Investimenti e struttura finanziaria delle aziende vinicole – rapporto Mediobanca 2010

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Dopo aver affrontato il discorso degli utili, guardiamo oggi alla struttura finanziaria delle 99 aziende analizzate da Mediobanca. Premettendo che il 2008 e’ stato un anno difficile, dobbiamo dire che la struttura finanziaria delle aziende vinicole e’ peggiorata, per una serie di motivi: (1) gli investimenti si sono ripresi e si sono attestati al 6.8% delle vendite, non distante dal valore medio degli ultimi anni del 7% circa; (2) la generazione di cassa si e’ ridotta del 2-3%, anche a causa del forte incremento degli oneri finanziari (passati dal 5% del debito medio al 6% circa); (3) il capitale circolante e’ peggiorato in modo significativo, passando dal 36% delle vendite al 38%. Ne risulta un indebitamento nel 2008 in crescita dell’8% circa a EUR2.2 miliardi, che mal si confronta con un margine operativo lordo in calo dell’8%. Come fa notare Mediobanca, il rapporto con il patrimonio netto migliora (dall’86% all’82%): peccato pero’ che l’incremento del patrimonio netto (+14%) sia essenzialmente derivato dalla rivalutazione di attivi per fini fiscali, cioe’ pure manovre contabili che non generano alcun flusso di cassa (a parte un beneficio fiscale per qualche anno). Che se ne conclude? Che le aziende vinicole stanno subendo questa crisi come tutto il resto del settore. Se non avessero alle spalle un capitale fatto di vigneti e cantine, probabilmente per gli utili che generano potremmo dire che il settore e’ in uno stato di stress finanziario.



Il capitale investito cresce a quasi 4.9 miliardi di euro, con un incremento del debito da 2 a 2.2 miliardi e del patrimonio netto da 2.3 a 2.7 miliardi, che come abbiamo gia’ detto deriva essenzialmente da rivalutazioni di attivo. La controprova la trovate facendo la differenza tra investimenti e ammortamenti, che e’ di 100 milioni e confrontandola con l’incremento delle immobilizzazioni che salgono da 2.1 a 2.5 miliardi: ci sono 300 milioni di euro che mancano… quelle sono proprio le rivalutazioni.

Gli investimenti sono ripresi a crescere nel 2008, arrivando a 280 milioni di euro, con un rapporto del 6.8% sul fatturato: prosegue una specie di trend discendente ma quando si confrontano investimenti e ammortamenti se ne deduce ancora un quadro di un settore dove si sta investendo molto, purtroppo con dei ritorni sul capitale che a guardare i risultati non sembrano cosi’ appetibili.

La seconda nota dolente e’ relativa al capitale circolante: il settore del vino sta perdendo forza negoziale, a quanto pare, oppure e’ gestito in modo non ottimale. Sta di fatto che tra il 2000 e il 2008 si sono persi 4 punti di capitale circolante (dal 34% al 38%). Moltiplicati per i 4.2 miliardi di fatturato di queste aziende, si tratta di circa 160 milioni di euro di indebitamento addizionale che va a pesare sui conti delle aziende.


Il quadro finale lo vedete nei rapporti di intebitamento. Il rapporto debito/patrimonio come vedete migliora leggermente, ma abbiamo visto che succede per ragioni fittizie, invece il rapporto tra debito e capacita’ di generare cassa (qui sintetizzato con il MOL) e’ in forte peggioramento, da 4.8 a 5.6 volte. Se non ci fossero incluse le cooperative (che stanno su rapporti di indebitamento ancora piu’ elevati, ma che godono della solidarieta’ dei soci), potremmo cominciare a pensare a un settore in crisi, tanto piu’ che stiamo parlando del 2008, avendo quindi da considerare un 2009 in ulteriore peggioramento e un 2010 che difficilmente sara’ un buon anno.

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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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