
L’andamento delle superfici convertite e in conversione bio ha segnato un balzo deciso nel 2015, secondo i dati diffusi dal SINAB, passando da 72mila a 83mila ettari, quindi raggiungendo il 13% della superficie vitata italiana secondo i dati ISTAT. Si tratta di un andamento largamente previsto, essendoci da ormai tre anni a questa parte un “magazzino” in conversione superiore a 20mila ettari, dei quali almeno un terzo è destinato a “passare al biologico”. Quindi, per tirare le fila, e escludiamo gli ettari in conversione il biologico copre oggi 54mila ettari, dunque il 9%. Come già per le scorse edizioni non abbiamo il dettaglio del convertito/in conversione su base regionale e dobbiamo quindi adattarci ai dati disponibili. La regione con la maggiore superficie vitata resta naturalmente la Sicilia, sia per ettari (32mila), che per quota sul totale vitato (30%). La Sicilia è anche la regione che ha aggiunto più ettari nel 2015, quasi il 5% del totale in più rispetto al 2014. In questo senso, le altre due regioni da menzionare sono la Toscana (incremento di penetrazione del 4% e ormai al 20% del totale) e la Lombardia, che partendo da lontano (12% biologico soltanto) ha aggiunto il 3.3% della superficie vitata nel solo anno 2015. Proseguiamo con le analisi dettagliate.
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- Secondo Sinab ci sono in Italia 53900 ettari in biologico, il 15% in più rispetto al 2014, quindi 7000 ettari tondi tondi in più. Sono in crescita anche le superfici in conversione, passate da 25460 ettari a 29741, quindi +4281 ettari. Il totale porta il biologico a 83642 ettari, il 13% della superficie vitata italiana. L’incremento è importante anche guardando al medio termine: dal 2010 al 2015 la crescita del fenomeno è stata del 60%, di cui +26% per le superfici biologiche e +211% per quelle in fase di conversione. E’ dunque lecito aspettarsi una ulteriore crescita negli anni a venire, quando una parte delle conversioni passeranno di grado.
- La regione principe resta la Sicilia, in tutti i sensi. Per superficie totale, 32300 ettari contro gli 11600 della Toscana e i 10900 della Puglia, ma anche sotto altri aspetti, quali la penetrazione sulla superficie totale (30% contro il 13% medio italiano), l’incremento in valore assoluto del 2015, 5200 ettari su un totale italiano di +11281, quindi quasi la metà, e di incremento come dicevamo sulla sua superficie vitata totale, +4.8 punti percentuali.
- Scorrendo la lista vale la pena di sottolineare le regioni dove il fenomeno non sta più progredendo. In Emilia Romagna, Basilicata, Liguria e Sardegna i dati sono negativi tra il 2015 e il 2014. In un paio di regioni sono anche negativi sul quinquennio, come in Abruzzo, nonostante il lieve incremento del 2015 oppure nel Lazio (stesso discorso) o in Liguria, regioni dove comunque si è vissuto un forte calo delle superfici vitate globali.
- Infine una parola per la Toscana, che diventa la seconda regione in Italia per superfici bio superando la Puglia, e il forte balzo di due regioni del nord, Lombardia e Veneto, dove il fenomeno sembra essere decollato, da livelli di partenza inferiori alla media nazionale (soprattutto nel caso del Veneto).
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Ciao bacca, innanzi tutto un bel BRAVO!, per le tue analisi, poi mi piacerebbe sapere se i numeri della Sicilia, così rilevanti rispetto alle altre regioni, sono dovuti ad un diffuso progetto regionale di conversione al bio, oppure se si tratta di una cultura produttiva tipica e già radicata.
Grazie
Un abbraccio
S
Ciao Stefano! Grazie. Credo sia la seconda che hai detto, cioè che in Sicilia si sono ritrovati in una situazione in cui una parte della superficie era già eligibile alla certificazione bio. Tieni conto che la resa della vite in Sicilia è molto bassa (produce poco rispetto alla superficie vitata) e quindi immagino questo sia anche legato al mancato sfruttamento con metodi “non bio”, lasciami dire, delle risorse.
bacca
Ciao Marco ottimo articolo!
E’ davvero interessante vedere come in soli 6 anni ci sia stato oltre il 100% di crescita del BIO nella viticoltura. Te cosa ne pensi a riguardo?
Ritieni che sia un fenomeno temporaneo o anche te sei pro-bio?
Ciao Enodron,
volendo guardare il fenomeno dal lato del mercato e considerando che i prodotti “bio” generalmente riescono a vantare un prezzo maggiore di quelli “normali”, penso sia ovvio per un produttore optare per tale opzione, soprattutto se già rientra nei parametri. In questo senso non mi stupisco di questa forte crescita.
Io personalmente non sono pro-bio per definizione. Io sono pro vini buoni, bio o non bio. Punto. Amo il vino e lo considero un piacere da condividere, non un alimento di per se. Sempre parlando a titolo personale sono quindi affascinato da un vino a prescindere dalla sua caratterizzazione bio o non bio, anche se devo confessarti che molte volte trovo una correlazione tra i vini biodinamici e il mio gusto personale. Forse, è vero che chi fa uno sforzo in più per rispettare le limitazioni dei vini biologici o per aderire ai canoni dei vini biodamici ci mette una passione e una cura che alla fine dei conti si riversa nella qualità del prodotto…
Marco
Salve. Articolo molto interessante. Mi piacerebbe semplicemnte sottolineare il dato della regione con maggiore percentuale di vigneti ‘bio’, ossia la Calabria, con il 32%.
Leggo sempre con attenzione le vostre analisi essendo un produttore di vini biologici. Sarebbe bello avere un parallelo tra i numeri del biologico in campagna, quindi superfici e quantità presunte di uva e la reale quantità di uva che finisce in bottiglia con etichetta biologica. Grazie.
Ciao Giuseppe e grazie per l’attenzione e il commento. Sono alla costante ricerca di dati “strutturati” sul tema, del quale vedo molte indagini e rapporti tutti fatti in maniera sporadica. Se e quando riesco a venirne a capo ti faccio sapere. Potrebbe essere un’analisi interessante da proporre con gli amici di IRI con i quali ho cominciato a collaborare per tracciare le vendite al dettaglio di vino… mi hai dato un’idea!
Marco