bilancio 2018


Laurent Perrier – risultati primo semestre 2018

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Anche nel primo semestre 2018 Laurent Perrier si dimostra il punto di riferimento delle piccole case di Champagne quotate in borsa in termini di performance economico finanziaria. La focalizzazione su un marchio unico, lo sforzo di elevare la gamma prodotto verso l’alto, la migliore diversificazione geografica hanno tutte contribuito a ottenere eccellenti risultati finanziari nel primo semestre 2018: vendite cresciute del 5% (essenzialmente grazie al mix di prodotto e nonostante il calo nel Regno Unito), utili in crescita del 20% a livello operativo e del 30% a livello di utile netto, raddoppio degli investimenti e incremento leggero del debito totalmente legato alla dinamica del magazzino (che vale quasi il doppio del magazzino, segno di una forza finanziaria superiore ai concorrenti). Ovviamente come per tutti i produttori di Champagne, la stagione invernale è chiave, anche se nel caso di LP i dati sono più bilanciati, in quanto stiamo commentando il semestre aprile-settembre. E non dobbiamo dimenticarci che le nubi di Brexit restano all’orizzonte… ma per ora passiamo ai dati.

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Cantina di Soave – bilancio 2017/18

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Dopo diversi (10!) anni riprendiamo l’analisi del bilancio della Cantina di Soave, una delle principali cooperative italiane con un fatturato consolidato di oltre 140 milioni di euro. Ringrazio innanzitutto Maddalena Peruzzi dell’Ufficio Stampa e Comunicazione della cooperativa che ha prontamente fornito il bilancio chiuso a giugno 2018. È un momento piuttosto particolare per la cooperativa, che raccogli uve e vino da oltre 5000 ettari: nel 2017/18 si sono realizzati investimenti molto ingenti (parliamo di oltre 30 milioni di euro, dopo i 13 milioni investiti nell’anno precedente, rispetto a investimenti di mantenimento che non superano i 3-4 milioni di euro) che riguardano le aree di affinamento dei vini, il magazzino automatizzato, il software e gli uffici. Sono investimenti ben supportati dalla struttura finanziaria, che vedeva circa 22 milioni di cassa netta a giugno 2017, passata a circa 7 milioni di euro di debiti a fine giugno 2018. Oltre a questo evento “straordinario”, i dati sono positivi e vanno letti nell’ottica di una cooperativa comunque molto focalizzata sul mercato domestico (63% a livello di capogruppo, 68% a livello consolidato) e ancora leggermente sbilanciata sul segmento dei vini sfusi (59% a livello di capogruppo): nel corso degli anni, la Cantina di Soave è passata da 2903 ettari (2002) a 5540 (2017). Nonostante il forte salto dimensionale è riuscita a garantire una remunerazione crescente ai propri soci, a un ritmo del 3% annuo nel periodo. Passiamo a una breve analisi dei dati.

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Schloss-Wachenheim – risultati 2017/18

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SSW ha registrato nel 2017/18 un deciso balzo in avanti del fatturato (e in parte degli utili), anche grazie all’acquisizione in Germania di Weinkontor, che ha aggiunto circa 20 milioni di vendite al perimetro del gruppo, da qualche anno leggermente sotto i 300 milioni di euro. La lettura del bilancio ci introduce alle seguenti conclusioni sull’evoluzione dei mercati di SSW: 1) il mercato tedesco dei vini spumanti non cresce e per un leader come SSW l’unica via di crescita sono le acquisizioni e l’innovazione di prodotto, in nuove fasce di prodotto e clientela; 2) i mercati dell’Est Europa stanno diventando sempre più interessante. Se vedete dove vengono fatti i profitti, vi accorgerete che è da quell’area che vengono i margini del gruppo. La Polonia sembra essere un mercato sempre più promettente. 3) come altri produttori di vino senza vigne, SSW subirà un impatto importante dal rincaro delle materie prime nell’esercizio 2018-19. I numeri del 2017/18 sono comunque stati incoraggianti. Le vendite sono cresciute del 10% a 324 milioni di euro, l’utile operativo ha registrato un incremento dell’8% a 24 milioni di euro, mentre l’utile netto è rimasto stabile a 10.5 milioni. L’andamento borsistico ha visto l’azione di SSW toccare il suo massimo storico a inizio 2018 a 22 euro per azione, mentre l’andamento meno positivo dell’attività nella seconda parte dell’anno solare (con un problema a un impianto che ha ridotto la capacità a cavallo del periodo natalizio, critico per il gruppo) ha determinato un calo a circa 17 euro per azione. Da inizio anno le azioni sono dunque calate del 20% circa, e il valore di mercato dell’azienda è oggi di circa 132 milioni di euro, il che significa un rapporto prezzo/utili di circa 13 volte e un rapporto valore d’impresa su utile operativo di circa 9 volte. Passiamo a una breve analisi dei dati.

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Vranken Pommery – risultati primo semestre 2018

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Nel contesto di consegne di Champagne in leggero calo nel semestre (-1%) già brevemente commentate nel post su Lanson, Vranken ha subito un calo del fatturato del 7% nel semestre a livello consolidato. Il “di cui” Champagne è sceso del 4% circa, mentre le vendite dei vin de sable calano soprattutto per la decisione di ridurre le forniture a basso margine. A differenza di Lanson vista due giorni fa, i conti però si presentano in modo decisamente diverso. Le azioni di taglio di costi e investimenti in efficienza stanno dando il loro contributo. Il margine è in crescita sia nella divisione Champagne che in quella dei Vin de Sable. Partendo da una situazione ancora più indebitata dei diretti concorrenti, il debito mette a segno un calo di 10 milioni, cui corrisponde un incremento del magazzino di 15 milioni di euro. Sebbene la strada sia lunga e il primo semestre sia poco significativo, il progresso di Vranken Pommery è molto ben visibile dalla tabella allegata. E secondo gli amministratori, il futuro è promettente: la vendemmia 2018 è stata eccezionale e questo fornisce un supporto all’azienda nel 2020/2021. Passiamo ai dati.

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Lanson BCC – risultati primo semestre 2018

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Le informazioni che le aziende di Champagne forniscono con i dati semestrali sono poche. Nel caso di Lanson, visto anche l’andamento poco lusinghiero dell’azienda ancora di meno. Nei primi 6 mesi del 2018 le consegne di Champagne secondo l’azienda sono calate dell’1%, soprattutto a causa del -3% del mercato domestico, parzialmente compensato dalla crescita nei paesi extraeuropei (+3%), mentre in Europa la debolezza del mercato inglese (-4%) viene controbilanciata dai dati positivi degli altri mercati. Con questo contesto dunque c’è da aspettarsi poco di buono dai conti, e in effetti così è per Lanson BCC, anche se stranamente l’azienda ha visto un recupero dell’attività in Francia. Non ci sono segnali di inversione dei margini (come invece accade per Vranken, dopo la ristrutturazione) mentre continua l’operazione di “pareggio” tra il debito (stabile) e il valore del magazzino (in crescita). In borsa è calma piatta, con il titolo che veleggia sui 30 euro e 220 milioni di euro di valore di mercato. Passiamo a commentare i dati.

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