Gli indici Liv-Ex che misurano l’andamento dei prezzi dei grandi vini, spesso acquistati a titolo di investimento, è l’argomento di oggi. Il fascino dell’investimento in una bottiglia di vino si schiantano però contro questi grafici e questi dati, che con molta semplicità ci dicono che il vino era meglio comperarselo per berlo invece che per rivenderlo; perchè in quest’ultimo caso, e in maniera particolare nell’ultimo triennio, le categorie “classiche” dell’investimento come le azioni hanno dato ben altre soddisfazioni. Su 5 anni c’è ancora gara, dato che il Liv-Ex più esaustivo, il 1000, ha avuto un incremento del 6%, contro il 13% delle Borse mondiali ma contro soltanto il 2% della borsa italiana. Va però fatta una precisazione: il vino, come le materie prime o i quadri, non “producono” una rendita, come invece accade per le azioni che pagano i dividendi (in 5% anni, considerando un rendimento del 2%, significa aggiungere un 10% ai dati della tabella). Bene, ultimo avvertimento: Liv-Ex rende ora anche pubblico un indice “italiano”, con 100 vini nostrani: l’indice è 216 contro 246 del “1000”, che significa +116% dal 2003 contro +146%, invece a 5 anni i vini italiani sono a +21% contro +6%. Andiamo a leggere i dati insieme.
- L’indice Liv-Ex 100 chiude luglio 2015 a 241 punti ed è praticamente stabile a 1 anno, ma anche a 2 anni. Il grafico mostra bene cosa è successo: bolla speculativa sui vini di Bordeaux, che hanno strascinato l’indice, forte calo a partire da luglio 2011 e stabilizzazione. L’indice più generale, il 1000 ha un andamento simile ma meno accentuato nei picchi dato che la presenza dei vini di Bordeaux è decisamente più diluita.
- Passando ai vini italiani, l’andamento che potete scorgere dal grafico è molto più costante, in crescita. In realtà i prezzi non stanno più crescendo da settembre 2013 a questa parte, quando l’indice ha toccato il picco storico di 224 punti. Oggi siamo a 216, cioè circa il 3% sotto il picco. A seconda di quando valutate la performance, potete sorridere o rabbiuarvi. Negli ultimi 2 anni l’indice è stabile come gli altri, sui 3 e 5 anni fa decisamente meglio (+10% e +21%), però l’indice italiano è andato meglio perchè non è salito prima.
- Il confronto degli indici vinicoli con quelli borsistici si esaurisce nella considerazione di prima. Il vino è una alternativa difficile perchè non produce una rendita ma soprattutto perchè è scarsamente collezionabile e liquidabile. Dall’altro lato, essendo un investimento che ci si può bere… può essere interessante. Passando ai numeri, come vedete gli indici borsistici sono andati molto meglio da 1 a 3 anni, ma anche a 5 anni, salvo i vini italiani, la Champagne e Borgogna non si sono fatti tanti affari.
- Proprio questo è l’ultimo spunto che vi lascio. Trovate alla fine i diversi indici per zona, a 1 anno, dove il grafico mostra differenze ma in realtà i numeri sono tutti simili e molto piccoli, mentre a 5 anni ci sono i vini di Borgogna a +45%, i vini del resto del mondo a +41%, gli Italiani e gli Champagne sono intorno a +20%. Se guardiamo i valor assoluti degli indici, dal 2003 a questa parte vince largamente la Borgogna: il suo indice è 293, contro 238 per il Bordeaux, 268 per lo Champagne e 216 per l’Italia.