Australia


Australia – produzione di vino 2016

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Intanto, per chi legge in diretta, buon 2017. La produzione di vino in Australia nel 2016 è stata tra le più ricche degli ultimi anni. Secondo la WFA, si sono raccolti ben 1.8 milioni di tonnellate di uva (loro non forniscono dati in ettolitri ma in tonnellate di uva), un livello toccato soltanto nel 2013 e negli anni precedenti al 2008. A questo incremento produttivo si associa anche un forte incremento del prezzo medio delle uve (riaggiornato rispetto ai dati che avevamo lo scorso anno), il che ha portato l’industria vinicole australiana a un livello di valore della produzione agricola vicino a 1 miliardo di dollari australiani, anche in questo caso un record degli ultimi anni: non vedevamo un dato simile dal grande crollo del 2008; mi sembra questo un buon risultato soprattutto perché arriva in uno scenario di graduale stabilizzazione del rapporto di cambio australiano, soprattutto rispetto all’Euro. Ma andiamo a leggere qualche dato insieme.

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La produzione di vino nel mondo 2016 – prima stima OIV

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Stanco di vedere I dati sbagliati riguardo alla produzione italiana di vino, da questo post ho deciso di passare a una versione “I numeri del vino – OIV” per quanto riguarda l’aggiornamento della produzione mondiale. Semplicemente, ho sostituito i dati OIV con quelli provenienti dagli uffici statistici di Francia, Italia e Spagna. La differenza non è importante ma comunque c’è. Parliamo di 4-4.5 milioni di ettolitri “di troppo” nella stima OIV rispetto alle nostre evidenze, che naturalmente fanno riferimento alla produzione di vino esclusi mosti e succhi d’uva (come anche specificato nelle tabelle OIV che abbiamo integrato).

Bene, il 2016 si prevede essere una annata largamente sotto media, circa 260 milioni di ettolitri prodotti contro la media storica di 267 milioni circa, quindi il 3% meno, che diventa -5% quando il confronto viene fatto con il 2015. Dove manca la produzione? Non certamente da noi, come ben sapete. Ma piuttosto in Francia, dove manca il 10% del prodotto rispetto alla media e, soprattutto, in Argentina, Cile e Sud Africa, dove la produzione sembra aver subito un tonfo molto significativo. Siamo quindi di fronte al quarto anno consecutivo in cui la forbice produttiva tra Europa e Resto del mondo si allarga. Andiamo a leggere qualche numero insieme.

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I consumi di vino totali e pro-capite 2015 – aggiornamento OIV

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Come ben sapete i dati OIV mi danno sempre molto da pensare, essendo un mix di dati presi qua e là, talvolta poco rispondenti alle nostre evidenze. Detto questo, è ora di aggiornare i dati sui consumi di vino al 2015. Le novità rispetto ai trend visti negli ultimi anni non sono di poco conto: il trend di calo strutturale dei consumi in alcuni mercati sembra essersi arrestato nel 2015. Stiamo parlando di grandi paesi consumatori come l’Italia (ed effettivamente questo dato risponde abbastanza ad alcune evidenze ISTAT) o la Spagna, mentre proseguono nel loro progresso gli USA, ormai il principale mercato mondiale senza discussioni, con 31 milioni di ettolitri consumati nel 2015 sul totale di 240 milioni. In difficoltà il mercato francese, unico negativo tra i grandi consumatori. Questi 240 milioni, se confermati, potrebbero rappresentare un marginale incremento rispetto al 2014, che si era fermato secondo OIV a 239.1 milioni. Se consideriamo quindi i dati delle ultime due vendemmie, 2014 e 2015, di 270-275 milioni di ettolitri e che circa 30 milioni di ettolitri sono “bevuti” dagli usi industriali e non dall’uomo, siamo di fronte a un mercato in sostanziale equilibrio, dove sia il consumo che la produzione (vedi superficie vitata ormai bloccata a 7.5 milioni di ettari) sono fermi. Passiamo a commentare insieme qualche dato.

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Le esportazioni di vino nel mondo – aggiornamento primo semestre 2016

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Fonte: elaborazioni I numeri del vino su dati doganali e UN Comtrade

Ragioniamo oggi sul quadro delle esportazioni mondiali di vino nei primi 6 mesi del 2016, dopo aver analizzato i dati puntuali dei diversi paesi produttori. Il primo grafico vi fornisce una buona approssimazione: le esportazioni globalmente non sono cresciute, se sommiamo i dati dei primi 11 paesi produttori mondiali. Il valore esportato è stato di circa 11.4-11.5 miliardi di euro, stabile rispetto allo scorso anno (quando peraltro balzò del 10% a fronte del rafforzamento del dollaro americano), mentre i volumi esportati sono scesi del 2% a circa 45 milioni di ettolitri, dopo essersi attestati al picco storico nel semestre dello scorso anno. In questo contesto, l’andamento dell’Italia va visto in chiave positiva, anche se sappiamo bene che una volta esaurita la spinta dei vini spumanti, probabilmente il nostro export avrà qualche problema a stare al passo degli altri. Per intanto vale la pena di godersi il primato: una quota di mercato del 22.7% sul valore di questo campione di paesi, la più alta di sempre, una crescita che sfiora il 3%, la più alta tra questi paesi. Se Italia, Spagna ma anche Francia vanno bene, sono andate male le esportazioni di Australia, USA ma anche di tutti gli altri paesi. Un semestre strano, quindi, con il vecchio mondo alla riscossa… andiamo a leggere i dati insieme.

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Australia – esportazioni di vino primo semestre 2016

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Le esportazioni australiane non hanno ripetuto l’exploit del 2015 nel corso dei primi 6 mesi di quest’anno, sia che le si guardi in Euro che in dollari o nei dollari australiani. I dati pubblicati da UN Comtrade indicano un totale export in calo del 5% a 672 milioni di euro, interamente legato alla caduta delle esportazioni di vino sfuso, che hanno in passato rappresentato un forte supporto al settore australiano del vino. Il prodotto sta perdendo quota in USA e nel Regno Unito da diversi anni e nel primo semestre la crescita in Cina (+27%, con un raddoppio nel corso degli ultimi 2 anni) non è servita a compensare. Come vedremo domenica sera, non e’ pero’ ancora venuto il momento in cui l’Australia lascerà il posto agli USA come quinta potenza mondiale nell’export di vino, visto che gli USA hanno accusato il colpo della rivalutazione del dollaro nei primi mesi del 2016. Andiamo ad analizzare i dati.

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