Dopo la crisi del 2009, il 2012 è stato il peggior anno della storia recente dello Champagne. Le consegne sono scese del 4% a 309 milioni di bottiglie. La “responsabilità” del calo è da ricercare essenzialmente nella debolezza del mercato francese, cui si accompagna una riduzione dei volumi nei mercati anglosassoni, che avevano però sostenuto in modo eccezionale il volume di vendita negli ultimi 2 anni. Non parlerei dell’Italia, dove lo Champagne ha subito un brutto colpo nel 2012, mentre citerei il buon andamento in Giappone e l’ancora scarsa presa del prodotto (rispetto alla sua rilevanza mondiale) in Cina (il che non è male visto le recenti minacce di incremento della tassazione).
La crisetta del 2012 ha però un’impronta diversa e non piacevole rispetto a quella del 2008/09: questa volta a farne le spese sono i “vigneron” cioè i produttori per la parte che vendono direttamente. Ciò è senz’altro dovuto all’impronta europea e domestica di questo calo di volumi, a differenza della crisi 2009 quando era stato il “global trade” a istigare la crisi. Ne consegue un quadro dove si stanno rafforzando le grandi maison (per quanto anche loro in calo) e le cooperative. Passiamo ai numeri.
- Le consegne scendono del 4.4% a 308.8 milioni di bottiglie, il dato più basso dal 2009 a questa parte. Rispetto alla media storica dal 2005 a oggi, il 2012 è sotto del 3%, mentre su un orizzonte di 5 anni le vendite calano in volume del 2% annuo circa.
- La Francia è nel 2012 il reale responsabile del cattivo andamento, con un decremento delle consegne di Champagne di 10 milioni di bottiglie a 171 milioni. Nel 2012 si perde dunque la soglia “psicologica” delle 180 milioni di bottiglie nel mercato domestico.
- Fuori dai confini nazionali, molti segni negativi nei mercati storicamente forti. Nel complesso, le vendite estere sono a 137 milioni di bottiglie, cioè -3% sul 2011. Rispetto alla media storica (tirata giù dall’anno orribile 2009), le vendite sono invece allineate.
- Vanno malissimo l’Italia, -19% a 6.2 milioni di bottiglie dopo un 2010-11 stranamente positivo, ma anche Germania e Belgio, rispettivamente in calo dell’11% e del 13%. Se includiamo la Svizzera, i 4 mercati continentali “intorno” alla Francia perdono 5 milioni di bottiglie e insieme ai -10 della Francia ci conducono a dire che fuori dall’Europa continentale lo Champagne fa pari e patta.
- Infatti, se nel Regno Unito, primo mercato estero, le consegne scendono del 6% e negli USA fanno -8% (in entrambi da livelli molto elevati…), in Giappone le consegne crescono del 15% e nel resto del mondo del 5%, a totale compensazione.
- Come dicevamo sopra, nel 2012 il peggior comparto è quello dei vignerons, che sono sotto del 5% a 68 milioni di bottiglie vendute, contro il -4% delle maisons a 213 milioni. La “strutturazione” dello Champagne attorno ai grandi marchi (principalmente LVMH, Lanson BCC, Vranken Pommery, Laurent Perrier e Pernod Ricard) sta continuando: rappresentano oggi il 69% delle vendite in volume, contro il 22% dei vigneron e il 9% delle cooperative.