Spagna


Baron de Ley – risultati 2018

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Il prezzo delle azioni di Baron de Ley è da ormai un paio di anni stampato a quota 100-115 euro per un valore di mercato di circa 450 milioni di euro. Eppure i dati degli ultimi anni mostrano un’azienda con attivi crescenti: crescono gli ettari di vigneto (904 nel 2016, 921 nel 2017, 949 nel 2018), il magazzino di vino (di qualità) sale (89 milioni nel 2016, 104 milioni nel 2017, 113 nel 2018) e l’azienda siede su 151 milioni di euro di cassa netta. La gestione genera utili al netto delle imposte per 23 milioni nel 2018 (un po’ altalenanti negli anni, questi, anche a causa delle differenze cambio), ma l’azienda non da dividendi, affidandosi al riacquisto di azioni (7 milioni nel 2018, una decina all’anno in media dal 2012 a questa parte). Baron de Ley è dunque un’azienda molto profittevole, che genera molta cassa e molto noiosa. Pochi di voi leggono questo post che pubblico una volta all’anno, ma questi spagnoli mi sembra ci sappiano davvero fare… passiamo ai numeri 2018…

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Vini rosati: produzione e consumo – aggiornamento 2017

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L’aggiornamento 2017 prodotto da France Agrimer sul segmento dei vini rosati vede una produzione in deciso calo (-9%) e un consumo in leggera riduzione (-3%) rispetto al 2016. Ciò deriva sia dalla cattiva vendemmia 2017, che ha determinato cali molto pesanti della produzione francese e spagnola, sia dal calo apparente dei consumi in mercati come il Regno Unito e la Spagna. I vini rosati restano una categoria particolare che rappresenta l’8% della produzione/consumo mondiale, con alcuni mercati di riferimento, dove ricoprono una quota importante dei consumi di vino traquillo (il 33% in Francia, il 18% in Belgio, l’11% in Germania e fino a quasi la metà dei consumi in Uruguay). I principali vitigni da cui vengono prodotti i vini rosati sono la Grenache (28%), il Syrah (15%) e il Cinsault (13%). Passiamo a commentare qualche dato aggiornato al 2017 dunque.

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Spagna – esportazioni di vino, aggiornamento 2018

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La Spagna chiude il 2018 con esportazioni in crescita del 2.5% a 2.96 miliardi di euro. Si tratta di un deciso rallentamento rispetto al +5.3% che abbiamo commentato a fine giugno, che implica una seconda parte dell’anno di fatto in negativo, -2%. A determinare il rallentamento sono stati i volumi, letteralmente crollati nella seconda metà del 2018 da 12.1 a 10.8 milioni di ettolitri, -15% (-13% su tutto l’anno), non totalmente compensati dal miglioramento del prezzo mix, con alcuni mercati particolarmente negativi come l’Italia che dopo aver fortemente incrementato le importazioni nel primo semestre le ha ridotte nel secondo semestre. Tornando sulle esportazioni in euro, che più ci interessano, va evidenziato il forte calo del vino spagnolo in Cina (19%), che lo ha fatto tornare ai livelli del 2016, mentre gli unici due mercati importanti in crescita sono la Francia (+11%) e il vicino Portogallo (+40%). Possiamo dunque dire che tra i tre grandi paesi esportatori di vino la Spagna sembrerebbe essere quella che ha avuto il tasso di crescita inferiore nel 2018, proprio perché una fetta importante del suo mercato è il vino di bassa qualità, il più impattato dalla crisi produttiva mondiale del 2017. Passiamo ad analizzare i dati.

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Spagna – produzione di vino 2017

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Con un po’ di (colpevole) ritardo arriviamo anche a commentare la produzione di vino spagnola 2017. Come per il resto del mondo, non è stato un buon anno. Come per il resto del mondo, il 2018 sarà decisamente meglio. Nel caso spagnolo si è scesi a 33 milioni di ettolitri, contro i 39 del 2016 e i previsti quasi 41 del 2018. Il calo del 15% è abbastanza coerente tra vini bianchi e rossi (un po’ peggio i secondi), mentre come nel caso di altri paesi a soffrire i maggiori cali sono i vini comuni (-23/24% sia contro media che contro 2017), quando invece i vini DOP e IGP sono scesi in maniera meno marcata, soprattutto contro le medie storiche. Passiamo a una breve analisi dei dati.

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La tassazione del vino nell’Unione Europea – dati 2018

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L’argomento delle tasse sul vino è sempre delicato e, come per la maggior parte delle materie fiscali, non esiste una coerenza a livello europeo. I dati che pubblico oggi rappresentano la situazione a luglio 2018, tratta dal sito della comunità europea e segnalata da Gavin Quenney. Le tasse si esprimono in due forme: le accise applicate “per ettolitro”, che nel post sono rielaborate in equivalente per bottiglia da 0.75, e come per la maggior parte dei prodotti, l’IVA. Come potrete vedere dalle tabelle non tutti i paesi applicano le accise, diciamo che non lo fanno i paesi produttori di vino come Francia, Spagna e Italia, mentre ovviamente il vino è quasi unanimemente considerato un prodotto di consumo e dunque gli si applica l’aliquota IVA ordinaria, che viaggia in media intorno al 20-21% (22% come sapete in Italia). Per definire “quanto sono le tasse nella bottiglia di vino”, abbiamo definito tre fasce di prezzo, 5, 10 e 30 euro, espresse come prezzo della bottiglia prima delle tasse e su quello abbiamo calcolato l’impatto delle tasse. In media la tassazione sul vino fermo “aumenta” il prezzo di una bottiglia di vino fermo del 36% se costa 5 euro e del 23% se costa 30 euro. Nel caso dei vini spumanti, come potete apprezzare dal grafico sopra, si sale al 44% e 25% rispettivamente. Come anticipavo sopra, i paesi nordici che non producono vino e forse hanno anche problemi più rilevanti dei nostri di alcolismo tassano il vino per oltre il 50% del suo prezzo “ex tasse” con pesanti accise, mentre noi produttori siamo decisamente più orientati a considerare il vino come un normale prodotto di consumo. Vediamo qualche dettaglio.

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