciò ha convinto l’azienda a rialzare del 3% circa le attese di utili per l’anno fiscale terminante a febbraio 2017, dettagliato nel grafico qui sopra. Le azioni si sono mosse di conseguenza e oggi l’azienda ha raggiunto un valore di 34 miliardi di dollari, il 19% in più di inizio anno. Prossima mossa? Da qualche tempo già avevo accennato alla possibilità di una separazione birra-vino. Se quest’operazione probabilmente non capita, qualcosa di simile sembra all’orizzonte. Constellation Brands ha infatti deciso di mettere in vendita il business del vino canadese, per focalizzarsi sulla parte americana. Questa operazione, che potrebbe essere una quotazione sul mercato, ma anche una vendita diretta (un fondo pensione sembra molto interessato) potrebbe consentire all’azienda americana di incassare oltre 1 miliardo di dollari, per un’attività che genera circa 650 milioni di dollari di vendite (rispetto a 2.6 miliardi di tutto il segmento vino) e che fu comperata 10 anni fa per una cifra molto simile. Vedremo nei prossimi mesi che cosa succede!
Passiamo all’analisi dei dati.
Italian Wine Brands – risultati primo semestre 2016
nessun commentoAnalizzare i dati di IWB purtroppo non è semplice, visto l’innumerevole quantità di aggiustamenti che il management ha ritenuto di portare ai numeri, che includono anche poste prettamente operative quali una campagna pubblicitaria televisiva. Detto questo, l’azienda continua a subire l’impatto di due fattori: 1) l’esposizione al mercato italiano, 30% circa, che risulta difficile particolarmente nel segmento di Giordano Vini e 2) in misura direi preponderante il calo strutturale del canale di vendita che ha reso Giordano famoso, il telefono, che cala dell’11% ma rappresenta ancora il 30% delle vendite. Nel primo semestre sebbene le vendite via internet siano cresciute, il canale di vendita televisivo è calato e ciò ha determinato l’andamento negativo del fatturato consolidato (65 milioni, -2%), nonostante il forte incremento di vendite della divisione B2B Provinco. A oltre un anno dall’aggregazione, si può dire che per ora le sinergie tra le due entità sono servite a tamponare il calo di utili di Giordano, che sembra strutturale: il MOL consolidato del primo semestre è stabile se aggiustato, mentre cala dell’11% prima degli aggiustamenti. L’azienda mantiene un livello di indebitamento piuttosto contenuto (23 milioni di euro, meno di due volte il MOL), ma certamente le promesse espresse in fase di quotazione non sono per ora tradotte in numeri. Di nuovo, non perché le sinergie non stiano emergendo (come dichiarato dai dirigenti nel comunicato stampa), ma più semplicemente perché la l’attività di Giordano è purtroppo sotto forte pressione. Passiamo ad analizzare i numeri.