2015


Nuova Zelanda – produzione, superfici e settore vino – aggiornamento 2015

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Quest’anno giungo con largo anticipo sull’aggiornamento del post relativo alla Nuova Zelanda (fonte: NZ Wine Institute), che però mi sembra particolarmente attuale per via del drastico calo della produzione (27% in meno rispetto al 2014) che si è verificato nella vendemmia 2015, tornata su livelli in linea con gli anni precedenti. Gli impatti più importanti sul settore vinicolo locale derivano però dagli shock valutari. Così come è capitato per i vicini australiani, i dollari della Nuova Zelanda hanno preso a calare contro il dollaro. In questo momento, bastano 0.65 dollari americani per comprare un dollaro americano, mentre un anno fa erano necessari 0.80-0.85 dollari (ma lo stesso valeva anche nei due anni precedenti). Approfittando di questa svalutazione, i neozelandesi hanno tagliato i prezzi in valuta estera per smerciare più vino: infatti le esportazioni sono continuate a crescere in volume del 12%, raggiungendo 2 milioni di ettolitri, ma il loro valore è cresciuto soltanto del 7%. A rigor di logica ci si sarebbe dovuti aspettare un balzo ben più significativo, se i prezzi in valuta locale (dei paesi dove esportano cioè USA/Canada, Australia e Regno Unito) fosse rimasto stabile. Dall’altra parte, i nostri lontani concorrenti, visto il crescente prezzo dei vini esteri hanno ripreso a bere maggiormente vino locale. In tutto questo contesto l’associazione non è così preoccupata per la scarsa vendemmia, avendo le aziende ancora molte scorte del vino 2014, anche se dai nostri calcoli ci sembra difficile andare oltre con i volumi il livello chiuso a giugno 2015!

Ma andiamo a leggere qualche numero in dettaglio.

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Francia – esportazioni di vino – aggiornamento primo semestre 2015

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Sebbene manchino una decina di giorni all’annuncio delle esportazioni italiane nel primo semestre, quando guardiamo i dati della Francia resi pubblici qualche giorno fa ci accorgiamo che difficilmente potremo fare meglio, come è successo negli ultimi 2-3 anni. Infatti, le esportazioni di vino transalpine stanno recuperando piuttosto velocemente il terreno perduto negli ultimi tre anni, causato principalmente dal forte calo dei prezzi medi di export dei vini di Bordeaux. Nei primi 6 mesi dell’anno le esportazioni sono cresciute del 6% a 3.6 miliardi di euro (7.95 miliardi di euro sui 12 mesi, toccando il precedente picco), nonostante un calo del 3% dei volumi a 6.7 milioni di ettolitri. A titolo di confronto, per i primi 5 mesi del 2015, le esportazioni italiane sono a +5%, con un -2.4% di volumi e +8% in termini di prezzo medio. A guidare il recupero delle esportazioni francesi continua a essere il trend molto sostenuto delle esportazioni di Champagne (+8%), ma a fare la differenza rispetto agli ultimi due anni sono proprio i vini di Bordeaux che “si riprendono” un pezzettino del prezzo medio perduto (8% rispetto a una perdita di oltre il 20%), oltre naturalmente all’euro debole. Andiamo a vedere i numeri insieme, dandovi poi appuntamento al 13 settembre per il commento delle esportazioni italiane.

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Treasury Wine Estates – risultati 2014/15

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Il management di Treasury Wine Estates ha presentato i dati 2014/15 del gruppo in pompa magna qualche giorno fa, chiudendo con una promessa di dividendi più elevati (e magari anche di dimensione “straordinaria”, da decidersi di qui a marzo del prossimo anno), grazie a numeri finalmente in ripresa e a una struttura finanziaria molto solida. In realtà, l’andamento economico finanziario dell’anno è stato più determinato dai risultati boom del primo semestre che non dai dati del secondo semestre (quelli che qui in realtà dovremmo commentare!), e soprattutto dell’aiuto della valuazione del dollaro australiano. Di certo numerosi problemi quali gli stock eccessivi nel mercato americano (risolto semplicemente vuotando nel lavandino la bellezza di 3 milioni di bottiglie di vino…) sono alle spalle e il gruppo è ora impegnato in un’azione per ridurre le SKU del 30% (cioè le etichette che commercializza) e per focalizzare gli sforzi di marketing su alcuni marchi ritenuti “chiave”. Le altre priorità del nuovo CEO sono trasformare TWE da un’azienda agricola a una guidata dal marketing, muoversi verso i vini di alta gamma trasformando il magazzino verso prodotti in invecchiamento. Spunta anche un obiettivo finanziario: far crescere il margine operativo nell’area “high teens” entro il 2020, che significa tra il 17% e il 19% circa, rispetto al livello del 10% registrato dopo i costi corporate nel 2014/15. Particolarmente aggressivo, a prima vista, soprattutto se il ciclo negativo delle materie prime continuerà a impattare l’economia australiana. Andiamo a leggere i numeri insieme.

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Vendite al dettaglio di vino in Italia – aggiornamento primo semestre 2015

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Le vendite al dettaglio di vino nei primi 6 mesi dell’anno sono cresciute di quasi il 2%, soprattutto grazie al contributo dei vini spumanti, che stanno accelerando anche nel mercato domestico dopo anni di successi all’estero. Questo dovrebbe, tra l’altro, essere un buon segno anche per i produttori di metodo classico che hanno (a differenza dei produttori di Asti e Prosecco) una esposizione importante del loro fatturato con la clientela italiana. Purtroppo ISMEA non ha pubblicato i dati del primo trimestre, ma soltanto quelli semestrali, ma ce li facciamo bastare. La considerazione più importante è che le vendite di vino sono calate di meno di quelle degli altri segmenti del mercato durante la crisi e ora il rimbalzo è meno evidente. La ripresa però c’è e si vede soprattutto in che cosa sta crescendo di più: i vini DOC e i vini spumanti, notoriamente più cari crescono di più degli altri vini e i vini da tavola dopo la parentesi di crescita del 2013 riprendono il percorso di calo strutturale, appesantito anche dalla correzione dei prezzi. Riassumendo i principali dati, il settore cresce nelle vendite nella GDO dell’1.8%, i vini fermi dello 0.5% e tra questi i vini DOC fanno +3.5%. Meglio tutti gli spumanti, +9%. Buona lettura.

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Esportazioni di vino italiano – aggiornamento maggio 2015

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L’andamento a “scatti” delle esportazioni, all’interno di un trend chiaramente rialzista, è ben visibile nei dati di maggio 2015 del vino italiano, che ha messo a segno un timido +1% nel mese, dopo un paio di mesi di crescita a doppia cifra (+13%), a loro volta preceduti anche da un mese in negativo. Probabilmente, a guardare i dati di giugno 2015 per ora disponibili soltanto per il dato totale italiano di tutti i prodotti la situazione potrebbe essere decisamente migliore. E’ notizia di questi giorni, invece, la svalutazione (per ora tripla, e per il 5% circa) della valuta cinese. Una volta tanto, menzionare la parola “Cina” per i viticoltori italiani non fa venire i brividi lungo la schiena. L’impatto, infatti, sarà molto limitato dato che il grande paese asiatico rappresenta soltanto 80 milioni dei 5182 milioni di esportazioni di vino italiano. Passiamo ad analizzare in dettaglio i dati di maggio 2015.

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