Antinori – risultati e analisi di bilancio 2016

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Sebbene la crescita delle vendite sia stata inferiore a quella degli ultimi anni, nel 2016 Antinori ha chiuso in modo eccellente l’ultima linea del bilancio ed è riuscita quasi ad azzerare il debito. Ciò ha consentito di continuare a investire sia nelle proprie tenute che nell’acquisizione di nuove proprietà, in particolare in Chianti Classico 120 ettari della tenuta in Castellina in Chianti.

Nel 2017, Antinori ha affittato il ramo d’azienda del complesso alberghiero Tombolo Beach (che rappresenta circa 5 dei 220 milioni di fatturato nel 2016), talchè non ci saranno più le vendite ma soltanto il provento dell’affitto.

Tornando ai numeri 2016, l’anno ha visto vendite in crescita del 5%, un balzo del margine operativo lordo a 95 milioni (+11%) e dell’utile netto del 26% a 54 milioni di euro. L’indebitamento scende a 16 milioni, il livello più contenuto di sempre. Possiamo dunque già dire che a novembre, quando vedremo i dati principali delle aziende vinicole italiane, Antinori manterrà la sua posizione di leader di settore in Italia per quanto riguarda il valore aggiunto (137 milioni di euro nel 2016, +10%) e la profittabilità. Passiamo all’analisi dei dati.

 

  • Le vendite di 220 milioni hanno beneficiato del forte incremento del fatturato extravino, passato da 3 a 9 milioni di euro. Ove escludessimo questa componente la crescita sarebbe del 3%. La nota positiva è che tutte le aree geografiche contribuiscono alla crescita. L’Italia e l’UE crescono del 2% a 67 e 53 milioni rispettivamente, gli USA si consolidano a 45 milioni (+2.4%) dopo il balzo degli ultimi anni, mentre nel resto del mondo l’andamento è leggermente migliore, +5%.
  • I margini sono in deciso miglioramento grazie alla minore incidenza dei costi di acquisto, passati dal 21% al 19%, grazie ad una vendemmia 2016 ricca ed all’incremento del fatturato extra vino. Gli altri costi sono sostanzialmente allineati in termini relativi agli scorsi anni. Antinori dedica alla promozione una quota molto limitata delle vendite del 5% (scesa su questo livello negli ultimi anni), mentre il costo del personale sale leggermente (dal 18% al 19% del fatturato). L’EBITDA cresce da 86 a 95 milioni, +11%, il 43% del fatturato, che è il livello più alto di sempre. Meno oneri finanziari e meno tasse (24% contro il 28% del 2015) portano a un utile netto in netta crescita, +26% a 54 milioni.
  • La parte finanziaria mostra un crollo del debito netto da 79 a 16 milioni, che si spiega con un capitale circolante netto stabile, pagamenti di tasse più contenuti degli anni scorsi, investimenti leggermente inferiori agli ammortamenti e dunque siamo nella situazione in cui l’utile netto è una buona approssimazione della generazione di cassa, 65 milioni considerando anche i pagamenti di una piccola quota di dividendi (2 milioni).
  • Il ritorno sul capitale fa un ulteriore gradino, raggiungendo quota 14% (prima delle tasse), un livello simile al ritorno per gli azionisti, pari al 14% calcolato dopo le tasse e in proporzione al patrimonio netto di 511 milioni. Naturalmente stiamo parlando di valori contabili, dato che la valutazione dell’azienda sarebbe facilmente superiore al doppio di questo valore….siete arrivati fin qui…
Se siete arrivati fin qui…
…ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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