bilancio 2015


Baron de Ley – risultati 2016

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Baron de Ley ha chiuso un 2016 in recupero, non tanto in termini di vendite, cresciute del 3%, ma soprattutto in termini di utili che hanno beneficiato di un forte miglioramento del margine industriale dopo l’andamento particolarmente negativo del 2015. Siamo lontani dai margini industriali degli anni scorsi (35% e più a livello di EBITDA), ma il livello del 2016 del 32% resta ai vertici del settore a livello mondiale. BdL resta molto ricca dal punto di vista finanziario, con 147 milioni di euro di cassa netta, ma anche da quello patrimoniale con oltre 900 ettari vitati di proprietà. La politica di remunerazione degli azionisti resta molto prudente e incentrata sul riacquisto di azioni, per 3.5 milioni nel 2016, impiegando dunque circa il 10% della generazione di cassa, circa 35 milioni di euro annui. L’andamento borsistico di BdL (che ha un valore di mercato di circa 480 milioni di euro) ha soltanto parzialmente recepito queste buone notizie e ha messo a segno un rialzo dell’8% nel 2016, mentre ha perso il 6% fino ad ora nel 2017. Passiamo all’analisi dei dati.

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Gruppo Italiano Vini – risultati 2015

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Il primo dei tre anni del piano 2015-2017 promosso lo scorso anno da GIV sembra funzionare. O almeno questo è quello che emerge dai dati 2015, non eccezionali dal punto di vista delle vendite, cresciute solo del 3% a 358 milioni anche a causa della cessazione, da fine agosto, del contratto di distribuzione di Carpene’ Malvolti, ma molto interessanti dal punto di vista degli utili, cresciuti di oltre il 30% a livello operativo e del 66% a livello di utile netto. Il traino alla crescita viene dai vini veneti, Pinot Grigio e Valpolicella su tutti, che vengono espressi all’interno del gruppo dai marchi Bolla e Folonari. Dal punto di vista finanziario, l’aumento del capitale circolante ha annullato la generazione di cassa, ma il miglioramento degli utili è alla base di una marcata riduzione della leva finanziaria, con un debito/MOL sceso da 5.1 volte a 4.3 volte. Con un margine operativo lordo ancora intorno all’8%, gli spazi di miglioramento del gruppo non sembrano essere terminati; speriamo quindi che il 2016 e l’anno appena iniziato possano portare GIV ad estendere la leadership commerciale che ricopre in Italia con una profittabilità e un ritorno sul capitale in ulteriore miglioramento. Passiamo all’analisi dei dati.

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Constellation Brands – risultati primi 9 mesi 2016

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I risultati del terzo trimestre di Constellation Brands non sono stati accolti così bene dagli investitori, che hanno affossato le azioni dopo l’annuncio, facendogli perdere ben il 7%. In verità i numeri non sono per niente male, come potete vedere da grafici e tabelle: le vendite crescono del 10%, l’andamento della birra in USA è incoraggiante, ma sul vino qualcosa ha funzionato meno bene. I volumi e i margini non sono più cresciuti.

La strategia di focalizzazione sui segmenti a forte crescita nel vino e di espansione della capacità produttiva nella birra continua senza sosta. Nel segmento dei vini, CBrands ha completato la vendita dei vini canadesi (vedremo l’effetto nei prossimi trimestri) per 776 milioni di dollari americani (1 miliardo di canadesi), ha comperato High West per 137 milioni e Charles Smith per 121. Ha ricominciato a comprare azioni proprie (823 milioni di dollari durante il 2016, cioè il 2.7% del valore corrente di borsa… che non è poco…). Per chi fosse interessato, suggerisco di andare sul sito corporate di Constellation Brands a consultare la presentazione che hanno fatto del piano industriale. Lo trovate qui.

Infine, ha ulteriormente alzato le indicazioni di profitto per il 2017, di un ulteriore 4%: siamo partiti a inizio anno con una indicazione di 6.2 dollari per azione, siamo a 6.60 dollari, ma questo giro a far alzare le attese di prezzo sono state soprattutto questioni fiscali.

Che cosa non funziona? Diciamo che il giocattolo si è forse rotto con l’elezione di Trump… CBrands produce birra in Messico per venderla in USA (e punta a farlo sempre di più) e questo tipo di strutture sono nel mirino del nuovo presidente… poi i dati del vino sono un po’ meno buoni di quelli del passato… e certamente si innesta un discorso di valutazione del titolo, che ha raggiunto quota 30 miliardi di dollari… passiamo a qualche numero.

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Schloss-Wachenheim – risultati 2015/16

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Il 2016 è stato un anno di calma piatta per Schloss-Wachenheim, l’azienda tedesca quotata in Germania e attiva nel segmento dei vini spumanti. L’andamento del prezzo in borsa è stato pressochè stabile e anche gli utili aziendali non hanno visto particolari variazioni. Cambiano però due cose: 1) il bilanciamento degli utili, dove il contributo della divisione francese e est europea è sempre di più, mentre gli utili generati nel mercato domestico sono ormai ridotti al lumicino (2.3 milioni di euro su 20 di utile operativo); 2) riprende il ciclo di investimenti dell’azienda, con un impatto leggermente negativo sullo stock di debito. Tornando alla valutazione borsistica, SSW rimane su multipli molto convenienti anche se misurati sull’anno passato; circa 6.2 volte in termini di EV/EBITDA (173milioni valore d’impresa contro 28 milioni EBITDA) e 8.5 volte in termini di EV/EBIT; il prezzo/utili invece si attesta attualmente a circa 12 volte. Ma passiamo a guardare i dati 2015/16 insieme.

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Zonin – risultati 2015

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Dopo qualche anno di assenza, ripropongo oggi i numeri di Zonin, di cui sono riuscito a ottenere i bilanci. L’azienda ha in questi anni messo a segno un forte progresso commerciale (le vendite sono raddoppiate tra il 2009 e il 2015), anche se i margini restano molto bassi per via della struttura del modello di business e l’utile netto è stato fortemente impattato dalle perdite sulle coperture cambi. Infatti Zonin tiene fuori dal perimetro aziendale le tenute italiane (mentre sono incluse quelle estere), che assorbono una parte immagino significativa dei profitti. La forte connotazione internazionale è certamente un punto di forza, anche se le vendite italiane proprio nel 2015 hanno visto un deciso incremento (+21%), che è corrisposto con una ridefinizione della strategia commerciale nei confronti della grande distribuzione, che continua nel 2016. Trainata anche dal Prosecco (che crea vendite ma mette anche pressione ai margini…), nella parte sulle previsioni 2016 Zonin lascia intravedere un altro anno di crescita simile al 2015: se così sarà il fatturato dovrebbe raggiungere quota 200 milioni di euro, accompagnato da un “incremento della redditività, maggiore attenzione sulla valorizzazione e distribuzione dei vari marchi e riduzione della posizione finanziaria netta”.

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