A valle dei dati che abbiamo commentato su Nosio analizziamo anche il bilancio di Mezzacorona. Ricordo a chi legge che questo è un bilancio consolidato, che include Nosio e anche le sue partecipate (che invece in Nosio non sono consolidate) e che non è soltanto vino ma ci sono anche le mele. Bene, tra le cooperative Mezzacorona ha senza dubbio mostrato un piccolo ma costante incremento delle vendite negli ultimi anni, e così è stato anche per il suo patrimonio. Il gioco degli anticipi/ritardi vendemmiali ha determinato un forte calo della remunerazione dei prodotti dei soci nel 2014/15 (da 57 a 44 milioni di euro), cui però non corrisponde un sostanziale cambiamento delle quantità di uve conferite alla cooperativa. Il tema della debolezza nei mercati europei già commentato con Nosio si ripropone, mentre invece a differenza di Nosio, le vendite domestiche calano del 3%. Anzi, a voler approfondire l’analisi si potrebbe dire che le vendite di Mezzacorona escluso Nosio (che ne rappresenta poco meno della metà) sarebbero calate del 10%. Le previsioni 2015 sembrano invece improntate all’ottimismo, anche e soprattutto grazie a un apporto di uve ben superiore a quello dell’annata precedente. Ma procediamo con un’analisi dei dati principali.
- Mezzacorona fattura 175 milioni di euro nel 2014/15 (chiusura agosto), con un incremento del 2%. Di questi 70 milioni sono generati in Italia (-3%), 27 milioni in Europa (-17%) e 77 milioni nel resto del mondo ( +17%). Dal punto di vista dei prodotti, dei 175 milioni, 160 circa (+2%) sono riferiti all’attività vinicola. Purtroppo la relazione degli amministratori è particolarmente parca di dettagli relativamente all’andamento nei diversi mercati, quindi non ci è possibile approfondire l’analisi.
- I margini sono poco rilevanti per Mezzacorona, che però consolida Nosio e qualche altra tenuta. Di conseguenza ha registrato un EBITDA di circa 18 milioni di euro, in crescita dell’8% rispetto al 2014, e un utile operativo di 8 milioni, +24%.
- La struttura finanziaria include 134 milioni di euro di debiti, in crescita leggera rispetto al 2014 (128 milioni), con un patrimonio netto di circa 60 milioni, oltre a 30 milioni di patrimonio degli azionisti di minoranza. Come vedete dal grafico la struttura del capitale è estremamente costante nel tempo, con un apparente “ripresa” del ciclo degli investimenti nel 2015 dopo qualche anno di riduzione dell’esposizione debitoria.
- Vendiamo al capitolo soci. Nel 2014-15 sono stati acquistati “solo” 44 milioni di euro di uve dai soci, nella parte bassa della forchetta degli ultimi anni. Va detto che il dato era particolarmente elevato (57 milioni) nel 2013-14 quando erano stati prodotti oltre 430mila quintali di uva contro i 346mila dell’annata successiva. Se dividessimo questi numeri ricaveremmo circa 133 euro per quintale nel 2013-14 e 128 euro nel 2014-15. Una differenza tutto sommato piuttosto marginale. Nel 2015 la vendemmia (che impatterà sul 2015-16) è stata più generosa per i soci, circa 395mila quintali. Quindi i 44 milioni sono destinati a crescere di oltre il 10%…