Constellation Brands


Constellation Brands – risultati primo trimestre 2018

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Per la prima volta dopo diversi trimestri Constellation Brands non ha alzato le attese di utili per l’anno. Vero che si tratta soltanto del primo trimestre dell’anno, ma comunque questa è una notizia, come anche lo è l’andamento certamente non positivo della divisione vino, che ha subito un doppio impatto: da una parte, le vendite al dettaglio dei prodotti del gruppo non sono saliti, dall’altro le consegne si erano concentrate nel trimestre precedente.  Il mix di tutto questo è visibile nei numeri relativi alla divisione vino: le vendite di vino calano del 2%, i volumi venduti al dettaglio quasi del 4% e l’utile operativo trimestrale della divisione vino/spiriti scende del 18%, ritornando sul livello di due anni fa. Nonostante i buoni risultati della birra (che comunque portano il totale del gruppo a un +10% in termini di utile operativo), il titolo ne ha sofferto, perdendo circa il 5% del valore dai picchi raggiunti prima dei risultati. Le attese per l’anno sul segmento vino sono di riportare una crescita del 2-4% sia per le vendite che per i volumi. Ci si dovrebbe dunque aspettare dei numeri in progresso nei prossimi trimestri, probabilmente già nel secondo quando la base di comparazione diventerà più facile. Passiamo ai numeri.

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Constellation Brands – risultati 2017 e previsioni 2018

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Constellation Brands ha stupito una volta in più gli investitori concludendo l’anno fiscale a Febbraio 2018 con risultati record guidati dalla divisione birra. Il titolo in Borsa ha chiuso questo venerdì in rialzo del 3% a 228 dollari per azione, che significano un valore di mercato di 46 miliardi di dollari. Tornando ai dati 2017, all’utile per azione di 8.72 dollari (+29% sul 2016 o Febbraio 2017), quindi ben sopra la forchetta più volte rivista al rialzo di 8.4-8.5 dollari, si aggiunge un’indicazione altrettanto rassicurante sul presente anno fiscale (Febbraio 2019) di 9.4-9.7 dollari. La forchetta indica una crescita ulteriore tra l’8% e l’11%. Da dove arriva? Ma dalla birra, certamente, che è prevista avere una crescita tra il 5% e il 10%, mentre la divisione vino dovrebbe continuare a un passo del 3-5%, quindi simile al dato organico del 2017 (+3%). Piove poi sul bagnato: la riforma fiscale americana sta aggiungendo ulteriore benzina al motore di Constellation Brands: l’aliquota fiscale di gruppo dovrebbe scendere ulteriormente al 18-20% dal 20-25% normalizzato degli anni scorsi.

Tornando ai numeri, non sono semplicissimi da leggere. Nel 2017 la crescita organica delle vendite è stata del 3% nel segmento vino e del 10% nel segmento birra, mentre l’utile operativo prima delle componenti straordinarie è stato stabile nel segmento vino (pur subendo la vendita dell’attività canadese) ed è invece cresciuto del 20% nel segmento birra. L’azienda ha cominciato a pagare dividendi ricchi (400 milioni) e ha ricomprato azioni per un miliardo di dollari. Tutto questo, insieme ai pesante investimenti (oltre 1 miliardo di dollari) hanno comportato una crescita piuttosto significativa del debito che comunque è rimasto nell’intorno di 4 volte l’EBITDA.

Passiamo a commentare qualche dato.

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La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2017

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I record raggiunti a fine anno dalle borse mondiali (non da quella italiana, chiariamo subito) si ribattono favorevolmente anche sulle valutazioni delle aziende vinicole. Come ogni anno facciamo il punto su quanto valgono e come si sono mosse le valutazioni dei principali titoli quotati del settore. Ebbene, conclusione più evidente è che rispetto a un anno fa di questi tempi le grandi aziende vinicole valgono il 10-15% in più se guardiamo i tre principali indicatori che prendiamo in considerazione (prezzo/utili, e valore d’impresa su EBITDA e utile operativo). Nel caso delle aziende della Champagne come vedrete le variazioni sono ancora più importanti, ma qui entra in gioco il fatto che gli utili di questi operatori sono calati mentre le valutazioni sono cresciute insieme al valore del loro magazzino… insomma dire che la valutazione è salita di oltre il 30% sarebbe un po’ fuorviante per chi legge… comunque, il quadro è positivo: le grandi aziende vinicole mondiali (tre) trattano a circa 22 volte gli utili attesi 2018, quelle piccole che comprendono anche le nostre Masi e Italian Wine Brand sono a 16 volte. Se guardiamo invece al valore di impresa su EBITDA siamo rispettivamente a 14 e 9 volte circa. Passiamo all’analisi dei dati.

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Constellation Brands – risultati primi 9 mesi 2017

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Per quanto ancora una volta Constellation Brands abbia rivisto leggermente al rialzo la sua stima di utile per azione 2017/18, questi risultati trimestrali non sono stati per nulla convincenti. Diversi aspetti ci portano a questa conclusione: 1) le vendite di vino e i margini dell’attività sono per la prima volta andati rispettivamente in negativo (-2.5%) e in calo. Anche la crescita dei brand ritenuti “chiave” (core) è stata molto bassa (+2.6%). I margini del vino per la prima volta scendono, nonostante il positivo effetto mix della vendite delle attività canadesi. 2) Nel segmento della birra si indebolisce l’effetto volumi (+6%), e le vendite crescono soprattutto grazie ai prezzi. In questo quadro, come potete vedere dai grafici il circolo virtuoso dell’azienda fatto di crescita e miglioramento dei margini si è decisamente interrotto. Gli invesititori hanno punito l’azione in borsa con un calo del 3%, da un livello peraltro di massimo storico di 225 dollari per azione. Il prossimo trimestre è meno significativo. Intanto, la stima di utili a fine anno cresce ancora un pochino grazie a utili che derivano da altre attività minori. Passiamo all’analisi dei dati.

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Constellation Brands – risultati primo semestre 2017

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Constellation Brands non sbaglia un colpo. Ancora una volta ha pubblicato risultati fantastici (il secondo trimestre 2017/18), alzato le indicazioni sugli utili di fine anno del 4% (dopo averle alzate del 2% nel primo trimestre) e si porta a casa un altro rialzo delle azioni, che oggi trattano il 37% sopra il loro valore a inizio anno e portano a una capitalizzazione borsistica colossale, di 41 miliardi di dollari (quintuplicata in 5 anni, a fronte di un incremento degli utili di 4 volte). Il trimestre, e non serve dirlo, è stato ancora una volta caratterizzato da una crescita eccezionale del segmento birra (nel quale è stata anche annunciata un’acquisizione). Invece il segmento vino, oltre a subire l’impatto negativo della vendita dell’attività canadese, ha avuto un trimestre di consegne piuttosto basse, nell’ambito invece di un trend di vendite al dettaglio molto buono (+5%). Tutto dentro, le vendite crescono del 3% (+8% senza considerare le acquisizioni), l’utile operativo balza del 17% (-10% per il vino) e l’utile netto balza del 39% (500 milioni di dollari in tre mesi…), anche grazie a un tasso fiscale particolarmente favorevole. Da cui, come dicevamo in apertura, l’incremento delle indicazioni di utili per fine anno. Passiamo ai dati.

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