Spumanti


LVMH divisione vino – risultati 2020

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L’andamento di LVMH nel 2020 è stato largamente superiore alle attese degli investitori, soprattutto nella parte dell’attività concentrata sui beni di lusso dove opera con diversi marchi, ma per semplificare citerei Louis Vuitton e Christian Dior. Nell’ultimo trimeste, giusto per esemplificare, le vendite della divisione “fashion & leather” sono addirittura cresciute del 18%, quando nel medesimo periodo altri marchi famosi come Salvatore Ferragamo o Tod’s hanno subito cali largamente superiori al 10%. Questa introduzione è utile per trasmettere il concetto della “leader” e di cosa succede un anno come il 2020: quando le cose vanno male i consumatori si concentrano sui marchi “da avere” e quindi la borsa LV (di plastica, peraltro) che è un po’ il simbolo del bene di lusso è andata molto meglio di tutto il resto, di cui in tempi bui si può anche fare a meno. LVMH ha una posizione simile anche nel segmento vino e spiriti. Nel 2020 le vendite sono calate soltanto del 15% (-10% nel secondo semestre). Non è stupefacente come la pelletteria ma credo che la maggior parte dei produttori di vino di alto livello, principalmente esposti alla ristorazione, non abbiano fatto questi numeri. L’andamento 2020 è stato supportato dal mercato americano, addirittura cresciuto, che in parte ha compensato la debolezza dell’Asia, e dal segmento dei vini fermi, dove i volumi sono addirittura cresciuti (a dire il vero dopo un 2019 non proprio eccitante), quando invece nello Champagne il calo è stato del 19% (-12% secondo semestre). I margini calano di 1 punto ma sono al 30% (grazie al Cognac…), gli investimenti continuano. Se il peggio è passato, per LVMH ci si ricorderà di un anno un po’ meno buono degli altri… passiamo ai numeri…

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Prosecco DOC – dati di produzione e vendita 2019/20

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Fonte: CONSORZIO DI TUTELA DELLA DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA PROSECCO

Siamo al secondo appuntamento con I dati del Prosecco DOC che sono stati gentilmente forniti dal consorzio. Devo confessarvi che a fronte della dimensione del fenomeno (500 milioni di bottiglie prodotte nel 2020) il supporto informativo è molto scarno e alcuni dati sono difficili da far quadrare. Denominazioni nazionali (Conegliano per esempio) e internazionali (Cava, Champagne) producono dei rapporti annuali molto dettagliati . Ma torniamo ai nostri numeri . Secondo il consorzio l’imbottigliamento nel 2020 è cresciuto del 2.8%, dopo il 4.7% del 2019, quindi in graduale stabilizzazione. I dati consolidati del 2019 parlano di 486 milioni di bottiglie prodotte per un valore di 2.4 miliardi di euro di fatturato al consumo.

Se prendiamo i dati pubblicati da ISTAT sulle esportazioni di prosecco totali nel 2019, quindi 1061 milioni di euro contro 921 del 2019, e gli togliamo le esportazioni 2019 di Conegliano Valdobbiadene (202 milioni contro 175 del 2018) arriviamo a 859 milioni nel 2019 contro 746 milioni nel 2019, +15%, con dentro ancora le esportazioni di Asolo Prosecco che però non dovrebbero cambiare il quadro di molto.

Resta comunque un punto importante: il Prosecco DOC è lo spumante “internazionale” italiano insieme all’Asti, dato che il 78% delle bottiglie va all’estero (90% per l’Asti), contro il 44% del Conegliano Valdobbiadene e soltanto l’11% del Franciacorta (non ho dati sul Trento DOC purtroppo).

Bene, passiamo a una breve analisi dei dati, coadiuvandola con qualche numero delle altre denominazioni chiave.

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Laurent Perrier – risultati primo semestre 2020

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Fonte: bilanci aziendali pubblicati sul sito di investor relations.

Laurent Perrier è l’azienda quotata della Champagne “più avanti” nella crisi COVID, nel senso che stiamo qui analizzando i dati da aprile a settembre. I numeri sono ovviamente molto brutti, ma il semestre mette in luce i grandi meriti della sua strategia, che ha puntato tutto sul marchio e sulla sua valorizzazione. In due parole: 1) le vendite calano del 28% ma il prezzo-mix si mantiene positivo, addirittura +7%; 2) questo significa che a fronte di minori volumi venduti (anche peggio della media dello Champagne) i margini ne escono indenni, anzi addirittura sono migliori del primo semestre 2019; 3) la curva di crescita del debito resta molto moderata e largamente inferiore al livello del magazzino, che però per la prima volta da tanti anni aumenta di valore anno-su-anno. Non ci sono come sempre previsioni sul futuro, ma LP ha la forza per andare avanti nella sua strategia di “premiumizzazione” e controllo della distribuzione. Passiamo a una breve analisi dei dati semestrali.

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Cina – importazioni di vino 2020

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Fonte: UN Comtrade, China Customs Statistics

Abbiamo finito l’anno scorso di commentare gli importatori con la Cina e ricominciamo quest’anno con la Cina. Con un po’ di pazienza nel collegamento con il sito doganale cinese (http://43.248.49.97/indexEn per chi volesse cimentarsi) e fondendo i dati 2019 di UN Comtrade con questi preliminari ho ricostruito il quadro del 2020 (solo valori, volumi troppo lunghi da ricostruire ma si parla di circa 4.7 milioni di ettolitri da 6.1 del 2019): le importazioni sono calate dunque per il terzo anno consecutivo e questa volta il calo causa COVID è importante, -27% a EUR1.6 miliardi. L’Italia cala del 28%, quindi mantiene la posizione di secondo piano che riveste in questo mercato. Il “perdente” è il Cile, anche se questi dati non fattorizzano quasi per niente il blocco delle importazioni di vino australiano in seguito all’introduzione di dazi doganali, decisa nel quarto trimestre 2020. In un contesto di calo significativo, si salva il mercato degli spumanti, -16%, che però rappresenta una fetta veramente marginale del totale. Passiamo a commentare qualche numero in dettaglio.

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La classifica dei grandi marchi di vino nel mondo Liv-Ex – aggiornamento 2020

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Fonte: LIV|EX – The fine wine market

Ormai l’hanno scritto tutti. I grandi vini italiani nel 2020 hanno letteralmente invaso la classifica dei vini più pregiati stilata da LIV|EX ogni anno e pubblicata un paio di settimane fa. Non solo l’Italia è passata dagli 8-10 vini che mediamente figuravano in classifica ai 17 del 2020, ma di questi 17 ben quattro sono nella top ten. Si tratta di Gaja (numero 3), Sassicaia (4), Ornellaia (6) e Masseto (9). Come potete poi leggere all’interno del post, soltanto nel 2014 e nel 2019 un vino italiano aveva raggiunto la top-10 di LIV|EX ed era sempre stato il Sassicaia. Come sapete la classifica è redatta secondo un insieme di parametri che includono i volumi di scambio, l’andamento dei prezzi, il numero di etichette trattate per marchio e via dicendo. Per i vini italiani il 2020 è stato un anno in progresso sotto tutti gli aspetti: i prezzi sono mediamente cresciuti del 6%, di più che per tutte le altre nazioni (media 3.2%), i vini scambiati sono stati circa 25 per etichetta in media, ancora sotto le medie francesi ma in costante progresso rispetto agli scorsi anni. Il prezzo in valore assoluto resta mediamente tra i più bassi (circa 1700 sterline per cassa da 9 litri) ma un vino italiano che costava 100 euro nel 2009 è arrivato a valere 235 euro nel 2020, pareggiando la performance del Bordeaux (236) e superando sia Champagne che Rodano (circa 215).

Proprio i vini francesi che appaiono in declino. Sicuramente Bordeaux, che per la prima volta ha un solo nome tra i primi 10. Ma anche tante stranezze. Si tratta di un anno il 2020 differente da tutti gli altri non solo per il COVID. Speriamo non lo sia per il vino italiano.

Bene, nel post trovate la classifica completa e l’evoluzione storica delle posizioni dei grandi marchi del vino italiano. Spero che nonostante l’arrivo ritardo l’analisi possa aggiungere un po’ di valore a quanto avete letto sinora.

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