Spumanti


Sektkellerei Schloss Wachenheim AG – presentazione e risultati 2009-10

nessun commento


E’ un po’ di tempo che giro intorno a questa azienda, la Sektkellerei Schloss Wachenheim AG. Sono sempre stato scoraggiato dai bilanci mai tradotti in inglese che mi lasciano nel buio totale della ostica lingua tedesca. Pero’ oggi credo sia importante cominciare a guardarla, perche’ la SSW (cosi’ la chiamo di qui in avanti) ha una dimensione e un’esposizione di mercato che possono essere un interessante riferimento per gli spumanti italiani. Chi e’ questa SSW? E’ un produttore di vino spumante che nasce come un operatore locale tedesco che che si e’ espanso all’estero, principalmente in Francia e in Est Europa. Oggi le sue vendite di circa EUR267 milioni sono quasi esattamente divise tra questi tre mercati: il 33% e’ fatto nel mercato domestico, il 36% in Est Europa (dove l’azienda opera a sua volta attraverso un’altra azienda quotata) e il restante 31% e’ realizzato in Francia. Il suo marchio “bandiera” e’ Faber, ma anche Muscador in Francia e’ un nome piuttosto conosciuto nel mercato francese. Visto che qualcuno si ricordera’, questa NON e’ l’azienda che ha comperato Mionetto, che invece non e’ quotata ed e’ molto piu’ grande. Questo post pero’ ha l’obiettivo di richiamare la vostra attenzione sulla presenza di aziende medio-grandi in mercati come la Germania che operano nel segmento degli spumanti: anche l’Italia meriterebbe di avere un soggetto di queste dimensioni con una struttura azionaria aperta al mercato… Cerchero’ di dribblare la lingua tedesca e a tenervi aggiornato nei prossimi mesi…



Continua a leggere »

Esportazioni di spumante italiano – dati a novembre 2010

1 commento


Siamo quasi arrivati al giro di boa del primo anno con la nuova classificazione ISTAT per i vini spumanti. Come e’ stato commentato nel post lanciato da Maurizio Zanella, sarebbe il caso di vederci piu’ chiaro su cosa succede all’interno dei principali prodotti DOP Italiani. Diciamo che la visibilita’ che abbiamo in questo momento e’ che l’Asti spumante sta crescendo (recuperando?) meno di quanto non faccia la categoria degli spumanti in generale. I dati li vedete nell’ultima tabella: l’Asti cresce dell’8% a Novembre contro il +16% degli spumanti, dell’8% da inizio anno contro il +13% degli spumanti totali e del 9% contro il 12% sugli ultimi 12 mesi. Quello che e’ ancora piu’ vero e’ che questa differenza si amplia quando si guardano i volumi: +6% contro +17% della categoria a Novembre, +6% contro +20% da inizio anno. In parole povere, questo significa che mentre l’Asti sta “tenendo” il prezzo, il resto degli spumanti italiani stanno esportando volumi molto elevati a prezzi meno appetibili. Se questo e’ derivante dal mix (cioe’ si vendono meno spumanti a prezzi alti e piu’ spumanti a prezzi bassi) oppure da un calo del prezzo medio delle singole categorie, questo non e’ dato di saperlo. A guardare questi numeri sembra di poter dire che il calo dei prezzi sia soprattutto concentrato negli “altri” spumanti, cioe’ i non DOP e non Asti, dato che a Novembre hanno esportato a 1.86 euro al litro contro i 2.05 euro dei primi 11 mesi. Gli stessi numeri sugli spumanti DOP sono molto piu’ allineati: 3.47 contro 3.41. Di piu’ per ora non si puo’ dire, dato che il dato dell’anno precedente non e’ stato rilevato.



Continua a leggere »

Italia – esportazioni di vino – aggiornamento novembre 2010

nessun commento


Eccoci all’appuntamento con le esportazioni a novembre, che ancora una volta sono cresciute di oltre il 10% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. I numeri sono eccellenti sotto tutti i punti di vista: Novembre e’ cresciuto del 16%, le esportazioni dall’inizio dell’anno sono in crescita del 10% e se allarghiamo sui 12 mesi siamo a +9.5%. Incomincia a migliorare anche il quadro del prezzo medio dell’export, anche se le nostre esportazioni di vino sfuso (circa 7 milioni di ettolitri annui) sono oggi vendute a un prezzo di 0.45 euro al litro, un livello troppo basso per immaginare che i produttori italiani possano guadagnare bene. I grandi numeri sono presto detti: dall’inizio dell’anno le esportazioni sono state 3.47 miliardi di euro (contro importazioni per 254 milioni), a livello annuo si viaggia sui 3.75-3.8 miliardi di euro. A questo ritmo si viaggia con circa 50 milioni in piu’ al mese rispetto all’anno precedente, il che significa che entro meta’ del prossimo anno (anche assumendo un assestamento) si potrebbe raggiungere il traguardo dei 4 miliardi.



Continua a leggere »

La valutazione delle aziende vinicole in Borsa – aggiornamento Febbraio 2010

nessun commento


E’ ormai molto tempo che abbiamo abbandonato il filone della valutazione borsistica delle aziende vinicole. Ho fatto un po’ di lavoro, recuperando i vecchi multipli e compilandone di nuovi per darvi un quadro della situazione. E’ un quadro parziale ma e’ quanto di piu’ preciso mi sento di potervi dare. Il mondo del vino e della borsa non vanno molto d’accordo, ce lo siamo sempre detti. Ci sono pochi operatori “puri” nel mondo del vino quotati nelle borse e spesso sono di piccola dimensione. A venire, la quotazione di Treasury Wine Estates potrebbe dare un utile punto di riferimenti circa il valore di una grande attivita’ vinicola. Per ora accontentiamoci di questi multipli.



Continua a leggere »

Lo Spumante e lo Champagne. Intervento del Consorzio per la tutela del Franciacorta. Di Maurizio Zanella

8 commenti

Ricevo questo intervento di Maurizio Zanella che volentieri pubblico, sulla linea dei numeri anche di recente pubblicati.

Le festività natalizie rappresentano, da sempre nella nostra cultura, il momento più importante dell’anno per il brindisi che accompagna le grandi cene organizzate per festeggiare l’inizio del nuovo anno.
A partire dallo scorso mese di dicembre e in gennaio ho letto, con crescente stupore, l’enorme quantità di notizie riprese da numerosi media derivate da informazioni diffuse da vari enti/associazioni contenenti dati di vendita delle bollicine Made in Italy nel mondo, i consumi previsti durante le festività e soprattutto la notizia che lo spumante italiano avrebbe superato lo Champagne per quanto concerne i volumi di vendita.
Mi preme segnalarle che in particolare quest’ultima affermazione non solo non abbia alcun senso ma concorra anche a diffondere una profonda disinformazione nei confronti dell’opinione pubblica. Infatti, mentre per l’Italia si tengono in considerazione tutti i vini spumanti prodotti con metodo e con qualità e prezzo molto diversi fra loro, per quanto riguarda lo Champagne si tiene in considerazione solamente una denominazione prodotta in Francia. Ma lo Champagne non è l’unico vino di questo genere prodotto oltralpe (penso per esempio al Cremant d’Alsace), quindi sostenere che lo spumante abbia battuto lo Champagne è una palese inesattezza.
Alcune testate includono, correttamente, tutta la produzione francese di bollicine che in effetti è inferiore a quella italiana. Ma il fatturato della produzione italiana non arriva nemmeno alla metà di quello francese; ne viene che è una magra consolazione produrre di più per fatturare la metà!

Comprendo che le testate, abbiano ripreso questi dati confidando nell’autorevolezza delle fonti e nella correttezza delle loro analisi, con l’obiettivo condiviso di promuovere il prodotto italiano, mentre invece l’effetto che si è probabilmente ottenuto è stato quello di parlare della denominazione dei nostri cugini d’oltralpe.
Un ulteriore considerazione da farsi è che non è possibile essere a conoscenza dei dati di vendita prima ancora che sia trascorso il mese di dicembre, oltre al fatto che sono solo le denominazioni a origine controllata e garantita (Docg) ad avere un monitoraggio certo. Infatti, queste denominazioni rappresentano solo una parte minoritaria del grande calderone chiamato “spumante”, sul quale avevo già espresso la mia opinione spiegando che “lo sbandierato successo dello spumante italiano, analizzando i numeri, è frutto – salvo pochissime eccezioni – di un prodotto assolutamente anonimo che deve le sue performance unicamente a prezzi unitari bassissimi”.
Di fatto, ad oggi, sono tre le denominazioni che hanno saputo promuovere il proprio territorio d’origine smarcandosi dall’identificazione con una categoria merceologica: Asti, Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene e Franciacorta, oltre a due importanti aziende private industriali. Sono solo la Franciacorta e queste ultime due grandi aziende a produrre, di fatto, con la stessa metodologia di produzione dello Champagne.

Desidero quindi ribadire che il sostantivo “spumante” è morto e non ha più senso utilizzarlo in questi e molti altri frangenti. Sarebbe come paragonare tutti i vini rossi italiani (tanto quelli a denominazione di origine controllata quanto i vini da tavola) con il Bordeaux francese, mentre correttamente per questa tipologia di vino si parla di denominazioni: Barolo, Chianti, Brunello di Montalcino, Amarone per citarne alcuni. Ognuno con un suo metodo di produzione, suoi vitigni e soprattutto un territorio d’origine specifico che si distingue da tutti gli altri per le sue caratteristiche uniche.
In questo inizio 2011 ritengo sia opportuno tornare a ribadire con forza questi concetti in virtù di una buona e onesta informazione che sia veicolo di cultura, che sappia portare il consumatore a conoscere quali siano le caratteristiche principali della produzione vinicola italiana, elemento fondamentale dell’enogastronomia nazionale sulla cui importanza, anche a livello di prestigio e riconoscimento internazionale, credo sia superfluo soffermarmi.
Un consumatore consapevole e correttamente informato è interesse di tutti.

Maurizio Zanella
Consorzio per la tutela del Franciacorta