Oggi riprendo in mano i numeri di una famosa azienda spumantistica italiana, Guido Berlucchi. Ci riesco grazie a un buon samaritano che mi ha procurato i bilanci, che invece non ho ricevuto dall’azienda. Siccome sono diversi anni che non la guardiamo, vale la pena una “re-introduzione con commento”. Azienda di dimensioni molto significative della Franciacorta (oltre 40 milioni di fatturato contro 28 milioni di Ca del Bosco, per intenderci), piccola esposizioni ai vini fermi (soprattutto toscani), margini elevati (circa il 20%, una volta, molto elevati, oltre il 30%), fatturato in leggero recupero di recente ma chiaramente impattato dalla crisi italiana (-17% tra il 2010 e il 2012), cui l’azienda è esposta per la quasi totalità del business (o almeno lo immagino, non essendoci una suddivisione del fatturato). Negli ultimi anni la strategia si è focalizzata sulla dismissione di attività non caratteristiche (ospitalità), e sul contentimento del capitale circolante, che hanno prodotto un prodigioso milgioramento della struttura finanziaria. Con 8 milioni di euro in cassa a fine 2014 è solidissima, ma la crisi italiana gli ha tarpato le ali dello sviluppo del business… sarebbe ora di mettere tutta questa potenza di fuoco al lavoro…
- Le vendite 2014 sono cresciute del 3% a 42 milioni di euro, dopo un +1% del 2013, che però scontava l’uscita dall’attività di hotel (+6% se escludiamo le attività discontinuate). La maggior parte delle vendite sono nel segmento delle spumante. Il “tonfo” della crisi è stato importante: nel 2010 il fatturato relativo al vino era di 46-47 milioni di euro (con un ritmo di crescita annuo del 4% a partire dal 2004), nel 2012, al picco della crisi era sceso del 17% a 38 milioni di euro.
- I margini sono stati piuttosto altalenanti negli anni recenti, ma certamente molto più contenuti dei livelli pre crisi (abbiamo a disposizione i dati 2005-06, come vedete dai grafici). Il MOL 2014 è calato dell’8%, ma si confronta con un livello “record” per i tempi recenti del 2013. Il margine del 19% del 2014 si confronta con livelli superiori al 35% del 2005-2006. Immagino che la combinazione della crisi e della forte esposizione del prodotto alla grande distribuzione abbiamo messo sotto pressione l’azienda.
- Il calo degli investimenti e le dismissioni hanno ridotto gli ammortamenti, il miglioramento della struttura finanziaria ha cancellato gli oneri finanziari. Di conseguenza, Berlucchi è rimasta un’azienda molto profittevole, con un utile netto dichiarato di circa 4.6 milioni nel 2014, che abbiamo ricalcolato a circa 3.4 milioni togliendo gli proventi straordinari.
- Il capitale investito scende dal 2011 a questa parte. Ha toccato 84 milioni di euro nel 2014, con un capitale circolante di 54 milioni di euro e immobilizzazioni scese a 42 milioni. L’indebitamento si è cancellato. Da 11 milioni di euro del 2011, è sceso di circa 6-7 milioni di euro tutti gli anni ed è ora “ribaltato” in 8 milioni di cassa netta. Ciò ha messo decisamente sotto pressione i ritorno sul capitale dell’azionista, che non ha potuto beneficiare di alcuna leva finanziaria o nuovo investimento.
- L’evoluzione di Berlucchi è stata veramente strana. Azienda gestita per la cassa, che nello stesso tempo non ha distribuiti dividendi agli azionisti. Come se dovesse caricare la molla per fare una grande operazione…
Ciao Bacca! Sempre puntuale e preciso, se non ci fossi tu… Ricordati che manca Ferrari / Lunelli! Grazie.
Ciao Massimo, son fermo al 2013… sto aspettando bilancio 2014…
bacca