Pubblico le slides della presentazione che ho tenuto, via skype, all’evento Skywine che si e’ tenuto a Ala (TN) il 13 ottobre 2013.
Buona lettura.

Lo scorso martedì ho avuto l’onore di partecipare a un convegno sul futuro della qualità del vino, tenutosi presso la tenuta Cà del Bosco a Erbusco. Quello che Maurizio Zanella definisce il “numero zero” di un dibattito sull’evoluzione della qualità del vino in Italia si è rivelato un incontro molto interessante, dove si sono scontrate le visioni di produttori di vino orgogliosamente artigiani e illuminati con la realtà (ben rappresentata dal luogo dove l’incontro si è svolto) di un’azienda che con oltre 2 milioni di bottiglie vendute si presenta come una vera e propria macchina da guerra oliata alla perfezione per massimizzare la qualità del suo prodotto.
Si è parlato di tradizione, di come comunicare il vino, di tendenze dei consumi con particolare riferimento alle recenti “derive” del biologico.
Per parte mia, e di seguito trovate il mio intervento così come l’avevo preparato (ed espresso nell’incontro), la questione del futuro della qualità del vino è centrale per evitare che questo settore diventi, come altri nel nostro paese, una fonte di minacce invece che di opportunità. Il riferimento che troverete all’industria automobilistica non è casuale. La mia, nell’ambito di una serie di interventi piu’ tesi verso gli aspetti di comunicazione, e’ una voce un po’ fuori dal coro che cerca di porre la questione in termini piu’ “aziendalistici”.
A mio avviso, probabilmente oggi il problema principale del vino italiano è quello della mancanza di marchi forti. Se sulla qualità intrinseca del prodotto si può sempre lavorare, oggi credo che il lavoro debba focalizzarsi di più sugli aspetti intangibili del prodotto, sul marchio. È necessario lavorare sul valore che i consumatori percepiscono del prodotto, perchè in quello ci sono gli spazi maggiori per fare la differenza. Come su molti altri aspetti in questo settore (ma anche in quello del lusso), la Francia può insegnarci diverse cose su come valorizzare i marchi e “staccare” il valore del prodotto dal suo valore intrinseco.
Segue l’intervento.
Buongiorno a tutti, sono onorato di partecipare a questo evento e portare il mio contributo. Come redattore di un blog che si chiama “I numeri del vino” cercherò di fornirvi qualche numero e qualche concetto per portare avanti la discussione sul tema della qualità e di come può essere coniugata con il del tema “biologico”.
Partiamo proprio con i numeri, che sono pubblici e forniti da un organismo chiamato SINAB. Questa sera il blog “I numeri del vino” pubblicherà i dati sulla viticoltura biologica del 2011.
Quindi i numeri del SINAB ci dicono che il fenomeno non è più in crescita tumultuosa come è stato negli ultimi anni e che è una pratica che non è abbracciata in modo uniforme nel paese. Ci sono probabilmente ragioni climatiche (è più difficile coltivare un vigneto biologico che uno “trattabile”) ma certamente il fatto che nel Nord, dove una buona parte del vino di qualità e concentrato, non abbia abbracciato la pratica dovrebbe fare pensare.
Inquadrare il discorso a partire dal consumatore e dalle sue preferenze e corredarlo di numeri è più difficile. Il consumo di vino si sta trasformando, da quantità a qualità, da volume a valore, da consumo abituale a consumo sporadico, da alimento a bene voluttuario.
Tutti questi concetti continueranno a trasformare il modo di produrre e di vendere il vino.
Attualmente, pochi studi sono disponibili sul concetto di vino di qualità e sulla “deriva” biologica. Quello che mi sembra di poter dire è di non aver visto nessuno studio dove i consumatori associano il concetto di qualità al concetto di “biologico” nel vino come sembra essere vero in altri alimenti.
Qualcuno comincia a pagare un premio per avere vini senza solfiti o con contenuto ridotto, ma di nuovo la qualità oggi è legata ad altri aspetti. Alcuni studi in USA hanno evidenziato che il prezzo dei vini ha una correlazione con i giudizi delle guide, mentro meno evidente è la connessione con i temi “biologico”.
Tutto ciò per concludere che in questo momento il tema del vino di qualità è centrale, perchè il consumo si muove in quella direzione. Mutuando l’esperienza di altri settori dove il tema della qualità è importante, mi sembra che:
Ci concentriamo oggi sull’articolo pubblicato da Il Corriere Vinicolo a mia firma in cui vengono analizzati alcune tendenze dei marchi nel mondo del vino. Quali sono i marchi in crescita costante? Quali i recenti lanci di successo? Quali sono i marchi italiani riconosciuti all’interno di queste categorie? Ecco il link a Maratoneti, sprinter e meteore.
Pubblichiamo oggi l’articolo apparso sul Corriere Vinicolo a mia firma relativo al rapporto Mediobanca sui risultati 2010 delle aziende vinicole italiane. Tra gli spunti piu’ interessanti, l’allargamento del divario tra le aziende private e le cooperative in termini di efficienza e investimenti.
“Non fatevi ingannare dai numeri”. E’ questo il titolo che Carlo Flamini ha scelto per l’articolo dove si analizzano i trend dell’export di vino di Cile e Argentina. Come mai? L’Argentina sembra aver guadagnato posizioni importanti nel mercato del vino, ma attraverso un forte incremento dei vini sfusi. In realta’, sotto la superficie si scoprono diverse cose interessanti…
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