Sartori – risultati 2015

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Nel 2015 Sartori ha messo a segno un moderato incremento del fatturato e dei margini dopo il recupero dell’anno precedente. L’anno si chiude con il fatturato record di quasi 46 milioni di euro, supportato dal costante progresso delle vendite nel mercato domestico (legato soprattutto alla GDO) che ha più che compensato qualche problema sui mercati esteri, mentre i margini segnano un leggero progresso principalmente legato al minor costo del venduto. La struttura finanziaria migliora ulteriormente, con il debito sceso a 8 milioni di euro nonostante il pagamento di 0.8 milioni di dividendi e grazie anche agli investimenti molto limitati (pari a circa un quarto rispetto agli ammortamenti). Cosa succederà nel 2016? La relazione lascia intravedere un nuovo ciclo di investimenti, dopo qualche anno di risparmi, con un progetto di 1.4 milioni per la cantina di appassimento e altri 0.3 milioni di euro già identificati. Dal punto di vista commerciale, le indicazioni sono prudenti su alcuni mercati, quali la Russia, il Regno Unito e il Giappone, mentre Sartori ha una visione più positiva sull’evoluzione in Germania e Canada (quest’ultimo un mercato importante per i vini veneti), anche grazie agli investimenti commerciali effettuati. Infine, va notata una menzione di prudenza sulle allocazioni dei contributi alla promozione OCM, che potrebbe essere meno favorevole nel 2016 rispetto agli altri anni per Sartori ma anche, per quanto posso capire, anche per le altre grandi aziende del settore. Ciò implicherebbe un incremento delle spese promozionali (o un calo delle attività di marketing). Proseguiamo con l’analisi dei dati.

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  • Le vendite di 45.7 milioni di euro crescono del 4%, con un incremento del 9% sul mercato italiano (+7% nella relazione degli amministratori, che include un perimetro leggermente diverso), dove Sartori è principalmente esposto alla grande distribuzione (80% del totale). All’estero il fatturato cresce del 3%. La relazione non riporta “i segni meno”, soffermandosi sui forti progressi in USA (+37%), Belgio (+31%), nei Caraibi (+21%), in Finlandia (+8%), in Germania (+4%), in Francia (+18%) e in Cina (+44%). A compensare questi ottimi andamenti va probabilmente considerato un forte calo in Russia e l’andamento statico dei due principali mercati all’export di Sartori, Canada e Regno Unito.
  • Come dicevamo, i margini sono in ulteriore miglioramento rispetto al 2014, che aveva visto un rimbalzo rispetto al 2013, annata molto debole per Sartori. Il MOL cresce del 9% e l’utile operativo del 14%. A supportare tale crescita sono il calo dei costi di approvvigionamento per circa lo 0.3% e il calo del peso degli ammortamenti per lo 0.2%, unito la stabilità degli altri costi. In tal modo il margine operativo cresce dal 5.3% al 5.8%.
  • L’utile netto balza invece del 25% a 1.6 milioni di euro, il livello più elevato dal 2011 a questa parte.
  • La parte finanziaria vede un deciso calo del debito da 9.2 a 7.8 milioni di euro, dopo aver pagato 0.8 milioni di dividendi. La generazione di cassa per gli azionisti si è dunque attestata a 2.2 milioni di euro. A tale risultato, superiore all’utile di bilancio, ha contribuito certamente il livello molto contenuto degli investimenti (0.1 milioni), che però abbiamo già notato essere un fattore temporaneo, oltre a una buona politica di contenimento del capitale circolante (cresciuto soltanto di 0.3 milioni di euro).
  • A fine 2015, Sartori aveva dunque un capitale investito nell’ordine di 19 milioni di euro, il che porta a un ritorno sul capitale del 14%, in ripresa rispetto al 12% del 2014 e al poco soddisfacente 6% segnato nel 2013.
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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