Lanson BCC e’ come ben sapete una delle aziende piu’ dinamiche nell’ambito dello Champagne. Eppure, come vedrete dai risultati 2012 che oggi analizziamo, le cose non vanno troppo bene, a causa della combinazione di diversi fattori: da una parte, l’eccessiva focalizzazione sul mercato francese ed europeo, dall’altra le misure di “austerita’” del governo francese, che stanno limitando la deducibilita’ fiscale degli interessi passivi. Come i lettori del blog ben sanno, queste aziende sono molto indebitate (rispetto alla generazione di cassa) per via del valore dei magazzini di invecchiamento del prodotto che sono considerati come una specie di “attivita’” da dare a garanzia. I numeri parlano comunque chiaro: le vendite calano dell’11% e l’utile scende del 15%, restando su un buon livello grazie alla spasmodica attenzione del management al mantenere i margini. E il futuro? BUIO PESTO. La scarsa visibilita’ sui mercati europei, nonostante una buona partenza d’anno (vendite +15% nel primo trimestre) suggeriscono al management di non dare alcun obiettivo, almeno per il momento. Proseguiamo l’analisi…
- Il fatturato 2012 si attesta a 275 milioni, -11%. Francia ed Europa sono naturalmente le indiziate speciali per il calo. Nel mercato domestico il fatturato e’ sceso dell’11% a 166 milioni, mentre in Europa e’ andata addirittura peggio, -15% a 93 milioni di euro. Nelle Americhe il gruppo e’ quasi assente, con soltanto 4 milioni di vendite, che comunque sono in progressivo sviluppo, +40%, mentre in Asia, +8% a 10 milioni di euro la crescita sembra essere un po’ meno attraente che negli anni passati.
- I margini tengono, come dicevamo. Innanzitutto, i costi di acquisto delle materie prime e i costi di produzione sono in calo del 15%, e cio’ consente di “smorzare” il calo del margine industriale al -5%. Con un ulteriore taglio dei costi, probabilmente commerciali e generali, il MOL scende dell’11% a 47 milioni, portanto l’utile operativo (EBIT) a 41 milioni. I margini sono quindi stabili, intorno al 17% delle vendite per il MOL e al 15% del fatturato a livello operativo.
- Il passaggio all’utile netto subisce il colpo delle tasse, per le quali lo stato francese non consente piu’ una completa deduzione degli oneri finanziari: -15% a 18 milioni di euro.
- Dal punto di vista finanziario, la situazione deteriora pur restando ampiamente sotto controllo. Il debito passa da 472 a 499 milioni di euro, mentre il valore del magazzino scende da 448 a 438 milioni di euro, denunciando quindi un calo della “copertura”. Tutto cio’ e’ il risultato del forte incremento del fabbisogno di capitale circolante, pari a 30 milioni di euro. Per il resto, la generazione di cassa prima degli investimenti scende da 27 a 23 milioni, gli investimenti si dimezzano a 8 milioni (da 15), gli azionisti si sono presi come lo scorso anno 12 milioni, di cui 2 in dividendi e 10 in termini di riacquisto delle azioni proprie.
- Il ritorno sul capitale scende dal 7% al 6%, a fronte del capitale investito in salita a 700 milioni di euro e del calo dell’utile operativo. Restiamo al di sotto della “soglia” utile per poter dire che il gruppo “crea valore”.