2015


LVMH – risultati primo semestre 2015

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I conti semestrali di LVMH sono stati recepiti favorevolmente dagli investitori borsistici, grazie a una ripresa del tasso di crescita delle vendite giunto inatteso. Nel caso della divisione vini, sulla quale oggi noi ci focalizziamo, il discorso è un po’ diverso da quello dell’area beni di lusso/pelletteria. Infatti, la divisione ha accelerato la crescita (+3.5% per i volumi e +2% prima dei cambi e, importante, +13% dai cambi!), ma non come nel caso della pelletteria. Nel caso del Cognac e degli spirits, si tratta di un ritorno sui livelli di fatturato storici, dopo il calo degli anni passati, in quello del vino e dello Champagne si tratta in effetti di un massimo storico per il primo semestre, anche se arriva con dei margini non comparabili con quelli del passato.

La strategia del gruppo è globale sia dal punto di vista del prodotto che dei mercati. Sul prodotto, LVMH ha appena lanciato uno Champagne “Veuve Cliquot Rich”, fatto apposta per essere mixato nei cocktail (puristi non svenite per piacere) e si sta espandendo con un business locale in Cina e India di produzione di vino da vigne locali. Le attese per il secondo semestre sono positive. Se la Cina continuerà ad essere un problema per il Cognac Hennessy, il prodotto (che è già cresciuto del 6% in volume nel semestre) continua a espandersi all’estero, con la debolezza dell’euro a fare da volano. Andiamo a leggere i numeri insieme.

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Australia – esportazioni di vino – primo semestre 2015

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Forti della significativa svalutazione del cambio, che hanno in media interamente riversato come sconto ai clienti, le esportazioni australiane hanno finalmente imboccato il percorso della ripresa in modo deciso. Nei 12 mesi terminanti a Giugno 2015, secondo i dati (molto criptici) di Wine Australia, la crescita a valore dell’export è stata del 6%, per un valore di 1.9 miliardi di dollari locali. Siamo circa 70 milioni sopra il livello raggiungo a fine 2014, e 130-140 milioni, cioè il 7%, sopra il minimo storico toccato a fine 2013. Si tratta però di un rimbalzino: il dato del 2008, comunque sotto del 20% rispetto al picco 2007 è di 2.4 miliardi di dollari, qui siamo a 1.9. E per fortuna c’e’ stata la Cina… andiamo a leggere i dati.

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La classifica dei marchi industriali del vino – The Power 100 drink brands 2015

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La classifica di Intangible Business 2015 sui maggiori marchi mondiali del settore spirits e vino ha spinto Concha y Toro a emettere un comunicato stampa trionfale, dove sottolinea come nell’ultima classifica sia il primo marchio mondiale del subsettore, avendo superato lo Champagne Moet & Chandon. E’ vero che Concha y Toro non era mai stata prima, aveva avuto davanti a turno proprio lo Champagne, ma prima di quello il marchio Gallo, che quest’anno è stato tra l’altro superato dal “figlio” Barefoot, seconda label del grande produttore. Come al solito noi andiamo un po’ più in la’ della classifica annuale ma mettiamo in fila gli ultimi anni per catturare i trend, sia per marchio che per la loro percezione di potenziale di crescita. Da questo punto di vista, come potrete leggere più avanti, le cose sono decisamente meglio degli scorsi anni: i punteggi assegnati alla “prospettiva di crescita” stanno migliorando e il settore vino/spumanti sembra avere una volta tanto un profilo migliore del resto dell’industria.

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Esportazioni di vino italiano – aggiornamento Aprile 2015

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Ci sono di nuovo buone notizie per il vino italiano, appena rilasciate da ISTAT con le esportazioni di Aprile. I vini imbottigliati sono cresciuti in valore di oltre 10%, non succedeva da molto tempo, e i vini spumanti continuano a battere record mese dopo mese. Oggi però, oltre al commento dei dati vorrei “uscire” dal commento dei dati puntuali per dare uno sguardo sul lungo termine con i primi due grafici del post. Cosa ci dicono? Primo, che la bilancia commerciale del vino italiano continua a migliorare in valore e sta ormai avvicinandosi a quota 5 miliardi, siamo a 4.9, riprendendo un sentiero di crescita interrotto per qualche tempo. Lo stesso non si può invece dire per la bilancia commerciale a volume, che invece sta scendendo gradualmente a fronte della riduzione dell’export di vini sfusi. Qualche anno fa eravamo netti esportatori di 22 milioni di ettolitri ma incassavamo meno di 4 miliardi. Oggi siamo esportatori netti di poco più di 17 milioni di ettolitri, ma facciamo un miliardo di euro in più. Questa è la strada.

Il secondo spunto viene dal confronto tra le esportazioni di beni di consumo e quelle di vino. Per diversi mesi il vino ha perso terreno, passando. Ultimamente sembra che la linea abbia preso una direzione diversa, quindi con il vino che cresce di nuovo di più del resto. A fine aprile, su base 12 mesi, il vino italiano rappresenta il 4.04% delle esportazioni italiane di beni di consumo (circa 128 miliardi di euro).

Andiamo ora a commentare brevemente i dati di export di aprile.

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Constellation Brands – risultati primo trimestre 2015/16

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Titolo del post: “A tutta birra”. Questo è quello che si deduce dai risultati del primo trimestre di Constellation Brands, che ha deciso di alzare la previsione di utili a febbraio 2016 del 5% e a stimare un incremento dell’utile per azione del 10% (a 4.8-5.0 dollari per azione da 4.55-4.75 in precedenza). Ma le novità non si fermano qui, perchè se la birra cresce a doppia cifra, anche il segmento vino non va male. Le vendite nel mercato USA sono in crescita del 4% circa (sia in termini di vendite al dettaglio che di fatturato organico per il gruppo), il miglior risultato da diversi trimetri a questa parte. Infine, CB ha anche announciato una acquisizione di un brand vinicolo per 315 milioni di dollari. Si tratta del marchio Meiomi, un Pinot Noir in rapida crescita (da 60mila a 600mila casse tra il 2010 e il 2014), che ben si integra nel portafoglio del gigante americano. Se le previsioni del management sono corrette, l’acquisizione dovrebbe portare a un incremento dell’utile per azione di 3-4 centesimi già nell’anno fiscale terminante a Febbraio 2016 (e rappresenterebbe così circa un sesto dell’incremento annunciato). Tornando ai risultati, le vendite crescono del 7%, il gross margin del 10%, l’utile operativo del 9% e l’utile netto del 15%, sfruttando l’impatto benefico della leva finanziaria. Ma andiamo in dettaglio.

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